Saturday, November 4, 2023

di Cochi, passaggi, furori giovanili et alter [poi un po' sembra divaghi]

quell'anno non cadde esattamente di sabato, come oggi. fu però con la festa delle forze armate del quattronovembre che conobbi Cochi, il mio nonnetto putativo. sono venticinqueanni. cazzarola.

quei due-tre che passano di qui la storia forse se la ricordano. lo ascoltai alla orazione ufficiale di quella festa civile che sentivo lontanissima da me. avrei dovuto fare l'articolo sul giornaletto di cose così della mia hometown. avrebbe parlato un generale: non mi restava che attendere il suo argomentare, trovar facile quello da smontare, confutare con la mia cifra pugnace e puntuta. con la visione di uno che aveva appena finito il servizio civile, obiettore di coscienza convintissimo. solo che dal suo argomentare cose da smontare non ne saltavano fuori. com'è che un generale parlava così? quello che sosteneva lo avrei potuto [quasi] ribadire, punto a punto. pazzesco.

poi vero. ci conoscemmo compiutamente solo qualche mese dopo. il giorno del mio compleanno. la sera precedente avevo ascoltato il guccio: la prima volta. quando attaccò "canzone per un'amica" ebbi questa specie di sindrome di stendhal. un'emozione travolgente, intensissima. ebbi la sensazione, bellissima, di avere dentro un sacco di canzoni da tirar fuori. il fatto è che poi non le ho mai mica trovate, 'ste canzoni. meno bellissimo. vabbhé. divago.

dicevo. l'amicizia di Cochi fu un suo bellissimo regalo di compleanno. però ho ben in testa, e nel cuore, quella prima volta, quell'orazione ufficiale, il quattronovembre - anche se non era un quattro di novembre.

ci pensavo. ed ho pensato a cosa ne è, oggi, di allora. e mi sono sovvenute due cose, per cui il nonnetto ha agito con la sua bella azione dispositiva. due ambiti un po' diversi, ma è pur sempre roba che mi emoziona dentro.

la prima è piuttosto semplice da spiegare. lui è la sua Lola sono state tra le persone che più mi hanno voluto bene. un abbraccio, un calore, un affetto che arrivava dritto e pulito. roba tanto disinteressata quanto sincera. non si poteva non percepire. sensazione che mi sento addosso ancora ora, e che ogni tanto mi commuove: il groppo in gola arriva a volte inaspettato. e quando c'è te lo tieni.

non solo.

passano gli anni, una delle cose che capitano sono le sportellate in faccia, si ricevono da persone variegatamente importanti. a cui ho voluto o voglio variegatamente bene. spesso, spessissimo, mica è roba volontaria o puntiglio personale verso di me, neh? e chissà che ne ho pure provocate io, senza volerlo, neh? è la vita che capita, con le sportellate. però poi l'effetto della botta c'è. e al limite ce ne si sta in un cantuccio, a tamponare i lividi. ecco. con Cochi sono certo non sarebbe mai successo. è una specie di sicurezza ex-post. e che un po' aiuta.

la seconda è un po' più articolata. può sembrare divagherò. ma poi le cose tornano. si dipana da quello che ero quel quattronovembre. alla luce di quel punto di passaggio in cui mi trovavo in quel momento. l'apostasia da lì ad un po'. le amicizie di quell'esperienza che si sarebbero sfilacciate, una nuova solitudine. e l'inizio del lavoro. il tempo conculcato sistematicamente, il mercimonio [prostituzione?] dell'intelligenza. un po' per campà. un po' per trovare un posto nella società degli adulti. io che ci arrivavo coi miei ideali cristallini e poco negoziabili. un furore in purezza, una purezza furoreggiante, tipica dell'adolescenza. c'era il pacifismo, la non violenza, la giustizia sociale, uno spontaneo diffidare l'autorità costituita. avevo messo assieme 'ste cosette, un po' in maniera quasi istintiva. un po' per differenziarmi da mio padre, pensando di creare uno iato tra me e lui. [parentesi. ci ho messo un po' a comprendere che nel profondo non c'è 'sto gran iato. un bel po' di cose [belle] le ho prese da lui. e che non volevo lo iato, ma cercavo di distinguermi per cercare di farmi riconoscere da lui. cosa che per lui non era così necessaria. lo aveva comunque già fatto. non è riuscito a farmelo arrivare. non sono riuscito a capirlo].

insomma. 'ste cosette. anche per quelle andai ad ascoltare Cochi prevenuto. è stato grazie anche a lui che quelle cosette si sono evolute.

ad essere il pessimo nemico di me medesimo mi ricorderei così: che tenero coglioncello ero, a crederci in quel modo. cosa che spesso mi ripeto. poi uno dice dell'autostima a gruviera.

provo a cambiare la prospettiva. 'ste cosette, questi ideali sono roba preziosa. e per fortuna ci credevo. mi era [ancora] piuttosto ignota la complessità del principio di realtà. o forse era più eccitante lasciarlo a parte. erano così luccichevoli quelle cosette, belle appoggiate su di un piano. decisamente meno fascinevole osservarle in prospettiva, più faticoso valutarne la profondità. roba che ne sarebbero uscite meno in purezza. ecco. Cochi è stato una di quelle persone che mi ha aiutato a sollevare la cornice e osservarle oltre la superficie luccichevole. è come se mi avesse detto: coraggio, ragionale nel casino delle cose che vengono nel mondo, che sono spesso tremende e orribili. ma non si può prescinderne.

più di una volta mi ha detto di aver intravisto, in me, i suoi furori ideali di gioventù. poi un conto è farlo nel contesto in cui sono cresciuto io. un conto è farlo durante il fascismo e poi combattendo con gli alleati dopo l'ottosettembre. però lui ci vide comunanza.

però, oggi, proprio in questi tempi, mi rendo conto quanto sia importante tutto questo. averci creduto in quelle cosette, 'sticazzi il furore in purezza. come siano fondamentali nel turbinio delle cose, che sembrano precipitare, come se ci fossimo dimenticati di tutto quello che il passato avrebbe dovuto insegnarci. quello che ha accompagnato i passaggi cogenti della formazione di Cochi.

'ste cosette sono fondamento di prospettiva proprio in questi frangenti, complessi, dolorosi [per molti, noi comunque ancora culo al caldo]. indicano il modo di uscirne che salvaguardi l'umanità. considerare la complessità ispirati da quelle cosette. il fatto fossero furoreggianti in purezza è perché eravamo ragazzi. la portata dell'importanza è forse ben maggiore proprio oltre quel furore puro.

gira che ti rigira, sono ancora più convinto nella necessità dell'andare oltre i conflitti. nella non violenza a partire dai pensieri. e questo funziona se si tirano dentro le contraddizioni, la complessità delle cose: a partire dal considerare le istanze di cui ciascuno è latore. ovvio sia difficile e faticoso. ma se non si passa da lì si va verso la voragine.

questo oltre le mie piccole disperazioni, le mie fatiche, le mie irrealizzazioni. anzi. è un modo proprio per andare oltre sé ed il proprio ombelico. capire, ragionare, fuggire la banalizzazione delle contrapposizioni da tifosi sugli spalti. che quelli sotto nel frattempo muoiono: con sproporzioni, ingiustizie, che sono un'offesa alla pietà. ma la prima cosa a non essere violento, appunto, deve essere il pensiero. per quanto critico e spietatamente onesto sia.

sarebbe stato utile, importante, e rassicurante discuterne anche con Cochi, per me e per lui. visto che non c'è più provo a ragionare anche su come avremmo potuto farlo assieme. cosa mi avrebbe raccontato. cosa gli avrei condiviso.

è un modo per portarselo dentro. sono certo ne sarebbe stato lieto.

No comments: