Saturday, November 13, 2021

post complesso /1 [piuttosto editato, peraltro]

mi è sovvenuta questa psicopippa.

che è partita da un anniversario, un po' particolare: il decennale delle dimissioni di quello coi capelli di kevlar. lo ricordo perfettamente quel giorno. ed il senso di liberazione che provai, forse financo gioia. ero davvero convinto che il peggio era passato. non sarebbe più tornato, e che non potesse mettersi che in qualcosa di meglio per la travaggggghiata situazione italico-politico-peracottara. [poi vabbhé, per tuttuncomplessodicose quell'anno è stato permeato da una specie di ubriacatura fiduciante. come se il tutto fosse ammantato di un'aura di cose che era suggestivo accadessero. naturalmente c'era di mezzo una donna. forse l'ultima per cui ho perso davvero la testa. in qualche maniera ricambiato. per quanto nulla di pratico, o fattivo: non sarei stato in grado, non saremmo stati in grado. però quell'anno è del tutto appiccicato di quel ricordo diffuso. peraltro lei è appena diventata madre. il padre, lo stesso compagno di allora.]

dicevo. il decennale di quelle dimissioni, e le speranze che si aprirono. inutile ribadire l'ovvietà non sia andata esattamente così. poi sì, lui non è [ancora] tornato. anche se adesso, il fatto non ci si sganasci dalle risate, usando in una stessa frase il suo nome e PdR, è un'inquietante intorcigliamento della storia, come se qualcosa finisse per ribaltarsi addosso a sé medesima. però è stata molto interessante ascoltare alcune considerazioni nonché l'analisi fatta alla radio. foriera di altre considerazioni tra me e me. uno dei punti di sunto è che, semplifico, il berlusconismo ha prodotto come azione-reazione contraria un antiberlusconismo, che è stato un coacervo di cose e globalissima foglia di fico per gran parte della politica [in senso ampio: quand'anche il dibattito, i mass media, le visioni di un paradigma alternativo]. è stato un gran calderone. e in tanti [troppi?] avevano ben poche altre idee per realizzare davvero qualcos'altro. ci si è cullati di antiberlusconismo, e morta lì. qualche carriera gemmata sopra. e poco d'altro di costruttivo.

semplificando un po' meno, e riducendo alla personalissima esperienza del sentito, non è che dal mio punto di vista bastava essere antiberlusconiani. ma quella per che era il desiderata, l'ideale dal mio punto di vista, non poteva significare altro che essere antiberlusconiani. vi era un nesso cauale per una visione del tutto opposta al modello di costui. ma il tutto non nasceva e non si fermava ad essere solo anti lui. per quanto alcuni dei girotondi li ho pure fatti io. mi è capitato anche di essere popoloviola. ma era in di cui inevitabile.

però è anche vero che, nel nome dell'antiberlusconismo e basta, qualcosa di anomalo ha cominciato a manifestarsi pochi mesi dopo. quando ho ritrovato persone [figurativamente] con cui avevo fatto girotondo, gridarmi in faccia [figurativamente] tra il sardonico, il revanscista e con un certo astio gridoso: sietetuttimortiiiiii, andateveneafffffanculo. tutti quelli che non erano come loro.

ma come? abbiamo girotondato assieme, abbiamo partecipato alle iniziative contro quello che chiamavamo satrapo usurpatore. ed adesso mi dai del pidiota [votato raramente pealtro] e tutto il campionario di cose che non capisco del tutto. quel che capisco è che siamo stati sotto lo stesso ombrello. però forse non c'era del tutto questo mutuo riconoscimento. non da quegli altri, sicuramente. che stava succedendo? forse il tanaliberatutti di quelli che non volevano più quello con i capelli di kevlar, oltre a non essere sufficiente, si rivelava essere disorientante. col rischio di creare ancora più confusione. forse si è sostanziata una riduzione irrazionale di un'istanza delle complessità del pensiero e del fare politico. uso riduzione irrazionale non a caso. come se un tentativo di semplificazione di un'istanza complessa fosse una riduzione con elementi che non sono razionali, tipo risolvere una frazione con numeri diversi da quelli primi. e così non funziona. accorgersi della complessità è capire che non basta [non sarebbe bastato, per chi lo capì perfettamente già alllora] essere antiberlusconiani.

al netto del fatto si sia smontato tutta l'aura di quell'anno [a suo modo un altro elemento di complessità relazionale], la delusione tra quelle aspettative e quello che è accaduto è chiara. ovvio, non basta stessimo sotto lo stesso ombrello, pensando di essere sodali con tutti. mentre avevamo solo un avversario comune: con motivazioni, istanze, sistemi valoriali non sempre coincidenti. ed in molti vi si sono adagiati. e si è persa di vista la complessità. che proprio perché complessa non deve sbattersi più di quel tanto per rendere intricato quel che può uscirne. che infatti ne esce bello complesso. e non siamo del tutto pronti ad affrontarlo. perché non ne abbiamo contezza, la visione.

ovvio che la delusione è lì pronta ad attendere. e soprattutto la cosa non si fa, appunto, semplice. quando non altri riverberi sono, di fatto, grossi cazzi: per tutti.

[in realtà volevo scrivere anche di altro. la psicopippa è più ampia. magari continuo in altro post].

[updt, della sera successiva: in realtà ci ho messo un sacco di tempo a scriverlo. continuavo a ciondolare il capo, sonnissimo et stanchissimo. talmente sonno da essere costretto a provare a ricordarmi cosa avevo pensato all'inizio del periodo, per chiuderlo, il periodo. chiudevo gli occhi per concentrarmi. e mi appisolavo per un attimo. io lo so che non devo mettermi a scrivere in quelle condizioni. quanto meno da completamente sobrio [non troppo sobrio et assonnato è molto divertente scrivere]. era una strage di refusi. e qualcuno può essermi ovvio ancora sfuggito. e soprattutto non è venuto esattamente come l'avevo in testa. evabbhé].

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