Saturday, May 13, 2023

solinghitudini [giuringiurello non è un post giaculatorio]

vi è in atto una nuova epidemia. quella della solitudine. quando l'ho sentita in radio, 'sta cosa, mi son detto: ah, ecco forse cos'è questa sensazione. in trentaduesimi anche a 'sto giro, ad essere onesti. 

mi sento solo. sì. è una sensazione che mi si sta espandendo dentro. cosa che, tra l'altro, ho condiviso in una uotsappata che poi è degenerata. capisco potesse sembrare una lamentazione. mentre era in realtà il raccontare una percezione che è lì. non mi fa sprizzare gioia dai pori. non mi offusca gli orizzonti di nero. la constato, per il momento il tutto si ferma a quel punto. la uotsappata è poi degenerata - tra le molte altre cose - perché alla percepita lamentazione è seguita una strigliata del tipo: siamo tutti soli, non lamentarti. che non è esattamente la risposta più empatica si possa dare. oltre portarsi appresso quella fastidiosa tara che ti devono spiegare, a tutti i costi, come si sta al mondo.

che la uotsappata fosse con una persona che, bontà sua, ha la capacità di farmi ribollire il desiderio è stato financo utile. perché mi ha reso chiarissima una cosa, forse quasi banale. dovrei rapportarmi con persone che, nei modi variegatissimi accade, mi capiscono, sanno cogliermi nell'essenza e magari anche apprezzarla. che per quanto io le metterei la lingua in bocca, come la più sincera e spontanea delle spinte emotive [e sarebbe bello lo volesse anche lei], però se non è capace sussumermi, può andarsene anche serenamente afffffareintoucuuuulo. lo scrivo con struggente serenità. davvero. giuringiurello. stuggente perché mi cambia la chimica. serenità perché il non essere zerbini, ma centrati, dona levità.

negli ultimi mesi costei non è l'unica per cui mi sta spigolando l'istintualità a filtrar fuori. ovviamente anche con chi non mi stimola il desiderio di hard-lemon. che sono la quasi totalità delle persone con cui interloquisco, peraltro e fortunatamente.

ma il razionale è lo stesso. mi capisci davvero per quel che sono? lo apprezzi? occhei. altrimenti una pacca sulle spalle e lasciamoci pure andare. capisco non sia una cosa molto semplice, comprendermi intendo. sono un bel coacervo di casini e di irrisolutezze con tendenze un po' orsiche. però qualcosina di azzeccato mi riesce e viene d'essere. forse nemmeno così banale e comune. per quanto molto poco materiale e borghese. non sono esattissimamente un uomo di successo, stando ai paradigmi che la coda della gaussiana agisce come quelli che conterebbero nella vita. io sono altra roba. quindi capisco non sia così semplice, figurarsi scontato, farmi valer la pena di interloquirmi, acciocché io possa avvicinarmi e non allontanare.

anche per questo alcune relazioni si sono sfilacciate. così come le ho lasciate andare senza troppo risentimento - non in tutte, almeno. poco risentimento: un buon modo per non prendersi poi troppo sul serio. serve inoltre e soprattutto a non alimentare pensieri ossessivi che generano tensione, oltre il titillo a quel piacere masochistico nel rimuginare su sentimenti negativi.

non mi sfugge nemmeno il rischio possa passare per spocchioso. [nella degenerazione della uotsappata è uscito pure quello. il mio senso di superiorità. che il gruviera della mia autostima se la rideva di gusto]. in realtà, davvero, non è così. credo valga la pena spendere le proprie emozioni, il proprio tempo, con chi ha più che una vaga idea di quel che io sia, e gli voglia bene. altrimenti, a posto: pacca sulla spalla e ciao. anche se il cammino fatto assieme viene da molto lontano. ci son ben poche cose che son per sempre. possono ben non esserlo le amicizie, ovvio. può essere dolorosetto: ma è la vita, beeiiibi.

d'altro canto, avero fatto pace [quasi del tutto, suvvia] con sé stessi, fa far pace con lo stare con sé medesimi. anche in solitudine. e riuscire stare in solitudine non ti obbliga a circondarti di gente più o meno chiunque. il relazionarsi deve essere un merito reciproco. altrimenti tutto il resto di un sacco di gente - che ti è stata più o meno prossima - sarà ottimamente amicona per un sacco di altra gente.

quindi, a posto così? tuttottimo?

beh. non esattamente. [anche se questo non è un post giaculatorio]

per tutta una serie di questioni più o meno banali. tipo che siamo - inevitabilmente - animali sociali. tipo che condividere intensamente emozioni e sentimenti è il bello della vita. tipo i ricordi bellissimi con alcune persone, anche se ora, variegamente, sono altrove: non struggersi nel ricordo, non disconoscere siano stati pezzi fondanti, anche se - ex-post - sappiamo di quanto ci siano state anche condivisioni tossiche.

e tipo che se non accettare il compromesso - da cui la solitudine che avanza - è cosa che può rasserenare, poi c'è il fatto che puoi non esserlo del tutto - solo - pur non accettando compromessi. con le persone che non si son fatte filtrare fuori, chiaro.

c'è da lavorarci, ovvio. ed in tutta sincerità in questo momento la fatica e la difficoltà a farlo non è roba da poco. tutt'altro. anche intuire sia uno degli effetti residui [flebilini] della ptss [in trentaduesimi], di cui il post di prima, aiuta poco a smontare quella fatica e difficoltà. fornisce - forse - una spiegazione para-analitica. ma poi, al solito, è sul fare che dovrei muovere il culo.

per il momento la risolutezza c'è l'ho solo a filtrare fuori. che la solitudine un po' l'aumenta. anche se è anche un modo per saggiare le intenzioni degli altri. pur sapendo che potrebbero rimanerne pochi. pochissimi. che poi è quello che mi sembra stia succedendo.

e quindi, appunto, sto così. che mi pare quasi banale intuire che siamo una gran compagnia di persone che se la vivono a loro modo, la solitudine: che forse è davvero epidemia. per quanto mi pare di tenere botta: col dubbio chissà per quanto terrò, e con la certezza che starsene soli può essere non-spiacevole, ma con qualcuno può essere anche meglio.

sto così, e chissà per quanto sarà. anche se una certa curiosità mi sovviene. dove sarà il punto di caduta tra il mio non accettare troppi compromessi - in questo ambito - e come questi grumi di altre solitudini incroceranno la mia, per sciogliersi. per quanto sarà faticoso anche per altri: forse è davvero una nuova pandemia.

se capiterà sono ragionevolmente convinto sarà bello. e quando le cose belle succedono sto imparando financo farci caso nel mentre. quindi ancora più fico, il tutto. sarà bello perché ne sarà valsa la pena. e potremmo dire assieme: malinconia da solitudine, non ti disprezzo, però ora fatti pure un giro largo.

se capiterà, chiaro.

[poi vabbhé, ci sarebbe anche il discorso del dismettere la solitudine sentimentale. per quanto sia connesso è abbastanza troppa altra roba. lasciamola lì, appunto, per ora [ed il discorso che per ora mi tromberei una grondaia, è un banalissimo di cui. figurarsi]]

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