Tuesday, May 31, 2022

sulla inossidabile pacatezza delle idee - presidente Carlo

l'ho ascoltato più di una volta, dal vero. mi piaceva financo la crasi tra il nome e cognome che a volte facevano nell'annunciarlo. che avrebbe potuto anche chiamarsi Carlos Muraglia. e sarebbe andato benissimo ugualmente.

l'ho anche ascoltato in occasioni pubbliche, ma più conviviali. la lorenza, che poi sarebbe la mia giornalista preferita della radio [devo averci una qualche ossessione non del tutto risolta, che prescinde lei, ovviamente. perché mi capita di sognare di averci a che fare] era ormai diventata una sua amica. quanto meno quello che si poteva intuire dalla cortese confidenza con cui si rivolgeva a lei. per questo,  quando all'anpi barona parlava lui, in qualche modo poi sbucava anche lei, col suo caschetto ed i suoi occhietti vispi. quando non era lei ad intervistarlo direttamente.

nelle occasioni formali e solenni, nei consessi più amicali, negli interventi per auscultare la sua opinione su alcuni temi, nei dibattiti. in tutte quelle occasioni mi ha sempre colpito un aspetto. che oggi si è legato con una pacata naturalezza ad un'idea che mi gira dentro da un po' di tempo. per cui prima o poi proverò a scriverci un post.

un aspetto che prescinde dalla fottia di cose che ha fatto. a favore dei diritti dei lavoratori, di categorie con stigma sociale, di battaglia in difesa dei diritti di alcuni contro l'arroganza del potere, variegatamente espresso. come se tutto questo fosse la logica conseguenza del primo impegno, da adeolescente, antifascista, quindi in lotta contro il nazifascismo durante la guerra partigiano e inquadrato. come se da lì fosse partito tutto. e da quell'esperienza gemmasse con una coerenza inevitabile tutto quello che ha fatto dopo.

era una persione colta, capace, determinata. che si è meritato la stima e l'affetto di tanti, la riconoscenza di molti, oltre che il rispetto anche degli altri. non mi sono mai tesserato anpi [anche perché non sono mai stato tesserato, punto.]. ma con lui come presidente è come se lo fossi stato. e pace per quel che han fatto dopo la Nepsoli che gli era succeduta [e quel giorno di ottobre in barona la buttò lì, che avrebbe lasciato e che avrebbe potuto esserci una grande sorpresa. tipo? - gli chiese la lorenza - e lui: bah, chissà, forse una donna. e la lorenza: ma daaiiiii? visibilmente e meravigliata e felice, perché donna e perché giornalista a incrociar la notizia]. 

e insomma.

quell'aspetto che mi ha sempre colpito di lui è la pacatezza rasserante del suo eloquio. a tratti quasi ignifuga. parlava abbastanza serrato, come se avesse chiaramente tutto in testa, quasi con il rigore del metronomo, la musicalità dell'incedere del moderato e suonata semipiano. insomma, tutt'altro che l'enfasi del comiziante, delle sovrastutture del sceneggiante. non ne aveva bisogno, bastava l'inossidabile contezza della giustezza delle idee cui si riferiva, e che l'animavamo. aveva dimostrato di fare, ispirandosi a quelle idee e con le parole di conseguenza. e non è che le mandasse a dire. alcuni concetti erano risoluti e irrefutabili. non gli serviva alzar troppo la voce, alterar il tono per sottolinearlo.

roba che, nel 2016, con renzie imperante ad un dibattito alla festa nazionale del piddddì [quella dove renzie imperava, per capirci] si confrontarono sulla riforma costituzionale. Carlo era per il no. e lo argomentò con lì, davanti il palco, le prime file riservate alla claque dell'altro [era pur sempr eil pidddddì dove imperava renzie]. e fece un figurone di eloquenza, di stile, di eleganza rispetto alle tarantellate di quell'altro. tanto che financo renzie si mostrò rispettoso. peddddire. [ricordavo che, altresì, l'altro fenomeno della boschi, si fosse riferito a lui con il termine dipregiativo di professorone. in realtà era accaduto un paio di anni prima. e non a Smuraglia di riferiva quella gran ministra delle riforme istituzionali [sic!], peraltro con una sgrammaticatura di stile che levati. poi i populisti erano solo i faivstarrrrre].

ecco. la pacatezza delle parole, con l'inossidabilità delle idee. potrebbe essere uno degli aspetti su cui fattivamente adoperarsi. uno degli elementi con cui provarci ad essere coerentemente portatori di quel modo di porsi. che a far gli smargiassi sul fatto che semo tutti contro la guerra e testimonianze varie. c'è un pacifismo anche nell'uso delle parole, nel para e metaverbale, nella semantica e nella retorica. non significa che non userò più le parolacce. ma significa che proverò ad argomentare usando sempre meno le lame smozzicate di una cifra che potrebbe essere, intrinsecamente, con dentro delle lamette di violenza. anche in un dileggio che poi è fine a sé medesimo. [occhei, poi qualche eccezione, suvvia, tipo renzie e la considerazione di quel figuro].

io non sto nemmeno a sindacare o pensare se Carlo Smuraglia fosse un pascifista. però era un uomo che si è sempre adoperato per la giustizia sociale e la perequazione delle disugualianze. ed è un bel modo per essere un uomo di pace. a cui bastavano le idee, che testimoniava in quello che ha fatto. in modo talmente inevitabile che non serve urlarlo. ed è una bella conquista anche quella. meritatissima, peraltro.

che la terra ti sia lieve.

 



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