Saturday, December 24, 2022

psicopippanataliziente [piccolina, suvvia]

[updt. a mo di postfazione. che però metto all'inizio. in perfetta coerenza con quello che è sproloquiato qui sotto, oggi venticinquedicembre ha vinto il fottuto natale stronzo, come ai bei tempi, quando mi menava sodo. e mi sono levato dal giro. un po' barzotto. con il piccolo timore non si ricordassero di me. così il telefono è rimasto spento. insomma, buon natale anche mica tantissimo. per quanto non è andata male. non sei abbastanza triste per stare di merda, non sei abbastanza garrulo per viverselo sereno. sì. oggi mi son sentito solo. anche se, alla fine di tutto, vale l'ineluttabile massima: comunque, anche quest'anno, il natale cielosemolevatodarcazzo. ora, nel caso, si può leggere in maniera anticausale il post].
 

ogni natale, ormai, non riesco a non pensare all'amico itsoh, alla sua fottuta intelligenza fuori dal comune, ed i suoi bias che un po' mi intimidiscono e che lo obnubilano. è sua l'osservazione, che ripropongo, della parte molto immanente, cattolica [nel senso di universale], costruttiva dell'annuncio dei [cosidetti] angeli ai pastori [molto impastati di terra ed irrilevanza nella scala sociale]. gloria a dio nell'alto dei cieli [evabbhé, chi ci crede], e pace in terra agli uomini di buona volontà. cioè, in potenza, molto coinvolta un sacchissimo di gente.

così come coinvolgente è il natale. anche per i laici, dubbiosi, scettici e tutto il cucuzzaro da tirar dentro la totalità dell'umana gente. perché c'è di mezzo una nascita. e la nascita non lascia mai indifferenti. abbiamo tutti un po' di ossitocina secreta [nel senso che una qualche ghiandola nel corpo la secerne]. che poi quella nascita sia da vergine, che quello sia il figlio di dio venuto ad emendarci dal peccato originale è un dettaglio. senza voler offendere - sperabilmente - la sensibilità di nessuno. ma è pur sempre una creatura che viene alla luce. e la cosa non ci lascia come se non ci fosse. financo, soprattutto, quelli che asseriscono di farsi scivolare addosso la cosa, o maramaldeggiano i festanti.

[i destrolegofascifratellastritalici vogliono imporci a festa parimenti importante l'annunciazione. che è per pochi, per chi ci crede e tutti gli altri si entusiasmino per. battaglia di retroguardia e per un cazzo cattolica [nel senso di universale]. la puntualizzazione l'ho letta in una amaca di michele serra. saccheggio suggestioni altrui].

mentre il natale occupa questo periodo, immarcescibile. e poi è nel pieno dei giorni meno luminosi. inizio inverno. un mood collettivo che coinvolge e/o travolge, che si autoalimenta con - spesso - lo sputacchiare di taluni che discettano: non mi avrete mai più. oppure chi è coinvolto di più come momento di passaggio importante. dove la solitudine sembra ancora più emarginante. la malinconia più lancinante. per non dire del dolore di figli senza più genitori [dovrebbero vietarlo il natale senza la mamma - mi buttò lì, una volta l'amica rospia], o peggio - se c'è una classifica di inspiegabilevolezze - di genitori senza più figli, come il più inaudito dei natali concepibili.

questa sorta di amplificatore, dilatatore, espanditore di sensazioni ed emozioni. specie quelle meno dolci. [chi aspetta una creatura, un gesùbambinopiccinopicciò, o chi vede l'entusiasmo delle creature vince facile, non conta in questo post [l'amica rospia è felicissimamente madre, intuisco una gioia importante far vivere [anche] un bellissimo natale alla sua creatura]]. il natale, insomma, ti fotte. molto più innocua la pasqua, per forza in primavera, paradossalmente molto meno cattolica [nel senso di universale], roba per quelli che ci credono davvero. oppure sentita e vissuta a nuotatori d'altura delle emozioni interiori belle pompate ammmmille. tipo me, e il coinvolgimento delle campane che si sciolgono a festa.

io me lo ricordo quando entrai in rotta di collisione importante con il natale. avevo sedici-diciassette anni. ero quasi alla fine dei giri parentali con matreme di là del lago, roba che mi aveva sempre profumato come tradizionalmente legato al fatto arrivasse qualcosa di regaloso. non coglievo ancora il disagio di matreme nel tornare a ridosso dei luoghi nativi, e tutto il portato dell'infanzia, adolescenza, gioventù e lutti successivi che ammantavano quei posti. più bigotti che ammantati di piccola borghesia, peraltro incazzosamente solo anelata. però quel pre-natale colsi la presenza di quei ragazzi di colore, a vendere paccottiglia fuori dai negozi, dove i bravi cattolici prealpini uscivano pieni di paccottaglia carica di lustrini. mi accorsi di colpo di costoro, che ancora non chiamavano immigrati, clandestini, irregolari o para-razzismi simili. mi accorsi di loro e pensai che cazzo di natale potevano viversi, più o meno solitari e lontani da casa, un po' rejetti, un po' chissà dove e come abitavano. mentre io sarei andato a gioire[?], per qualche fugace momento, dei doni da spacchettare arrivati a me.

