Thursday, September 15, 2022

post d'intermezzo settembrino. delle piccole contraddizioni che albergano. o forse mica tanto piccole [occhio, non l'ho riletto. refusi e imprecisioni a gaggggganelle]

la coerenza è un valore ontologico che possono permettersi i gggggiovani onusti di belle speranze e di ideali che scaldavano il cuore. io lo ero. però, da ingegnere, ho bruciato la mia laurea e col cazzo che vivo solo di parole. ma quello che cerco e che voglio non credo più sia nemmeno solamente quella cosa che si chiama amore. figurarsi l'unità. forse un po' di stima. e pizzichi di intimità. vabbhè, cazzo, sto già divagando.

io lo ero. appunto. e ci ho ben provato ad essere del tutto coerente. poi la vita è una pasticciata teoria dei grafi. e le cose si biforcano. e triforcano. si attorcigliano. e si ingroppano - nel senso che forma un gróp, un nodo: ehi, che avevi capito? quindi non è che proprio si abbandoni quel valore ontologico. è proprio un questione di cose che succedono. molteplicità che capitano. e quindi sei un po' di cose. ma anche il contrario. tipo il nastro di moebius. che non si può definire il verso. e che mi ero pure imparato la formula analitica che lo definisce.

quindi sono un bell'elenco di contraddizioni. ed in fondo anche un po' stigrandissimicazzi. figurarsi se mi metto a scioglierli 'sti gróp. già è faticoso mantenersi vivi - a volte meno. a volte un po' di più. e poi vale l'assioma dell'amico luca. quando gli dicevo che provavo a stirar alla bell'è meglio le camicie. giusto per dar un minimo di senso d'ordine. e lui, argutamente osservò: masssssì, il minimo indispensbile. anche perché le indossi, ed ora che sei al portone in fondo alle scale già un po' si sono sciupate.

quindi. tipo.

sono sempre più fottutamente attratto dalla cultura ebraica. e tutto quegli strati millefoglie di sintesi che ne ha fatto essere un popolo che è stata diaspora. e quindi disperso nel mondo, cittadini del mondo, popoli delle nazioni in cui vivevano, e popolo che si crede eletto. e tutti sincretismi dal tratto comune che ne è venuto fuori. sono agnostico, laico, razionalista scettico. eppure c'è qualcosa di magnetico in quella cultura, tradizione, essenza. però ho visto cosa succede nei territori occupati. ho percepito la determinazione spaventevole delle frange sioniste. piccole nebulizzazoni dell'arroganza, della paraonia da accerchiati israeliana. con la sensazione che lì, la pace, non ci sarà mai. e vinceranno gli israeliani. e quindi è naturale pensare: io sto dalla parte degli altri, anche se non mi sfugge non ci sia storia sulle abilità, le capacità, la determinazione. i soccombenti contro il meritco cinico. una cultura ultramillenaria che ha declinato in una maniera da lasciarmi a tratti incantato contro il desiderio di audodterminazione di un popolo quasi lasciato andare a sé stesso.

da giovane ero pacifista senza sé e senza ma. facile farlo nell'acme della sbornia economica, in un mondo [quasi]cristallizzato in blocchi, ma quando si vive nella parte più ricca e libera. mi definivo anche non-violento. che in effetti quelle due volte in cui mi son trovato a far a botte è perché di fatto le ho prese. sono stato obiettore convinto. anche se di fatto l'obiezione non esiste più quando ti fanno la legge che regola il servizio civile. quindi ben prima che lo stato mi riconoscesse quello status giuridico. di tutto questo non è che sia svaporato tutto, neh? quando conobbi il mio nonno putativo, mi disse: occcchei, sei contro la guerra. e che avresti fatto nel '43, con i tedeschi e i repubblichini? ora. non so quanto, come, se, perché abbia senso equiparare la lotta partigiana contro i nazifasciti con la difesa degli ucraini contro gli invasori russi. [eserciti contro eserciti. non popolo contro popolo]. e tutti quelli che discettano sul discettare della discettevolezza delle eventuali differenze, credo piscino fuori dalla tazza. e se sono autorevoli allroa: si tratta di autorevoli minzioni, la cui parabola non viene convogliata all'interno della ceramica, indi al sifone di scarico, indi ai sistemi di fognatura. credo vadano sostenuti ed incoraggiate le voci che nei due paesi, provano a prendere posizione contro la guerra - in russia, intuisco, sia quel cicino più complicato farlo. i fautori della via negoziale alta. coloro che ci mettono la faccia, il cuore ed anche il culo per testimoniare quegli ideali. da una parta di minoranza, ma comunque di avanguardia per far sì nasca nuova umanità. anche per questo io non riesco ad essere d'accordo sull'invio di armi all'esercito ucraino [si noterà che non ho scritto: sono contrario all'invio di armi]. perché questo significa:

  • alimentare un conflitto;
  • assicurare un canale importante e fondamentale per il contrabbando [lo afferma pure l'interpol, peedddire];
  • scaricare i magazzeni delle aziende produttrici, acciocché possano riempirli nuovamente;
  • sostanziare  quel paese come alle dipendenze e volontà dei paesi egemoni del blocco occidentali. o meglio: la classe dirigente, espressione a tutela di certi potentati economici [miiiiinchia, che tirata pre-antimperialista].

e questo è bellissimo, da un certo punto di vista.veppure, pragmaticamente, significa che se così non fosse, è decisamente probabile che da qui a qualche settimana l'esercito ucraino debba arrendersi. e far sì che l'esercito russo possa completare una occupazione più o meno piena. e minchia, anche su questo non riesco ad essere d'accordo. non che non stimi e appoggi, moralmente e col cuore, chi rischia il culo in nome della risoluzione dei conflitti in maniera non violenta. però, pat-pat sulle spalle al principio di realtà: il 24 febbraio, cosa si sarebbe potuto fare? quale capacità di interdizione i pacifisti? ed un mese dopo? e sei mesi dopo? io vorrei, che banalità a sottolinearlo, che la risolzione del conflitto, di quei conflitti avvenisse ora, un mese fa, sei mesi fa. ma visto che ora non si riesce: come la mettiamo? basta armi, ed ostare a tutto quel che ne discende. o basta a quella difesa - compromessa, violenta, incarognita quanto si vuole, ma pur sempre difesa di uno stato sovrano - e mollate il colpo a quel punto di acculzione di merda, rogna e carognità del ditttore russo? io, a tutt'oggi, questa dicotoia contradditoria non riesco a risolverla.


comunque.

ne avevo ben in mente altre. solo che sono andato giù sproloquiando lungo. magari ne faccio un altro.

prima però una contraddizione di un paio di righe.

forse - forse - mai come ora credo di essere pronto per un qualcosa che somigli ad una relazione. mi è plaga da comfort zone la solitudine nel 85% del tempo che mi godo, libero.

non rileggo. lascio che i refusi stiano in panciolle, le imprecisioni grammaticali facciano la ola. e pubblico.

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