Saturday, March 27, 2021

arroganziamenti e dintorni [forse è un'altro pezzo della lunga psicoppia multiripartita etc. etc. etc]

stamani, alla radio, vi è stato un microfono aperto condotto dal bacchetta. tema: l'arroganza. un po' perché al micser c'era il bacchetta, un po' perché son categorie complesse, ho pensato potesse venirne fuori una sorta di seduta autoterapica di gruppo. in parte è stato così. come sempre non ho telefonato mai telefonato - è un tuttuncomplessodicose - non ho mandato sms come facevo ogni tanto - ora non sono più nell'offerta smartfonifica. insomma, come al solito ho ascoltato. a volte commentando ad alta voce, con matreme a chiedermi: con chi stai parlando? molti i contribuiti degli ascoltatori. è arrivato un po' di tutto. tipo. non mettiamola giù che l'arroganza è di destra e la tolleranza è di sinistra, che è una minchiata. mi arrogo il diritto di essere arrogante con gli arroganti. vorrei una poesia di francesca carla [questi la capiscono solo i feticisti della radio], quindi francesca carla che telefona e chiede le sia spiegato un passo di seneca sugli arroganti. quindi l'intervento perla di un'ascoltatrice che denunciava irritata di due episodi di arroganza recenti a sinistra, tradotti in due casi su cui lei non era per nulla d'accordo: la posa di una ministra in una foto, il riassunto [non esattamente esaustivo, avevo letto il pezzo] dell'amaca di un noto opinionista preteso radicalscic. intervento che mi è sembrato arrogante, peraltro.

insomma. a volte in un microfono aperto arriva il contributo che dici: cazzo, avrei volta pensarla io una finezza del genere. stamani non è andata così. suvvia, capita.

però ho pensato per come la stava conducendo il bacchetta si stava avvicinando ad un mics di ragionamenti che mi gironzola in testa da un po'. peraltro sarebbero anche dei tentativi [vani?] di far prendere un po' d'aria al blogghettino. nel senso di non far sì sia solo un'elencazione sgarruppata di sgarruppatissimi pensieri intimi. poi ovvio ti leggono in tre. quattro, via. insomma. è la storia della psicopippa multiparipartita. che è talmente ripartita che devo aver scribacchiato tre-quattro post in dieci mesi. un bel groppo di pensieri che in effetti non son mica riuscito a filare e stendere come avrei desiderato. tanto più intorcigliati in una cifra che non riesto a dipanare. anche per il flusso coscienzoso che mi prende. o almeno così mi pare.

quella lunga psicopippa multiripartita avrebbe dovuto finire con considerazioni sull'arroganza, specie nella comunicazione. o forse passarci, tappa obbligata, per poi proseguire.

in quei pensieri intorcigliati intravvedevo un degradarsi dell'intelligenza collettiva [almeno] dell'italico stivalone. la poca cultura e l'ignoranza che va al potere, esticazzi l'ignoranza e la poca cultura. il revanscismo di quelli presi per l'orecchio [figurativamente] dai prof, quelli cui stavano sui coglioni i secchioni. così che capita di un'arroganza che diventa la cifra stilistica che va per la maggiore. specie se al potere ci vanno - mediamente - persone ignoranti, con poca cultura e poco preparate.

è un bell'incontrarsi di arroganze. perché il potere reca seco un potenziale generativo di arroganza come poco altro. forse è fatta giù col falcetto. ho fatto due ettiemmezzo, lascio? però. se chi detiene una qualsiasi forma di potere non vi arriva per una qualche forma di autorevolezza - autorevolezza, non autoritarismo - di correttezza e merito - nel senso più ampio ma non per questo fantasiosi dei termini - percepirà sempre - sempre - un fianco scoperto. che ne sia consapevole o meno. e come si difende il fianco scoperto, visto che da lì potrebbe venire chi ti si vuole 'ncular, 'ché cumannari è megghiou ca futtiri? dissimulando bastioni imprendibili: con l'arroganza e via via via più su. figurarsi se al potere ci va chi si è fatto punto d'onore di esaltare la mediocrità della gggggente comune. che peraltro è un talento pure quello. ma non devi applicartici. non serve studiare, non si deve imparare, non ci si deve applicare. quindi - mediamente - con meno possibiltà argomentative, che non sia la propaganda che titilla la pancia. e se si hanno meno capacità argomentative hai voglia ad esercitare la retorica per dare sostanza alla bontà delle tue idee, delle tue azioni. mica le geometrie perfette di una perfetta azione di contropiede. ci si difende buttando la palla in tribuna. in maniera arrogante, appunto.

gli ignoranti al potere. non possono che essere arroganti. anche se potere vuol dire un sacco di cose. mentre arroganza si declina in maniera mica tanto variegata.

