Monday, December 11, 2023

I wish I knew [how it would fiiillltuuubiiifriiiii] - Nina, il Bachi, la Collega

la premessa è che il post andrebbe letto con il sottofondo di questa canzone. funziona meglio. capisco che leggere ed ascoltare non è mica semplice, specie per i maschi. e le parole di questa canzone - chi le capisce - sono importanti. ma è esattamente il mood che trasmette la cosa in più.

questa canzone è comparsa nel lettore ciddddddì, qualche giorno fa, mentre scendevo dal passo del ceneri, tornando verso l'hometown. ed è stato tornare a quella mattina di metà giugno, un venerdì. le cose belle dell'anno, mica bisogna per forza aspettare la fine per ricordarsele.

quel giorno niente lavoro da casa, me ne stavo andando là dentro. ero appena riemerso dai meandri della lilla, la radio effemme tornata a modulare. dalle cuffiette, inaspettata, la sigla del demone del tardi*. toh. che succede? erano settimane che non si sentiva, la sigla e il conduttore della trasmissione: il bachi. si sapeva fosse coinvolto in inciampi di salute non banali, non era più in onda qualche settimana, da quando mancava quella sigla.

[parentesi - si può mettere in pausa nina simone. ora. il bachi. quando metti la sveglia in sincrono con quella sigla, iniziando la giornata ascoltando il suo buongiorno, ovvio che poi 'sto tizio, il suo incedere retorico, 'sta cosa di 'sta trasmissione diventa una cosa cui ti affezioni, famigliare - specie se ti svegli solo. il bachi non è solo una voce della radio, peraltro nemmeno troppo incidentalmente il direttore artistico dei programmi. il bachi è un menestrello della parola che cuce il forbito ed il popolarissimo, un ricamatore dell'ironia e della battuta, un maitre chocolatier della circonlocuzione, disegna perifrasi come il fantasista le trame di giuoco per i compagni. quello che insomma non riesce a me. il bachi, in quarantaminuti, con modi ficcanti, de-strutturanti, sapidi, emotivi, racconta la complessità delle pagine dei giornali. la sua non è una meta-rassegna stampa, è percepire come le notizie del mondo ti attraversano, e le si può restituire senza ti scivolino via indifferenti. e poi a tratti, ai fiumi di espedienti autoironici, quando la realtà schiaffeggia, un denso di emozioni profonde, di empatia, di totale trasparenza commovevole. specie se coinvolti sono i bambini. anche la voce gli si fa diversa. difficilmente dimenticherò - tra le altre - quando arrivò improvvisa la morte di battiato. o come ha raccontato l'inizio della guerra in ucraina.
fine parentesi -  se si vuole si può far ripartire nina simone]

insomma. quella mattina c'è la sigla del demone del tardi, sono al cancello di là dentro. dopo la sigla nina simone, quella che sarebbe bello ascoltaste ora. e quindi comincia a parlare il bachi. è l'ultima puntata della programmazione non-estiva della radio. ed il bachi voleva esserci a salutare e ringraziare. accenna a suo modo alle traversie che gli sono capitate, il fatto non sia in onda da un po', la difficoltà. ma soprattutto racconta la marea di affetto, di emozione, di vicinanza di cui si è sentito circondare. e vuole condividere l'effetto di quell'affetto. di come gli sia fottutamente servito a sopportare quel che è appena stato e che sarà, la ripresa lunga. un po' è il bachi, un po' è il modo di raccontarlo alla bachi, un po' è l'empatia che sa ritrasmettere sugli effemme centosette-punto-sei, un po' è l'eco di come deve essere rinfrancante sentirsi avvolti da quel genere di condivisione. insomma è tutta 'sta roba qui et alter. è una scarica di emozione pazzesca. roba che non dimenticherò. lo so.

roba di una briciolata di minuti, neh? meno di quel che dura la canzone di nina simone. che sembra fatta apposta per quel momento, il bachi sa come farsi accompagnare musicalmente. mica per altro è il bachi. io - appunto - sto entrando là dentro. dall'uscita della lilla al secondo tornello impiego, solitamente, molto, molto meno tempo. ma in quel momento, con nina simone in sottofondo ed il bachi che racconta, rallento il passo. voglio sussumere il più possibile da quegli attimi, ed anche il camminare è qualcosa che può distrarre, farmi perdere la più piccola nuance. quindi incedo lento, lento. il corridoio è deserto, sembra che là dentro siamo solo la guardia all'ingresso ed io. il bachi e nina simone nelle cuffiette.

