Saturday, August 6, 2022

faccio un post cazzaropolitico /2 - maestrine, nani e ballerine [coerenze o qualcosa che gli si avvicini]

che poi forse quella che ne esce meglio è la ballerina. almeno per me, in questo angolo solitario blogghico. e non solo forse perché, alla fine, si è adoperata per istanze che non sento così tanto lontane dalle mie. o robe che non ritengo sia giusto ignorare. certo, chissà a scavar nel repertorio del mare magnum delle dichiarazioni e delle prese di posizione, cosa ne salterebbe fuori. dopo l'aver smesso di far la ballerina, dico. tra ostrascismi velenosi all'altra parte, venerazioni da apodittiche al loro capo - di prima. però ha deciso di smetter di far la ballerina, e probabilmente ha dimostrato pure di averci la testa per far ben altro. niente di male a far la ballerina, figurarsi, e nemmno la soubrette - come sarebbe meglio specificare. mai apprezzata come soubrette [manco ricordo se sapevo chi fosse, prima], ma mai non apprezzata a causa di quello, dopo. e mi è sempre sembrato spocchioso confutarla per lo sculettamento del prima. ha voluto impengarsi in altro. ci ha provato. si è fatta largo, pur con l'eccesso di zelo di minimizzare la sua femminilità. quasi a dover pagar un pegno al patriarcato della sua parte politica [o forse della politica quasi tutta]. prendere distanze ancora più distanziose dal suo passato. le suore si tagliano i capelli, o si mettono il velo, per ottundere percezioni diverse dal fatto siano spose di cristo. lei, probabile, per segnare il passaggio all'attività politica. certo ci è riuscta perché è partita da posizione di vantaggio. e il patriarcato della sua parte politica l'ha messa in posti al sole, credo per esibirla, anche per la sua grazia e la sua bellezza, che con certe visioni spocchiose, da sopracciglio alzato, paiono essere una colpa. ma se dovessimo prendere come metro di giudizio chi si è fatto davvero da sé, decimeremmo la classe dirigente del paese. [che magari sarebbe anche salutare, o palingenetico. ma è un altro discorso. e non sarebbe semplicissimo, almeno all'inizio.]

la maestrina è tecnicamente un caso di successo politico, quasi per similitudine a quel che succedeva prima. è partita dal basso. militante, consigliera comunale. poi credo abbia aiutato l'aver toccato il mantello del'unto. non sono così appassionato alla sua biografia. ma mi pare di ricordare una cosa simile. il padrone, il capo, il signor del vapore ti nota, ed hai svoltato. e quindi raggiungere posizioni apicali del partito [partito, vabbhè] che non ho mai capito quanto sia disgiunto essere nelle grazie del padrone. e quindi vedersi assegnato un dicastero. di nuovo, non so quanto per meriti, quanto per devozione al capo. però, tecnicamente, non ci sarebbe poi molto per cui stracciarsi le vesti. relativamente a tutto, ovvio. è per come però ha fatto la ministra che le cose si incasinano, sempre da questo angolo solitario, ovvio. credo non si riesca a mettere assieme una squadra di calcio - misto - di docenti e simili che consideri non negativa la sua riforma della scuola [eufemismo]. quando non sciagurata [eufemismo]. non che manchino docenti da cacciare a calci, neh? così come studenti sciamannati. ma quella è stata davvero una delle istanze più indigeribili. che poi mica l'avrà scritta solo lei, la riforma. appunto. mica l'avrà voluta così solo lei la riforma. appunto. è stata la declinazione in quel contesto, fondamentale, del pensiero di fondo sulla cosa pubblica e del senso e l'imporanza dell'istruzione. quindi l'indirizzo a depauperare la scuola, a pezzottarla per quanto non fosse già messa male di suo, acclarando il contrario. appunto. una visione del mondo del suo padrone. e di un sacco di troppa gente. ed è spietatamente simbolica la figura sesquipedale che fece da ministra anche dell'università e della ricerca scientifica. la storia del tunnel, di cui andare fieri, quello appositamente scavato tra il CERN e i laboratori del gran sasso, per farci passare i neutrini. tanto poi ci sarà sempre, lo sapete, un portavoce da licenziare, infelice ministra. che poi dice che a volte la realtà è più avvicente della fervida fantasia di autori satirico-distopici: mancava giusto la prova provata degli effetti, quasi da contrappasso. tipo che il tunnel è finito pure in un sussidiario. poi ce l'avranno pure tolto subito, neh? però torna tutto.

il ministro [contro la] pubblica amministrazione, altresì, proprio non mi è mai piaciuto. sempre in questo angolo solitario blogghico, ovvio. e non escluderei che, in passato, abbia aggiunto qualche considerazione sulla sua statura, a rimarcare non mi sia mai piaciuto [eufemismo]. ma è cosa da stronzi, appunto. difatti l'ironia dei suoi ecs sodali non ci ha messo molto a svaccare proprio su quello, e tracimanre. per quel che mi riguarda la questione non è mai ovviamente la sua altezza, ma l'acredine revanscista che lo ha sempre caratterizzato. quel bel carico ringhioso in più, che non è si è mai dato il disturbo di dissimulare, verso coloro oggetto del suo disdoro [eufemismo]. se e quanto la tigna sia poi legata a quella sua peculiarità fisica lo hanno già azzardatoil faber, e prima di lui edgar lee master, con il loro giudice. la poesia può dire che un nano ha il cuore troppo vicino al buco del culo, per quanto è la maldicenza che avanza e batte la lingua sul tamburo. ma quand'anche fosse, dal mio contrapponevole punto di vista, è stata l'onorata carriera di socialista incazzoso, che si è fatta incazzosità alla mercé del padrone. e le idee sulla cosa pubblica che non sono esattamente collimanti con le mie [eufemismo]. e tigna chiama tigna. tanto che magari offusca delle capacità fuori dal comune. a partire dalla caparbietà di farsi strada, non ostante quel dettaglio di quel dettaglio fisico. sono capace, sono bravo, e son pure carico di incazzo. quindi rivendico con clangore di digrignar di denti, quella che è la mia visione del mondo. sfigati senza palle chi non è d'accordo. e i dipendenti pubblici da osteggiare e da assurgere a categoria cui raddirezzerò la schiena. io che ce l'ho fatta, non ostante abbia dovuto andare oltre lo stigma, di quello che la natura non gli ha dato quei trenta centimetri che gli si doveva.

e quindi eccoli qui, coloro che se sono andati da quel partito, che forse non ha senso senza il suo padrone. se ne sono andati, critici per lo svacco verso il fascioleghistume di quel partito di moderati [come se la sono sempre cantata loro, ovvio]. non so se sia arrivato prima l'esaustoramento dal cerchio dal cerchio magico del padrone, quel cerchio che ha spinto per lo svacco. oppure per lo svacco in sé, che ha allontanato loro dal cerchio magico del padrone. io una mezza idea l'avrei. ma sticazzi.

e per tutta una serie di giravolte delle cose che possono succedere, li sento prossimi. non ostante li abbia mai apprezzati i tre, variegatamente, e nell'eco che si sente in questo antro blogghico vuoto et solitario.

li sento prossimi perché mi hanno fatto molta tenerezza. perché andarsene da una casa, decidere di abbandonarla, non è mai cosa semplice. e si porta sempre dietro un trauma, più o meno segnante. sarà ben capitato più o meno a tutte e tutti. c'è sempre il segno della cesura. e la cicatrice, poi, sarà lì a ricordarlo.

li sento prossimi perché nella cesura c'è anche il risentimento di chi viene abbandonato. anche se si chi rimane è in evidente vantaggio emotivo. però non può non percepire di non essere più variegamente gradito. e variegamente reagisce a quel piccolo trauma duale. tanto più l'ego è ipertrofico, tanto più sarà velenoso, infatti il commiato è stato caustico, pieno di livore, rancoroso. [renzie, pur essendo un renzie, è un dilettante in quanto a narcisismo deviato, se lo mettiamo in confronto a quello coi capelli di kevlar]. e gli altri ossequiosi del capo tutti dietro. che invece se la ridono: se qualcuno se ne va, si sta più larghi nel cerchio. ed è per questo che mi fanno specie quei tre. che sono stati variegamente insultati. da tutti quelli rimasti, paradosso forse con sprezzante sincerità solo da lui, dal padrone. e non ostante questo non riescono proprio a elevare una critica a lui. che vadano affanculo pure gli altri, che considerano loro pari, o probabile molto di meno. ma lui no. a lui non mancherà mai la gratitudine, per quello che ha fatto per loro. grandi anse e carriolate di masochismo, e l'assoluta necessità di allontantare qualsiasi critica. lui no. il partito è in deriva svaccata legofascistoide, ma lui no. 

la rimozione che il partito è lui. questa impossibilità a riconoscere critiche al padrone deve essere il sintomo di qualcosa. quelli bravi e studiati immagino lo abbiano individuato. così ci sarà pure un qualche mito del passato che descrive quel comportamento disfunzionale. quindi vai a sapere che cosa deve girare nella testa e nel cuore di costoro. [vai a sapere, che poi significa il taumaturgico e sistemico stigrandisssssimicazzi]. però se ne sono andati, incapacità di razionalizzare le responsabilità del padrone. che è qualcosa che va oltre. disfunzionalità nei rapporti, appunto.

e per le giravolte della fantasia delle cose che succedono, tecnicamente, potrei finire addirittura a votare per loro. per tutto un rimbalzo di eventi, ovvio. ma è cosa che può succedere. il principio di realtà [pat-pat sulle spalle] è sempre inevitabile e a volte molto fantasioso. e quindi dovesse capitare sarà meglio farlo. perché il meno peggio è meglio del peggio. e se non c'è il meglio posso pure fare il capriccioso snob. poi però viene il peggio. non ostante il tunnel, non ostante la rabbia incazzosa revanscista. e non ostante lo sbraco di chi ha dato loro una nuova casetta politica e che li ostenta, manco fossero prede di caccia  [ma lui mi sa che merita un post da angolo solitario a parte. ed a volte il 'sto principio di realtà è quasi insopportabile e antipatico come costui.]

non sarà semplice, nel caso beffardo si dovesse finire di votare per loro. ma l'alternativa è il trionfo dilagante del svaccofascistoso, che già andrà a vincere. certo, certo. non sarà semplice. e per renderlo un po' meno complicato aiuterebbe una qualche esercizio di coerenza. che va bene sia meglio non osservare da dove si viene, ma dove si va. non foss'altro in ottemperanza alla freccia del tempo ed al secondo principio della termodinamica. ma a volte non basta sapere che l'avversario del mio avversario potrebbe essere un mio alleato. e che la politica, quella politica, oltre ad essere sagneuemmmerda, è l'arte del compromesso e del possibile. però, un bagnettino di umiltà, un intingolata, anche solo una spruzzatina nebulizzata, per non dar per scontato noi si debba digerire comunque tutto, a prescindere. un passaggio che assomigli ad una cosa simile a: ci avevamo creduto, forse abbiamo financo sbagliato un pochetto, per questo siamo qui con Voi. fose non basta. ma aiuterebbe. giusto per non evitare che lo iato tra noi elettori, e chi dovrebbe rappresentarci. non vada oltre lo spazio degli eventi. nella vita di noi gente comune recidiamo relazioni per molto meno, e ci facciamo carico delle conseguenze, spesso traumatiche e dolorose. avessimo la sensazione che quel fio sono disposti, molto simbolicamente, ad onorarlo pure quelli non sarebbe disdicevole. anzi.

poi, naturalmente, non lo faranno.

e sarà ancora più semplice venga il peggio.

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