Thursday, March 21, 2024

magnolie

fuori casa, quella di matreme, c'è una magnolia in fiore. è uno spettacolo. potrei riuscire a percepirlo pure io, in queste settimane, peddddddire.

primavera non bussa, lei entra sicura [cit]. e si porta dietro, ogni anno di più, quella sensazione di caducità, di cosa che scappa via, transeunte. e quel sottile giramento, misto a un piccolo groppo, che è come se non si riuscisse a sussumerla come si dovrebbe o come si vorrebbe. come ci fosse davanti quella patina, e si assorbe poco. e intanto la primavera scappa via.

ogni giorno ci sarebbe da assorbire cose. perché ogni giorno scappa via. e ce n'è uno in meno da provarci. quando poi è primavera sembra ancora più gettato al vento. un piccolo scandalo di vita avvolta nella patina.

e la primavera scappa via. e la magnolia sfiorirà. per lasciare il posto al resto. la ciclicità delle stagioni. e nel mentre il vento porterà - forse - il seme in altro luogo, per altre magnolie. per fare un albero ci vuole un fiore. e le cose che ricominciano.

mentre a te sembra che non sia solo la primavera a scappare via. anche se bisognerà far passare un altro anno per rivederla. un anno che sembra lungo ex-ante, ricordando quello andato, che ex-post sembra avvolto di quella patina. tutto moderatamente tristino.

la magnolia in fiore ha già lasciato cadere molti e molti petali. non ostante continui a rimanere uno spettacolo, per quanto percepito smorzato dalla patina. ci ho camminato sopra, a quel tappeto rosa pallido. stavo andando a gettare avanzi di umido, nel composter verde. sollevando il coperchio una spruzzata di moschini, così contestuali a quella massa organica che sta compiendo il suo giro, putrescendo.

mi ha fatto specie. la distesa di petali e lì accanto, la stormiglia di moschini e l'organico ed il olezzo - che comunque continuo a non percepire. troppo facile farsi venire in mente la storia che dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. come quelli già petalosamente già oltre, lì a terra, su cui ho camminato. come a sentirsi un po' tutt'uno in quella specie di iato, che poi magari tanto iato non è.

il tempo sfiorito, la caducità, camminare su petali, il composter, e la patina che tutto sembra avvolgere. la stanchezza. l'inadeguatezza, la tristezza che sfuma la malinconia. le primavere scappate via. la ciclicità della magnolia che metterà su foglie, poi le perderà, poi i fiori, che poi cadranno ancora. e poi un altro giro. ed un altro. con la sensazione di non riuscire ad afferrarli. come assistere passivo al tempo che scivola. un giro, e poi un altro. inarrestabile. con talmente poco grip, che pare di scivolare e che  non si riesca fare altro. e lasciarselo fare. sentir la terra sotto i piedi, concimata dai petali che marciranno e dalle foglie lasciate lì, a far danzare il ciclo dell'azoto. e lì accanto il composter, e la nuvolaglia di moschini sotto il coperchio, e l'umido avanzato. che s'avanza di quando diventerà humus. concime.

e figurarsi che è primavera. che se sta lì ad esplodere, lo so, che c'è, oltre la patina. lo so. mentre io rimango colpito dal composter, e che ho camminato su un tappeto di petali.

però.

però.

ho anche percepito una specie di tenerezza, sotto i piedi, camminare su una distesa di fiori. una levità che spinge verso l'alto. non ostante la patina. e fanculo il composter. 

come il desiderio di smettere di sopravvivere. o vivere con la patina a smorzare più o meno la qualunque. alla stanchezza che tutto scivola via, può far capolino la stanchevolezza di vivicchiare così, anonimamente con poco entusiasmo, a voler usare un eufemismo.

non ho alzato lo sguardo ai rami della magnolia in fiore. lo so che ci sono anche quelli. cadranno, pure loro, mica non lo so. però intanto sono lì. lo so. non lo sento, ma lo so.

lo so. non basta ma è fondamentale. la consapevolezza. anche che ci si può provare di nuovo. un passo alla volta. che si comincia tipo su quei petali di magnolia.

ricominciamo. la serotonina questa volta è bianco rosata.

 


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