Saturday, March 18, 2023

"ognuno ga le so rezon" [sì, però...]

oggi c'erano parecchie manifesta, in quel della metropoli meneghina. ero indeciso tra la commemorazione di dax/fauso&iaio, oppure il presidio delle famiglie arcobaleno. incazzati per incazzati [anfifà in modalità antagonista oppure con una checcosità rivendicata], non del tutto in contesto per non del tutto in contesto [non riesco a conformarmi, tanto meno in quello di ritorno degli antagonisti. sono un maschio binario eterosessuale singol per inevitabilità] son stato al presidio. dovendo scegliere: presidiare i diritti, estenderli in futuro, piuttosto che una memoria - sacrosanta - militante cui non appartengo per educazione sentimentale.

è vero. decido di esserci e di occupare così parte del [poco] tempo libero. qualcuno potrebbe financo pensare che lo perda, del tempo

peraltro in presa di coerenza con alcune cose emerse in un tuttoscorre che ha condotto il bacchetta qualche giorno fa. il tema proprio il divieto di trascrizione dei certificati per le creatura di omogenitori. pareri e considerazioni. è venuto fuori di tutto. bacchetta, che è sempre un signore, intuivo faticasse più del solito a tenersi parco e tranquillo. dando voce e considerazione anche ad opinioni che non avrebbero sfigurato, chessssssò, su radiopadania.

alcune e alcuni erano piuttosto sconcertati. io fino ad un certo punto. non era la prima volta. lo sconfonrto sconcerto lo provai quasi dieci anni fa. in una trasmissione omologa, dopo il naufragio di migranti a lampedusa. guarda un po' il casino emotivo che possono determinare 'sti qui, che si permettono di venir ad affogare a favor di telecamera e di esperito diretto, con alcuni che li vedono andar sotto. anche allora telefonarono persone che il senso era: cazzi loro, se ne fossero stati a casa non sarebbe successo [il ministro di oggi non ha mica inventato nulla]. scrissi anche una mail alla lorenza, che condusse quel microfono aperto, rimanendo ben provata da alcune chiamate. devo avere da qualche parte la sua risposta.

comunque.

il tuttoscorre dell'altro giorno. e alcune prese di posizione, che a prenderle isolatamente potrebbero essere ributtanti. però ho provato ad andare oltre. che una delle cose che ho imparato da odg è quella di lasciare da parte il giudizio, finché si può. e possibilmente mai verso le persone. e poi ognuno ga le so rezon. come diceva lo zio benassi, nel senso di zio di antonio pennacchi, non il mio. che ascoltavo le telefonate ed i messaggi ed ho avuto - di nuovo - questa piccolissima epifania. anche se non so quanto sia epifania una cosa che hai più volte. cioè: può essere molto interessante provare ad intuire da dove sgorghino e perché, le rezon. che poi a metterle tra le ributtanti si fa sempre in tempo.

ed in maniera un po' banalotta ho avuto la sensazione che ci sia - in parte, anche - una pregiudiziale classista. che chi ascolta quella radio può ben venire da un melò, che vede nella lotta di classe un'ontologia imprescindibile del pensiero, con l'inevitabile categorizzazione delle cose che capitano. la banalizzo: 'sti gheielesbiche che figliano son ricchi radicalscic, possono permetterselo, anche solo andare all'estero a farli. è costosa fatica per soddisfare un'istanza personale, non di una classe lavoratrice. per non dire che si può prefigurare anche lo sfruttamento dell'utero di donne, bisognose, che lo affitano. carletto marx - ex-ante, loro mica no lo sanno - non avrebbe avallato questo capriccio borghese. via, sciò.

mi vien da pensare anche di un ostracismo ad un nuovo conformismo - percepito. mo so tutti fluidi, e l'idelogia gender: tutto questo adattamento di gran parte del meinstriiiim e del modello consumistico- capitalista a questo nuovo paradigma. pubblicità comprese. ne ho esperienza diretta, per quanto molto, molto, molto limitata. un'acredine [percepita] smussata con del sarcasmo, al nuovo dipingere come situazioni felici, da carosello, famiglie fuori dal modello standard da mulino bianco. infastidisce la standardizzazione, vista come paraculaggine del marketing. che magari ci può anche essere neh? la cosa che mi ha colpito è stata l'acredine, per quanto percepita. ho provato a condividerlo: naturalmente avevo capito male, mi è stato risposto. sarà.

e poi c'è una terza [macro]motivazione. forse la più sfacciata. che in alcuni messaggi non ci si è presi nemmno troppo la briga di mitigare. la banalizzo in modo trivio: se ci ho i miei cazzi da svangare, chi se ne fotte dei figli di 'sti froci o leccamoquette? come se esistesse a prescindere un'inevitabile piramide di maslow anche nelle consapevolezze condivise, che ci fanno alzare, o meno, lo sguardo dal nostro ombelico. 