e lì si impastò un bel mics. vuoi il travolgimento empatico [c'è sempre più o meno stato. non è che per questo sono più debosciato o migliore della media. c'è. e me lo tengo. al limite è da gestire per evitare mi soverchi in determinati combinarsi di condizioni]. vuoi l'entusiasmo giovanile e la sensazione tutto ti sia possibile e possa venirti. vuoi la necessità di alterità per strutturare la mia individualità [da qui la fascinazione per l'amico daniele, ancora più altero e fuori dal coro di me]. vuoi la morale cattolica in cui ero immerso a mia insaputa.

quindi venne questo improvvisa e lancinante malinconica contezza. provai una sensazione di profonda ingiustizia perpetrante, cui avrei voluto porre rimedio, perché in fondo mi sentivo un po' in colpa, quindi che cazzo di senso aveva il senso per forza felicitante del natale. era un bella spruzzata di incoerenza. ma tutto quello che riuscivo a fare era lasciarmi prendere da questo sconforto un po' [già] nevrotico, un po' sturmunddrang, un po' struggente. prime psicopippe e poco fare.

da allora non è che abbia smesso di fare a sportellate con il natale. uscendone, ovviamente, ogni volta piuttosto sconquassato, e vorrei anche vedere. i miei incasinamenti vaniloquianti con quella corazzata  solida e ben rodata. fortuna durava poco. poi il natale se ne andava, con tutta la sua retorica da semo tutti cccchiuùbbbuoni, le sue pubblicità sfavillanti, i suoi film che lì dentro al fin tutto si conclude bene dopo vari travagghi emozionali, i suoi riti ecclesiastici, la sua neve che col cazzo ormai nevica a natale da mo.

vi è da aggiungere che nel mentre io non mi aiutavo. la serenità che era ben lunga da venire. le relazioni che figurarsi andavano dove sognavo andassero [secondo paradigmi sociali e anche piccolo borghesi]. le realizzazioni che proprio non mi completavano per nulla. e poi sbattere, improvvisi e musata dolorosa, con il fatto che il natale può venire poco dopo un lutto, ed il primo natale è quello peggiore. anche scoprendo che fanculo tutto il litigarci prima, con il natale.

però rimaneva sempre quella sperequazione. che il mondo è un posto bell'onusto di storture, ed ingiustizie, dolori epocali e traumi personali. che a natale non è che siano più insopportabili. è che forse quella contraddizione è solo un po' più eclatante.

solo che ci sono arrivato un po' più tardi. anche grazie all'appunto dell'amico itsoh, e la declinazione immanente dell'annuncio dei [cosidetti] angeli. uomini di buona volontà [che poi c'è il gancio con l'ottimismo della, a contrapporsi al pessimismo della ragione [cit.]].

è che se non fai pace con più o meno te medesimo, poi ovvio continuerai a far più o meno a botte con il natale. rischiando di fare sempre la fine di quello che le prende di più. e disperdendo un sacco di energia con cui poi, magari, la metteresti pure in atto la buona volontà.

io non so se ci ho fatto pace abbastanza del tutto. almeno evito di caricare e mostrarmi con la faccia incazzosa, che poi al natale sai quanto possa fare un baffo. ci sono cose che mi pungolano ancora, ovvio. sento a tratti quella malinconia forse rassicurante. o di una felicità [o quella roba lì] che gira attorno, ma che non riesco esattamente ad afferrare. però almeno ho smesso di sentirmi in colpa. che non significa dimentichi le contraddizioni, tanto più ora con lo spirito del natale a volteggiarci sopra. ma so anche che smettere di litigarci con 'sto cazzo di natale aiuta a starsene sereni. che è un bel regalo a ricordarmi dei miei privilegi. che poi se gli altri [apparentemente] più privilegiati non se ne rendono appieno conto, non è un buon motivo per non vellicare i miei.

dismettendo il giudizio. che è una bella condizione necessaria per essere uomo di buona volontà.

le sperequazioni esistono. certo che esistono. e figurarsi che ci sarà pure qualcuno che, oltre a glorificar iddddio nell'alto dei cieli, non se ne dimentica. e si adopererà per far qualcosa ed essere pure lui un uomo di buon volontà. come provo ad esserlo io - faticosamente e sgarruppatamente, nella mia laicità agnostica ed una personalissima spiritualità, e sticazzi se moderatamente eterodossa.

tecnicmente è un bell'invito che più cattolico [nel senso di universale] non c'è. a farne ciascuno il suo pezzo, grande o piccolo che sia. qualcosa ne verrà fuori, piccolo o grande sarà. mica finisce con noi. c'è stata tutta una porzione di umanità di buona volontà. ce ne sarà ancora. è tutto un'evoluzione dell'intelligenza collettiva. neuroncini molto buonivolonterosi. che il natale può pure andarsene afffanculo. ma poi ride sotto i baffi, perché è quel vuole pure lui. visto che si fa annunciare da quell'esortazione dei [cosiddetti] angeli. che poi ci sia qualcuno a prendersi la glorificazione nell'alto dei cieli, al natale, gli importa fino ad un certo punto. guarda la declinazione immanente, che ci si adoperi per la pace in terra: che c'è un sacco di lavoro da fare ancora. minchia se ce n'è. talmente tanto che vien da scoraggiarsi. per questo la volontà deve essere buona.

intanto faccio sempre più pace con me medesimo. e mi metto di buona volontà. siamo tutto un divenire, tutti.


[e già che ci siamo, un presepIO, contro il patriarcato]


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