io sono sempre più in fissa, o forse semplicemente convinto, che gran parte di queste disfunzioni relazionali siano intrecciate con la comuncazione e con il linguaggio. intrecciate come i rami del kiwi prima della potatura. e con la reiterazione di certi linguaggi, o dai contesti che ne favoriscono alcuni e non altri: bam, si fa il danno. continuo a farla giù a fette grosse. ma credo che il vaffanculo, la rottamazione, e ruspa siano declinazioni diverse di una medesima visione. con la stessa lente gravitazional-linguistica del modo di intendere di come si alimenta la propaganda. che è anche il modo di arrivarci e di intendere il potere. e più o meno  inevitabile diventano di moda. senza ci sia per forza una qualche forma di indottrinamento. ci si indottrina - mediamente - facile. aggiungo qualche fettazza grossolana da accetta con il filo della lama da molare. è un periodo dove - mediamente - non siamo così felici e fiduciosi. lo siamo via via un po' meno da qualche anno. figurarsi in questa rumba shit-pandemic. aggiungo. quanta comunicazione, quanto confrontarsi, variegamente argomentativo, viene veicolato con mezzi che tolgono l'altro dalla nostra prossimità interlocutoria, lo disintermediano. e le stesse modalità tendono a darti una possibilità di risposta rapida, di fatto immediata. è un bel combinato disposto. tipo ungere le suole di cuoio con dell'olio motore e mettersi a guidare. facilissimo scappi via il piede dalla frizione. metti stai discutendo con uno che non vedi, non senti, non ci parli, e puoi cantargliene in modo immediato se qualcosa di lui non ti convince. metti che a lui capiti la stessa cosa, a parti invertite. quanto ci vorrà a scatenarsi l'incazzo. e quindi l'insulto. cui seguirà ancora più incazzo. e le arroganze di quando si perde la lucidità razionalisticheggiante. frenali tu, adesso, gli insulti. eppure, accidenti, io non sono d'uso apparecchiare questo mood ideale per poter tirar fuori tutta l'arroganza che, giuringiurello, mica sono così, di solito. sarà l'esasperazione, forse. però poi il fastidio arrogantoso che si appiccica e levalo tu, se sei buono. oppure ti ci abitui. e diventa l'approccio via via sempre più normale. il linguaggio che determina la realtà anche di quanto si può diventare - o ci si può scoprire - arroganti, prima che stronzi.

quindi sì. credo che il bacchetta oggi l'abbia indovinata, proponendo quel microfono aperto. almeno, dal mio punto di vista. che ho la sensazione soprattutto di modi di porsi. mediamente più arroganti di quel che succedeva prima. soprattutto di leggere di modalità [più] arroganti. ma non solo. e mica necessariamente da satrapi in minatura più o meno ignorantelli. no. no. anche di gente che ogni tanto genera sprazzi di quell'unica [sana] invidia mi concedo: l'avessi potuta pensare, argomentare, scrivere così prima io quella cosa che ha tirato fuori costei o costui. poi ci sarebbe tutto il capitolo interessante, per dinamiche psicanalitiche collettive, dell'umanità variegata telefona ai microfoni aperti della radio. ma io ho studiato altro. e già fatto giù un bel po' di fettazze grosse e spesse. e poi devo pur finirlo 'sto post.

e a proposito di finirlo c'è la chiosa finale, inevitabile, sul fatto siano percezioni mie. la storia della sensazione di arroganza sempre più diffusa, dico. può essere che mi sia davvero indebosciato o infighettato, o un misto delle due cose. sarà l'età. saranno questi tempi nuovi complicati [per tutti]. non saprei. veramente. di certo provo un più che discreto fastidio. con una conseguenza, tra le tante, ed un piccolo paradosso.

la conseguenza tra le tante è che così tendo a rititarmi. per tutte le ragioni indebosciatorie o di stanchezze più o meno diffuse, più o meno strutturali. solo che così lasci le praterie, campo libero agli arroganti. ed è una questione non esattamente semplice da gestire.

il piccolo paradosso è che la percezione penso capiti per le consapevolezze di me che ho finalmente più o meno consolidato. che quindi mi è chiaro come e quando son stato arrogante, financo perché. e come e quanto ora non serva più lo sia. al netto possa passare per spocchia, ma in fondo sticazzi se passa per spocchia. e al netto del fatto mica è detto non mi scivolerà mai più il piede dalla frizione. anzi. non sono arrogansssfriiii, magari lo fossi. mica per altro. perché credo che alla lunghisssssssima, uscire da questa modalità sia un passo avanti mica da poco, per tutti. quasi contronatura. o forse è la direzione che la natura - qualsiasi cosa sia - ha pensato per noi. la cosa complicatina è che ora se ne accorgano abbastanza persone viene lunga. molto lunga. oltre al fatto che in qualche modo gli arroganti bisognerà trovare il modo di neutralizzarli, senza arroganza. però di tempo si troverà. magari non noi specificatemente contestuali a questo blogghettino. ma sticazzi. siam mica così speciali. e ci sarà sempre un futuro dopo di noi. però qui si è già nel contesto della psicopippa evanescente. da magnifiche sorti e progressive. meglio andare a dormire, ora.

No comments: