Sunday, November 26, 2023

piccolo post melanconico-inutile [che scoperte della minchia] [anche se poi il post non è così piccolo]

ieri, dopo la manifestazione contro la violenza di genere, ho incrociato lo sguardo di una donna. era un volto che non mi era nuovo, e nel contempo come estraneo. un volto stranamente noto. sono ragionevolmente certo abbia avuto la stessa percezione anche lei. stessa modalità. ho impiegato qualche secondo per riconoscerla: la prima fanciulla con cui interloquii col feisbuchmiiiting. roba di un paio di anni fa, nel periodo in cui il grigio stava ammantando tutto, incrociandosi con gli ultimi sussulti di un'amicizia - diciamo - intima, che mostrava da tempo la corda: ma non ancora conclusa. non esattamente le condizioni al contorno migliori. ci si vide solo in foto, una serie interlocuzioni chattiche interessanti. qualcosa [pochissimo] di colorato in quel periodo è stata [tra il pochissimo] anche l'idea la cosa potesse evolvere, nella spaventevolezza che mi attanagliava [c'era il grigio attorno]. le dedicai un post, in coabitazione con un'altra cosa che stava accadendo. glielo feci leggere, non mi pare apprezzò granché. non mi tolgo dalla testa che da lì si fece più evanescente. il tutto si allentò, non sembrò sperticarsi nel voler accettare un invito per una birra, "masssì, prima o poi ce la prenderemo". una sera cancellai contatti e altro: la cosa non aveva più ragione d'essere.

sì. ieri era lei. vista in carne ed ossa, riccioli forastici e occhietti vispi compresi. era con un'amica, mi ha ignorato, non so quanto consapevolmente. non ci è voluto molto acciocché un velo di rassegnata melanconia mi travolgesse. nemmeno il tempo di vederla scendere le scale della metropolitana di cadorna m1-m2 [il macellaio cadorna]. peraltro ragionando sul fatto dei primi sei-sette secondi di percezione iniziale, che mi avrebbero - decisamente - sospinto in un'attrazione verso di lei.

lei, ovviamente, non ha nulla a che vedere con l'architrave su cui poggia la melanconia, con la rassegnazione che viene appresso.

che la melanconia ha a che vedere, altresì, con quell'eco che riverbera in un vuoto che non riesco a colmare, per millemila ragioni. che un po' è il caso, un po' come il caso lo si orienta, un po' son le titubanze e difficoltà che vivono, con la loro eco, anche le donne là fuori. la rassegnazione invece è causa e effetto del convincimento di non essere poi [più?] così buono ad essere capace di colmarlo, quel vuoto, e smorzare l'eco. e più il tempo passa e sclerotizza gli spazi di comfort, tossici o meno, più la cosa si fa definitivamente proibita.

ho la sensazione di star facendo sineddoche, dello sconforto di adesso, con quello che sarà per sempre. che non va bene. capisco razionalmente sia una fottutissima trappola che sto architettandomi. però non riesco a togliermici dalle grinfie.

è qualche tempo che torno a volo d'uccello all'ultima dozzina di anni. mi rendo conto che i ricordi lieti son quasi solo grazie al relazionarmi con alcune persone. con un cantuccio particolare di quelli vissuti con alcune fanciulle. sono state relazioni a modo loro, mai compiute, strutturate, che occupassero la vicinanza della continuità quotidiana. roba che puoi solo rispondere quasi e/o forse alla domanda: hai mai avuto una compagna?

con tutte le approssimazioni, arrotondamenti per difetto, sublimazioni dei casi, è da lì che sgorgano i momenti fottutamente lieti. e non è nemmeno una questione di sesso, o di fare allammmmmore, considerato anche quel relazionarsi - importantissimo - in cui non ci si è quasi sfiorati. poco importa non siano mancati anche i momenti di deciso incazzo, delusione, volontà di darmela a gambe levate, fine più o meno acclarata. quel relazionarmi particolare son stati elementi di campionamento importanti - molto importanti - nel cercare di mettere assieme la melodia, che potrebbe intitolarsi: sì, a tratti sono pure stato felice.

che scoperta geniale, neh? la felicità - a tratti - nell'aver a che fare con qualcuno di importante ed unico in quel mentre. conclusione davvero originale. mi faccio pat-pat sulle spalle.

ora di questo, cazzo, sento una lancinante mancanza. come non accadeva da tempo, peraltro. con consapevolezze che, probabile, eviteranno incasinamenti, situazioni improbabili, dare il la del gran ballo della compulsione. ho già dato, dovrei riuscire a non ripetere. così come non dovrei finirne soverchiato come millemila anni fa. perché, come allora, sento una mancanza simile. senza più ansie prestazionali sociali: non ho trovato moglie, non ho figliato, non ho costituito una famiglia tradizionale. 'stigrandissssimicazzi. che superpotere è essere vulnerabili [cit]. così come anche con la libertà di non dover più sperare che, a furia di desiderarlo un po' commovevole, poi accadrà. proprio per un cazzo. non c'è nessun nesso causale. nessuna grazia [prima fideistiche, poi laiche] mi sarà fatta.

che poi, a dirla tutta, non è che qualcosa non si sia tentato, neh? prodromi interessanti, sempre. poi cose che s'afflosciano improvvise, spoffffffffiu, tipo i soufflè. un attimo sembrano golosissimi, quello dopo 'sta roba sgonfia e tristina. e io c'entro il giusto. di nuovo: è che dall'altra parte si trovano anche narcisismi, tic giudicanti, lunaticità, salti quantici d'umore, entusiasmi da fuoco di paglia, difficoltà strutturate. insomma, non sono l'unico a non essere del tutto in bolla. ed ogni volta è una nuova tacca da aggiungere all'elenco di discrete, infelici, sfiducianti delusioni. non ci si abitua mai del tutto.

so solo che ora, quel che non c'è, mi manca. melanconicamente, con l'abbrivio della rassegnazione. in tutta la sua banale ovvietà. rimarcata nell'inutilità di un post. succedaneo sgarruppato con cui illudersi di ovviare l'incantevole inazione. giusto per mettere una bandierina del tipo: il giorno della manifestazione sulla violenza di genere - io che, da maschio, son comunque portatore di privilegi, anche se non goduti - ero a questo punto qui.

quello in cui sento una mancanza, anche piuttosto importante. ma almeno ho smesso di raccontarmela che così non è, o non mi riguardi. [tralasciando un attimo il fatto stia maramaldeggiando il principio di non contraddizione: sono pronto, ma non so se son poi così buono di.]

almeno, ma troppo pochissimo.

anzi, giriamola.

troppo pochissimo, ma almeno.

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