mentre sono a metà corridoio vedo là, in fondo, una persona infilarsi rapida nel tornello. ha usato l'altro ingresso. mi pare sia quella collega che avrei molta voglia di salutare. forse mi scorge, però non si ferma, non dà cenni di avermi visto, o riconosciuto. e soprattutto io sono ancora un po' tramortito, circonfuso dall'effetto di quella sventagliata emotiva. voglio lasciarmela scorrere dentro per qualche attimo ancora. da solo.

c'era anche quella collega al praid, qualche giorno prima, nel gruppo di quelli di là dentro. lei non si era sorpresa di incrociarmi lì. mi aveva abbracciato, non era stata l'unica. però quell'abbraccio mi era fottutamente piaciuto. al termine, prendendo una birra con un altro di là dentro, avevo condiviso il fatto che boh, sì, beh, che quella collega mi avesse sempre incuriosito. ma vivevo la sensazione di sembrare un pirla impacciato, quando mi capitava di aver a che fare con lei. oppure se, davanti ad un'ipotetica birra, avremmo trovato da parlarci per almeno un quarto d'ora: poi il mio impaccio o chissà che altro avrebbe esaurito gli argomenti.

nina simone, il bachi, e poi la collega e quella curiosità un po' irrisolta.

poi accade che a metà mattina la collega mi contatta, sul tiiims aziendale:

- ce lo prendiamo un caffè? ti ho visto stamani, ma tu sembravi startene molto sulle tue.

- come posso dire di no proprio a te? - rispondo, quel filo paraculo. 

- beh, è facile, basta dire 'no', però sono contenta tu voglia prenderlo il caffè - ribatte, smontando la mia paraculaggine.

così ci incrociamo. le accenno del bachi, anche se lei non sa minimamente chi sia. le dico dell'emozione di quel mattino, mentre camminavo lento e che l'ho vista comparire improvvisa verso il tornello. e poi le cose divagano. anche in maniera molto fitta. tipo che sbucano cose da dire, nemmeno così banali, e troppo poco tempo, appoggiati ai tavolini trespoli accanto alle macchine del caffè. ho quasi la sensazione di non percepirmi poi così del tutto pirla. ho la sensazione ci sarebbe da rimanere a parlare per molto più tempo. mi sovviene che vorrei farle leggere un romanzo di missiroli, che tanto mi aveva segnato qualche anno fa. anzi, penso tra me e me, che quasi quasi glielo regalerò. e decido che quasi quasi gliela proporrò una birra. con qualcuno, là dentro, poteva ben capitare di farlo prima o poi.

cose che succederanno.

la storia del libro, la storia dell'invito, intendo. qualche settimana dopo. quando smetto di sentirmi pirla, ed ho ancora di più la percezione ce ne sarebbero di cose da dirsi. però fuori da là dentro.

com'è finita? mi ha scritto che il libro le è piaciuto. sembra anche abbastanza molto.

 

credo che la canzone di nina simone sia ormai terminata da un pezzo, per chi l'ha messa-sul-piatto dello iutiub, intendo.

ecco. a proposito di fine e di finali. I wish I knew [how it would fiiillltuuubiiifriiiii] ha una particolarità. la ripetizione degli ultimi ultimi versi: terminano sulla sesta minore. cioè se ne sta lontano dal passaggio che va all'accordo di quinta in settima, per poi chiudere sull'accordo del tono, come nelle strofe precedenti. non è solo una smargiassata la mia. è il trucchetto con cui nina simone non chiude armonicamente il verso, non lo risolve. come volesse riproporlo. e poi riproporlo ancora. come se quel "I'd know how it feels" bisognasse ripeterselo per non scordarselo. la consapevolezza ed il percepire. 

che poi è la fazenda del perché io sbreghi alcuni post di righe-su-righe, quando rivivo alcuni momenti così. l'emozione del bachi riverberata. così come il mio tentare, che finisce più o meno sempre allo stesso modo. ma che poi - prima o poi - [spero] rimanga la voglia di tentare, come nina simone ripete il verso. fattivamente non risolvo, [spero] ci sia altro tentare. sempre più nella consapevolezza e percezione. consapevolezza e percepire. percepire e consapevolezza...

consapevolezza e percepire .percepire e consapevolezza...

consapevolezza e percepire .percepire e consapevolezza...

consapevolezza e percepire .percepire e consapevolezza...

 



[* qui altresì c'è la sigla de il demone, se interessa, nella sua lisergica coerenza e linearità. ovvio che nina simone in sottofondo fosse molto più importante]

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