avevo dismesso il casco, rosso, poco più di ventiquattrore prima. il casco che mi aveva prestato fratt'me, oltre gli occhiali di sci. "sono fichissimi, questi occhiali. molto gentile tuo fratello a prestarteli". aveva chiosato così il bel fenomeno. avevamo sciato tutto il giorno. la terza volta per me, quest'anno, dopo più di trentanni lontano dalle piste.
quel giorno mi era parso di sussumere tratti di autentica felicità. [lo avevo capito, colto. gliel'avevo detto, quasi intimidito e col cuore pieno di quella cosa bellissima. eravamo al termine di un pianoro, prima della discesa. qualche giorno dopo, accusato di non essere sufficientemente entusiasta [tra l'altro], avevo fatto cenno a quell'accenno. che però è come non fosse proprio stato. evaporato].
il casco rosso stava nel bungalow dellammmmmore. proprio quando ebbi la percezione di aver di fronte la persona sbagliata. un personaggio ben poco avvezzo, quasi incapace di ascoltarmi. e lì cominciai a capire l'errore. e le cose cominciarono a venir giù.
accadde quando mi chiese di parlarle di mio fratello. era un discorso che le avevo anticipato durante le grandi conversazioni nelle chiamate internazionali delle settimane prima, quella che avevano creato il climax per arrivare lì. casco rosso e occhiali prestatimi. mio fratello ed il mio rapportarmici negli anni fondamentali: un punto, importante, cruciale. provare a condividerle il guazzabuglio di emozioni, sensazioni, percezioni che sto provando a mettere assieme da tempo. cercare di raccontare un pezzo di vita, di affetti, di legami che non ci sono stati, di fondo per causa mia. per quanto involontaria. per ancora meno volontà sua. provare a colmare una mancanza che si è sostanziata col tempo, che rimarrà tale, probabilmente. quella specie di coda di paglia di sentimenti annebbiati, per cui "sai, scrivo un post il giorno del suo compleanno, è un po' di anni che lo faccio. chissà se avrò mai il coraggio di farglieli leggere. e se qualcuno, dovessi non esserci più io ma essere ancora online, gli farà sapere esistono". era un ammasso emozionale quello che avrei voluto condividere con lei. non tutto subito, ovvio. ma di certo una delle cose più importanti e segnanti mi affollino dentro. portato di quello che è accaduto da quando è arrivato lui. condivisione importante con una persona importante. c'è anche questo di me, mi piacerebbe tu lo sapessi.
c'era tutto questo, e molto altro. era lì per essere centellinato piano piano, quando mi chiese di parlarle di mio fratello. avevo tanto da raccontarle e da condividere. era tanto, non mi aspettavo fosse troppo. per quanto non mi meravigliai quando mi resi conto di non sapere esattamente da dove iniziare, quando iniziai a parlarle.
non ci mise molto, a me quasi sembrava di non aver nemmeno iniziato. impiegò pochissimi a rendermi partecipe delle sue considerazioni didascalico-tranchant, tipo lamette ghigliottinanti giudicanti. dall'alto della sua esperienza di figlia unica giunse alle sue prime definitive conclusioni. ed io, lì, in quel momento capii plasticamente, di aver di fronte la persona sbagliata.
poi il resto venne giù nel giro di una dozzina di giorni.
non fu nemmeno 'sta gran epifania - negativa - improvvisa. ma come se il velo si fosse squarciato di colpo. che già avevo intravisto e intuito cose. ma ancora troppo dentro quella specie di inganno che si scambia per innamoramento.
quando provai a parlarle di mio fratello capii.
e sono contento sia accaduto proprio grazie a questa cosa. averne contezza provando a condividere proprio quello.è un modo per restituirgli un pezzo di centralità che non sono mai stato capace di dargli. era e rimane un passaggio importante. soprattutto per quello che non è stato. non è tanto il rimpianto, quanto un dispiacere sottilesottile per tutto lo l'ingarbugliato che mi sono portato appresso per lustri, e che ha in qualche modo pagato anche lui.
per quanto siamo diversi, per quanto a tratti distanti. aver dismesso l'abito giudicante è stato un regalo di cui, forse ben più di altri, ha fruito lui.
anche se rimango in questo limbo. dove gli scrivo i post. ma non faccio in modo li legga.
dove peraltro potrei ricordare quel tardo pomeriggio di questo inizio settembre. quando abbiamo coperto il tunél assieme. dopo mesi di continuo rimandare la sostituzione della copertura ormai a brandelli. mi son ridotto all'ultimo giorno utile dell'estate. gli ho chiesto titubante di darmi una mano. senza troppe ragioni peraltro, la titubanza intendo "beh, sì, ovvio che ti do una mano". sono state tre ore intense di intesa, con un fondo di imbarazzo che non sono riuscito a cacciare del tutto. a cose fatte abbiamo osservato il lavoro finito con una certa soddisfazione. gran ben fatto, soddisfazione ben riposta. gli archi raddrizzati, la travettina centrale in un'unica soluzione e consolidata, telo antigrandine ben disteso, centoquarantotto metri quadri di cellophane long-life a coprire il tutto. come un suggello avvolgente a chiudere quel tardo pomeriggio in cui è stato bello lavorare con lui. fare qualcosa assieme, ognuno col suo contributo.
ci siamo ringraziati a vicenda. e forse ho pensato che è stata cosa buona e giusta che la storia col fenomeno abbia cominciato a finire quando non riuscì ascoltare di me e di lui.
buon compleanno bro.
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