ora. le rezon di chi ha difficoltà oggettive, cogenti, sotto la sussistenzialità: solo rispetto. e non solo, adoperarsi. chi non arriva a fine mese, chi fatica anche nella base della piradime maslowiana originale, ha necessità e rezon che levati.

le rezon di tutto il resto del mondo, invece, è interessante da intuire. e provare a capire perché sia così difficile accorgersi che i diritti, tutti, dovrebbero andare di concerto: quelli sociali, civili, ambientali. che sono più interconnessi di quanto possa apparire a guardarli rapidi. magari con visioni ancora ancorate a categorie [primo] novecentesche. e che non sono mutuamente esclusivi. e se si lamenta che eallllorailpidddddì? non si è adoprato abbastanza per quelli sociali, in passato, non è ragione sufficiente per non indignarsi sulla regressione di quelli civili che oggi impone la destra.

oppure il fatto che i cazzi della vita, capitano. variegamente nelle variegazioni a ciascheduno. che con l'avanzar degli anni è una normalissima declinazione del concetto di probabilità [nella specificità del teorema dell'o-piccolo]. e questi ultimissimi anni lo hanno provato tutte e tutti. in maniera molto diversa, ovvio. ed anche chi con il culo al caldo può aver ben sbandato. il fatto è che a seguito di quello sbandamento nascano pretendevolezze, verso non si sa bene chi o cosa. ci si sente in credito con il destino, o qualcosa che gli si approssimi. comunque in credito con il resto del mondo. forse nemmno troppo consapevolmente. però, ho la vaga sensazione, scatti automatico il pensiero: ci ho miei cazzi da svangare, che il resto del mondo si fotta. c'è una grande platea, sparpagliata per il globo terracqueo, che lo pensa a prescindere, senza averceli poi, 'sti gran cazzi da svangare. il discrimine lo percepisco, al limite, da un po' di situazioni che intuisco spuntare que e là nella mia bolla. o la bolla che contiene bolle omologhe alle mie. per capirci: non mi è mai venuto di conservar relazioni con chi chissenefottedeglialtri. anche se forse ho sovrastimato questa pulsione empatica di alcune persone. ecco: ho la percezione che invece ce ne siano un po' che il disagio ha acclarato quella roba lì. che poi il disagio è pur quasi sempre giustificato. che ognuno ga le so rezon: è l'effetto che ne consegue è comunque un po' più intristente.

ribadisco. è una specie di metonomia che mi viene osservando situazioni prossime a me, oltre quelle contigue. tipo gli ascoltatori di una radio di sinistra. che magari loro mica lo sono, di sinistra. se per di sinistra intendiamo una certa predisposizione ad osservare il bene della collettività, accanto se non al pari del mio.

forse scivolo in qualcosa di poco elegante. ma ripenso ai cazzi variegatissimi, piccoli o grandi, in cui sono inciampato. non mi è mai passato di mente che certi principi, diritti, fondamentali potessero chissenefottedeglialtri. spero non arrivino cazzi così grossi che mi si accenda quel [non] pensiero nella testa. e non solo perché - sperabilmente - vorrei evitarmi cazzi così grossi. forse non succederà per un qualcosa che matreme ha calettato nel mio cranio, quando ancora non lo sapevo, in termini di empatia e di attenzione agli altri [ho in mente un post da svariegati mesi, a riguardo. magari prima o poi lo butto giù].

e pur cercando di non appiccicare nessuna forma di giudizio mi colpisce un certo approccio, che ad approcciarci in altro modo staremmo davvero tutti meglio. non solo perché i diritti civili si devono allargare e non restringere. e non solo perché chi può fruire di un diritto, ne fruisce [che non ne fruisca io, sticazzi. evidentemente non sono discriminato dall'eventuale mancanza di quel diritto]. ma soprattutto perché un approccio ostativo, pregiudizialmente ostativo, è fottutamente più faticoso da portare avanti. si consumano energie emotive in maniera inutile. e non è che si voglia fare un inno alla debosciatezza contro le fatiche, giammai. è che salir in montagna con chili di zavorra, si spendono energie inutili. che non apprezzi la giusta fatica del cammino, la magnificenza del posto in cui sei. alzare lo sguardo dal proprio ombelico, non ostane i cazzi che ciascheduno ci ha. allarga l'orizzonte. mette tutto in prospettiva. e magari si intuisce pure che i propri cazzi sono cazzi fino ad un certo punto. e non siamo per forza così tanto in credito col destino, o quella roba lì.

che ognuno ga le so rezon, vero. però. ecco. come dire...

No comments: