Saturday, November 25, 2023

ennnnniente, caro maschio: sei comunque coinvolto

confesso che sì, ho sperato fin all'ultimo l'avesse solo rapita. solo. un pensiero a tener lontano l'altro, che era quello che si sapeva come sarebbe finita. è una delle centoquattro, centocinque, centosei - ad oggi - di quest'anno. per tutta quel tirar di dadi del caso, questo assassinio di una donna ha colpito molto. mi ha colpito molto.

e provo non lasciarmi affatto indifferente proprio oggi. che sono quelle giornate che col loro simbolo vorrebbero, dovrebbero portarsi appresso il valore che quel simbolo rappresenta. specie per l'attenzione e la sensibilizzazione che vorrebbe, dovrebbe instillare, sui temi specifici. che poi sono le declinazioni nel darci una dritta  come collocarci all'interno del vivere sociale.

tipo sul femminicidio, sulla violenza di genere, sulle le discriminazioni. non voglio rimanere [più] indifferente. anche, soprattutto per il fatto potrei elencare lenzuolate di giustificativi e tirarmi fuori: io sto in universi diversi. sono l'antinomia del maschio alfa-dominante. non mi è mai lontanamente venuto in mente di alzare le mani su chicchessia, figurarsi una donna [odddddio, quasi. l'amico emanuele non so se ricorda l'episodio con la compagna di corso. mi provocò in maniera gratuita, strumentale e stronza, a due dita dal viso. fu l'unica volta che provai la fortissima tentazione. pensai: so che non è giusto, ma avrei gran voglia di tirarle una sberla. non lo feci. pochi minuti dopo lei affettuosa e giuliva, come se nulla fosse accaduto. io provato e riverberante per quell'emozione tossica. non eravamo soli, qualcuno che assistette alla scena poi mi disse: mi chiedo come hai fatto a non metterle le mani addosso]. io che ho talmente introiettato l'idea di essere rimbalzato da una donna, che trovo in potenza infastidente anche solo l'abbozzo di un interesse, quando non so di interessare. figurare lanciarsi in un approccio senza la certezza, da ratifica notarile, che lei non disdegnerà. ed è probabile che siano di più le cose che non sono accadute, piuttosto che quelle successe, proprio per l'attimo che non colsi. io che a volte evito financo l'interlocuzione con sconosciute, che mai vorrei sembrare inopportuno, baldanzoso brillantoso seduttore sgarruppato. quand'anche in una relazione sono serenamente, ragionevolmente certo non la intenderei mai - mai - come un qualcosa di diverso dal paritetico, reciproco, rispettoso. così come ho cercato di fare, e credo riuscito, nelle situazioni che le si sono approssimate. 

proprio per questo, e non ostante questo, il tema della violenza e discriminazione di genere mi riguarda.

perché io non sono colpevole se una ristretta quantità di maschi agisce con violenza bastarda. io non sono responsabile, se una miriade di maschi perpetrano sopraffazioni e molestie verso le donne, nella loro amplissima e variegatissima gradazione.

assolversi con un io non c'entro, io sono altro, io non lo farei mai è ignavia.

io sono comunque coinvolto. sono, infatti, un maschio.

la violenza di genere, il femminicidio sono la vetta estrema, penale e mortifera, che poggiano sul corpaccione, incistato nella società, che è il patriarcato. io sono un maschio, io sono consustanziato in quell'orizzonte di potere e disuguaglianze che permeano il vivere di tutte e tutti. non importa non lo agisca, nelle mie azioni più sottili e dettagliate. non importa non faccia capolino nel mio linguaggio della quotidianità. non importa non si infili nei miei pensieri più intimi. tutte cose, peraltro, su cui non credo di poter affermare: mai, comunque e per sempre.

io sono maschio e sono latore di privilegi per il solo fatto di essere maschio. non cambia, in principio, rispetto all'essere bianco in sudafrica fino a pochi anni fa [?], oppure negli stati del sud degli iuesssssei, sessant'anni fa come oggi, con le nuances in mezzo. non cambia se la discriminazione è formalizzata per legge o se deriva da un brodo culturale da abbattere, tocco a tocco. discriminazione è. effetto del patriarcato che permea la cultura del nostro esistere.

in questi giorno ho ascoltato molte considerazioni, pareri, suggestioni. spesso urticate: di donne che rivendicano incazzate. di maschi: scocciati, quando non offesi nella loro pretesa alterità, che poi è conformismo che salta fuori con imbarazzante facilità. ho provato in alcuni brevi tratti un fastidio. da quello ho capito debba lavorarci, che è l'epifenomeno di una consapevolezza che fa litigare pezzi dentro di me. riconoscerlo non è semplice, specie se si fa parte e si appartiene alla componente privilegiata, quella del maschio. è ben più complesso accorgersene perché l'elemento discriminatorio, anche se non agiamo, non lo subiamo. non è immediato catturi lo sguardo della nostra intimità emotiva, perché ci risulta coerente al contesto che abbiamo calettato dentro. osserviamo il sole sorgere e tramontare, è nella natura della percezione starsene in panciolle e paciosi a pensare: ehi, guarda come ci gira attorno.

ci vuole una rivoluzione copernicana del maschio. e nel contempo mi sa che ha ragione la sorellanza che grida: se non torno, bruciate tutto.

se c'è qualche maschio, dei due o tre che passano di qui, che si sente variegatamente infastidito è perché qualcosa pungola, qualcosa non torna. se ci si sente offesi tanto meglio: fraté, hai un cazzo di problema, che averci il cazzo tra le gambe si è parte del problema, per quanto inerti e dormienti. mi viene in mente almeno una persona che mi perculerebbe, in maniera maschia ovviamente: tipica reazione delle varianti fascio-maschiliste. in qualunque forma declini il nervoso, l'eventuale nervoso, occhio che forse non è l'effetto di un post sgangherato, ma parte della causa di un problema ben più ampio e pervasivo, lungo di secoli.

vorrei si percepisse la sensazione urticante che a tratti mi pervade, a ripensarci ora. e sono certo non sia solo una versione particolarmente nevrotica dell'autocritica con cui mi piace baloccarmi. credo sia necessaria un grande lavoro di fregamento e abrasione dello status quo. come quando si prende un oggetto particolarmente incrostato di ruggine, articolazioni e snodi sclerotizzati da rimettere in movimento.

non importa se io non agirò mai in un certo modo. c'è l'ignavia a lasciar correre certi comportanti, digressioni, considerazioni in quel che ci capita di relazionarsi. c'è il tappeto multiforme dell'osservare, parlare, raccontare, pensare. che si può fare in un modo sottilmente prevaricante, oppure decidere in modo diametralmente opposto. è dai dettagli che si sostanzia un hombre vertical.

coraggio maschio. le consapevolezze delle donne, che si tramanda anche in quelle più giovani, capisco possa frastornare. mette in discussione un elemento fondante, per quanto noi maschi non ce ne siamo poi così accorti. e sarà mica anche che ci si senta un po' spiazzati, col pensiero giù in fondo, di chissà che ci capita se le donne prendono consapevolezza. e la spigolosità, la nettezza, e financo l'incazzo di molte di loro è la reazione di un discrimine collettivo subito. è la coscienza collettiva della sorellanza che alza la voce e infiamma i cuori. noi maschi ce lo siamo piuttosto meritato, collettivamente.

se ci pensi bene qualcosa di quel privilegio ci è scappato fuori e ne abbiamo più o meno goduto, più o meno in consapevolezza fosse un privilegio. coraggio maschio, non nasconderti dietro il dito delle manchevolezze di alcuni comportamenti di alcune donne, tanto o poche che siano: è un riflesso, un vellicare istanze patriarcali, forme meno nobili di difesa, che fanno peraltro leva su alcune coglionaggini mascule. il problema della violenza di genere e della discriminazione non sono loro. loro le subiscono.

coraggio, maschio. sono sicuro che puoi comunque migliorare. se riesci ad non fermarti ad un ovvio "occhei, tutto bellissimo, ma ora basta parlare di patriarcato e cose simili, avete rotto i coglioni" hai già fatto il primo, importantissimo passo. anche in nome, in memoria, in rispetto di tutte coloro che non ci sono più. tutte coloro che hanno subito violenza, discriminazioni, prevaricazioni, molestie di qualsiasi forma e declinazione.

coraggio maschio, ce la si può fare. non sarà per nulla semplice, ma è fottutamente necessario. che in un mondo di donne e di [compiutamente] uomini [e tutto quello che - vivaddddio - fluidifica in mezzo] abbiano un gran bel bisogno.

 



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