Saturday, March 4, 2023

come degli attuali san tommasi, però tipo al negativo

e così son finiti fin sulla spiaggia. i naufraghi e i morti. da clandestini sono tornati ad essere bimbe, bimbi, donne e uomini. in fondo era solo questione di tempo. ineluttabile. il tempo e le modalità che confacessero all'arabesco del caso. decide lui. noi ci siamo applicati perché potesse riuscirci. come gli riesce in maniera fottutamente frequente, il fatto è che non ne vediamo gli effetti spiaggiati. a 'sto giro è andata in altro modo.

e così li hanno visti. li hanno sentiti gridare mentre affogavano. documenti filmati subito condivisi,  cosicché si è potuto vederli e sentirli abbastanza tutte e tutti. ho guardato alcuni video, alcuni frammenti di quello che è successo. ho ascoltato le parole di chi ha provati a salvarli, almeno che non li riprendesse la risacca, di chi ha soccorso quelli che ce l'hanno fatta. la commozione, la tensione emotiva, la tristezza erano lì alla portata, a non volersi girare dall'altra parte, non cambiare canale, non scorrere con il pollicione lo schermo delle smartofono. io ci credo eccome che il trauma per costoro sarà difficile da superare. figurarsi per chi è naufragato. figurarsi per chi ha perso qualcuno di caro. figurarsi.

quindi è tutto lì, ben piazzato nella matericità delle bare allineate, nel dramma dei sopravvisturi. cazzo, molto più semplice prenderne [ancora più] consapevolezza.

ed è molto più immediato, spontaneo, interpretare dare senso ai silenzi e alle parole. parole in libertà di chi ora è potente. il senso che è un misto tra disumanità, vacuità, sprezzo del ridicolo. che se non ci fossero di mezzo decine di morti potrebbe sembrare il pezzo cinico di un autore di satira spietato. 

e restituire il senso ai vari tipi di silenzi. 

il silenzio che accompagna l'assenza della fratella d'italia, la prima tra i potenti [per adesso]. silenzio rumorosissimo e cacofonico, un tacere per starsene ben lontana dalla melma, quella che ha prodotto le dichiarazioni dei suoi.

il silenzio rispettoso nella presenza del PdR. che ha parlato - microfoni spenti - solo con coloro che questa tragedia se la porteranno dentro per sempre. un silenzio che racconta più di millemiGlioni di parole. che ridà un po' di dignità alla pochezza istituzionalizzata dei vertici, rappresentanti semplicemente inadeguati.

certo. quelle bare allineate danno un grossa mano pragmatica. ed in fronte a loro un Presidente con il vuoto attorno [cit.], a dare un significato importante e potente. tutta roba lì da toccar con mano, per poterci credere ai drammi che il fenomeno migratorio si porta appresso. come degli attuali san tommasi, però tipo al negativo. che dobbiamo toccare con mano per crederci, ma per qualcosa che non racconta esattamente della redenzione dell'umanità, anzi. che al san tommaso originale, meglio per lui, toccò toccare per prendere contezza di qualcosa di molto più messianicamente salvifico [così almeno si narra]. noi non abbiamo questo privilegio. ma almeno la possibilità di prendere contezza di come è stato [non] deciso di gestire quell'istanza epocale che sono le persone che migrano.

e poi, comunque.

bisognerebbe moltiplicare quell'immagine per quattrocento-cinquecento volte, per dare conto dei morti in mare negli ultimi dieci anni. quattrocento-cinquecento palazzetti come camera ardente, quattrocento-cinquecento allineamenti omologhi, quattocento-cinquecento volte il PdR a rendere omaggio, silenzioso. son tanti, neh?

dice: c'è il rischio di farci l'abitudine. vero. ma almeno lo saremmo con più contezza. e non sarebbe di certo peggio alla comoda indifferenza. tutta bella camuffata dietro slogan fascio-puttanate della difesa dei confini, blocchi navali, sostituzioni etniche, porti chiusi. per non dire delle perle da distrazione: aiutiamoli a casa loro, non partite, vi veniamo a prendere. sono stronzi, ma fanno loro lo sporco lavoro di slavare la cattiva coscienza collettiva.

e quelle sessanta bare, da moltiplicare per quattrocento-cinquecento volte, danno sostanza al concetto di probabilità. che in fondo è roba semplice. e che usa l'arabesco del caso per manifestarsi. che chiamarlo destino è una presa per il culo. perché se ci si adopera per alimentarla, la probabilità, poi le cose succedono. ci si adopera non istituendo corridoi umanitari, facendo accordi bilaterali con varie autocrazie perché non li facciano partire, sapendo benissimo che così non sarà. lo si fa anche parlando di confini e porti chiusi, limitando l'azione di chi può portare soccorso - se governativo - quando non ostacolandolo con ostracismo peloso - se non governativo. poi ovvio che dire di destino è una perculata. è certo che certe cose succedano. se ti metti in auto sistematicamente strafatto o ubriaco perso, ovvio che prima o poi qualcuno lo spalmi sull'asfalto. se inoltre buchi gli pneumatici alle ambulanze è certo che qualcuno di costoro muoia. destino un cazzo.

non serve nemmeno essere degli attuali san tommasi, però tipo al negativo, per esserne consapevolmente certi. anche senza aver bisogno di guardare quella fila di bare allineate, moltiplicate per quattrocento-cinquecento volte. poiché putroppo invece queste sono innanzi a noi, che rendano un po' più difficile girarsi dall'altra parte. evitare di consolarsi da cinici sia un destino che non si può evitare.

l'indifferenza mica genera solo i fascismi. ci rende anche un po' meno umani. e poi anche basta essere come degli attuali san tommasi, però tipo al negativo. che questi morti aiutino a dare dignità e consapevolezza dell'altra moltitudine, che il mare si è preso e che custodisce. nessuna bara per costoro.

 


 

e comunque: destino un cazzo.


 

No comments: