Friday, January 6, 2023

inconsapevolezze di latinloverismi

erano tre sorelle. la mezzana l'ho sempre trovata di una bellezza magnetica. non che non si somigliassero. ma la mezzana aveva quel non so che, che dovevo abbassare lo sguardo dall'imbarazzo di farmi sgamare.

il paese è piccolo, ma per anni non mi sono accorto di lei. da una parte la mia partecipazione claustrale uterino-oratoriana, che la mezzana non frequentava, con il prete e un'altra adulta a sabotare la mia sfera affettiva - probabilmente con l'inconsapevolezza di tutte e tutti, la mia di sicuro. dall'altra la mia ossessione compulsiva verso un paio di personaggi [mica contemporaneamente, ovvio], oltre un paio di altri innesti temporanei [mica contemporaneamente, ovvio]. una delle compulsioni ossessive ci ha anche messo del suo: le titillava l'ego il fatto la corteggiassi zerbino e la desiderassi, ben sapendo che mai mi si sarebbe concessa. poi dice che alla fine si sentiva l'epigono della rejezione erotico-sentimentale.

e quindi niente. ad un certo punto mi accorgo che c'è questa ragazza, che figurati se avrò mai il coraggio di parlarle o di immaginare chissà che. a dire il vero non era l'unica. al paesello ce n'erano un altro paio. per cui provavo un'attrazione totalmente irrazionale. ma lei, intuivo, avrebbe avuto financo cose da dirmi.

erano anni di passaggio e di ridefinizione. il prete che se n'era andato, la partecipazione claustrale uterino-oratoriana che svaporava. quindi la tensione dentro che mi avrebbe portato all'apostasia, all'agnosticismo. finita l'università, cominciare a lavorare e costruirmi un futuro. quel momento in cui si dovrebbero mandare al massimo i motori, in principio della pista di decollo, dare il la al rullaggio e spiccare il volo. e invece mi sentivo piuttosto sbarellato dentro, a cominciare dall'aver capito non me ne fregasse poi così tanto di fare l'ingegnere. anzi. non li ricordo esattamente come anni semplici e sereni. corcazzo.

e poi c'era il pungolo della compagna. anzi, a pagar il fio del paradigma sociale piccolo borghese: la moglie. la nuova ossessione era metter su famiglia, costruendo finalmente una relazione con una donna che non mi si negasse. cosa che da una parte desideravo ardente [in tutti i sensi, capiteammmè], dall'altra pensavo: ma ci sarà mai qualcuna?

in quel periodo sarei venuto via con poco. non dico la prima che passasse, ma quasi. avrei idealizzato la situazione e poi sarebbe successo quello che doveva succedere. scornandosi con il principio di realtà: gli amori eterni non esistono. si sarebbe trattato di prenderne coscienza, affrontandolo con intelligenza e maturità, oppure facendo naufragare il tutto, oppure -la peggiore delle tre - facendo finta di niente e mantenendo una facciata da separati in casa.

sarei venuto via con poco. ed avrebbe dovuto arridermi il caso: incrociare qualcuna con cui affrontare insieme il resto, intelligente e poco stronza. ma sarebbe stato solo una questione di caso. ero troppo rincitrullito ed ossessionato a cercare qualcuna che mi volesse bene.

ogni tanto, timidamente e quando si creavano i presupposti, provavo a sondare il terreno. la prescelta però intuiva il peso emotivo con cui caricavo il tutto. e si dava. ed io mi sentivo ancora più rejetto erotico-sentimentale. e più mi incaponivo.

poi ovvio che prima o poi uno finisca da odg.

con lei, con la sorella mezzana che tanto mi magnetizzava, nemmeno mai presi in considerazione la cosa. mi imbarazzava troppo, non la conoscevo così bene. e poi me la ricordo più o meno sempre già fidanzata. quindi figurarsi. facevo disastri con quelle libere. era fuori dal mio orizzonte degli eventi immaginare una cosa simile con una già accompagnata.

però nulla: ogni volta che la incrociavo, se già ci si riusciva a salutare, era sempre una specie di sguardo tra l'ammirato ed il perso, che nemmeno riesci ad intuire di iniziare il pensiero che possa essere. cose così.

credo che alla sorella più grande la cosa debba essere arrivata di sguincio.

la sorella più piccola invece se n'è andata, quando mai dovrebbe accadere. e da lì posso immaginare il riverbero di quel dolore contronatura, oltre la mancanza per sempre a delle creature. l'ho scoperto solo mesi dopo. con l'imbarazzo ex-post di averle magari incrociate, ignorando quel loro punto angoloso.

tutto questo di colpo tornato così prepotente alla memoria. l'amica sonia mi ha raccontato della combinazione che non ci fu. che la sorella mezzana si era ben accorta di me. e non solo. aspettava un mio cenno, una qualche mia iniziativa, un impeto proattivo. insomma: avrei dovuto fare.

ed invece non feci, per il semplice fatto mai avrei pensato di poterlo osare. troppo imbarazzato a sostenere quello sguardo. e quel suo fidanzato è poi divenuto marito.

quando l'ho sentito raccontare dall'amica sonia mi ha colto un moto di grande empatia verso quel me di qualche lustro fa, così scombinato dentro. non che adesso sia del tutto in bolla. però qualcosa nel frattempo - e per fortuna - è stato messo più in ordine. e non solo: con quel racconto è venuta anche una piccola botta di autostima, per quanto ex-post, che comunque non guasta.

poi è vero. non ci sono storie belle come quelle che non hai vissuto. e può anche essere che, presa confidenza con la fascinazione magnetica di quello sguardo, avrei capito che non era cosa. così come, ovviamente, avrebbe potuto capirlo lei: a regazzzzzzì, ma tu così contorto, complesso, intorcigliato mi sei? a pensar cose talmente alte, in modo così sconclusionato da non tener i piedi per terra, con quei periodi così lunghi, pieni di subordinate e senza usare le maiuscole dopo il punto? ma vaaaa a ciappà i ratt.

nel mentre mi è tornata in mente una cosa. un sospetto che ho sempre avuto su di me medesimo. capisco non sia la [auto]pubblicità più azzeccata, che poi è ovvio che le donne ti girino alla larga, alla fin fine. a meno che non siano follemente innamorate di me medesimo: dove la follia sta nel fatto si innamorino di me, intendo. [poi c'è la storia di quando sono fuggito io, ma a 'sto giro lascerei perdere. al netto del fatto ora non vengo proprio più via per un cazzo. ma filtro le persone manco uno snob aristocratico con la puzza sotto al naso]. 

ed il sospetto è che abbia una qualche carenza instintivo-evolutiva, che mi sfavorisce la stocastica. provo a spiegarmi, semplificando partendo dal "basso": io sono anosmico, non sento gli odori. se fossimo nel regno animale senza coscienza del sé, non avrei modo di capire quando è il momento di corteggiare una femmina. e quindi non mi riprodurrei. dal punto di vista evoluzionistico tornerebbe. crudele, secondo la nostra sensibilità di esseri con coscienza del sé, ma funzionale: la tara anosmica - potenziale - si fermerebbe senza correre il rischio di propagarla alla prole.

ora noi siamo qualcosa di un po' più strutturato, per fortuna. però, ecco, ho compulsato l'idea che non aver [quasi] mai capito certe cose, lasciato andare occasioni che tanto non mi vuole, sacrificato i rimorsi sull'altare dei rimpianti, fatto la figura dell'asino piuttosto che del porco, cozzato quasi volontariamente addosso situazioni improbabili per destrutturare la mia autostima. tutto questo è come una specie di carenza istintivo-evolutiva [una volta avrei scritto: tara sociogenetica]. tutta roba che non mi ha aiutato. e la stocastica ha fatto quel che è stata messa in condizione di fare, con molta più probabilità: cioè singol impertinente, con addosso a tratti la sensazione di incompletezza.

mi manca, ogni tanto, il fatto di non aver potuto crescere delle creature. ho fatto pace con la solitudine, tanto più che offre un sacco di possibili alternative [sarebbe scaltro sfruttarne qualcuna in più, ma è altro discorso]. però l'abbraccio di un'altra persona unica, che ci siamo scelti, ogni tanto desiderei mi cingesse. tanto più dopo il piccolo sconbussolamento di un paio di mesi fa.

tutto questo non è venuto non perché non sia fortunato in amore. perché la sfiga e la fortuna non esistono. e siamo persone fottutamente privilegiate a prescindere. tutto questo non è venuto perché ho messo i bastoni fra le ruote a me e al caso, senza saperlo [per un sacco di tempo] e senza volerlo [razionalmente]: carenza instintivo-evolutiva, appunto. non esattamente un mostro di abilità a costruire e gestire le relazioni, nessuna creatura da crescere. probabile avrei fatto qualche casino, come tutti i genitori. è ancora più probabile sarei riuscito a passar loro qualche suggestione importante, come quello che son riusciti a fare i miei, non ostante tutto. di certo ne sarei stato travolto sentimentalmente, come la cosa più unica da preservare e aiutare a farsi largo in questo mondo, moderatamente pieno di mmmmerda, ma pur sempre destinato a far sì sia un posto migliore.

l'amica sonia mi ha ricordato come mi sia dimostrato un latin lover inconsapevole. io non so dove finisca l'inconsapevolezza e dove inizi l'essere un po' rincoglionito e/o pirla. in fondo il confine è molto labile. ma non me ne farei troppo un cruccio. alla fine andò così e c'è poco da recriminare. anche perché serve a poco. molto più utile far tesoro anche di questo: che tutto concorre a farci un po' meno storditi o stronzi, se lo si desidera. quello sguardo magnetico mi imbarazzava. forse perché, in modo totalmente incosapevole, percepivo quel mio essere corrisposto: roba che forse mi spaventava, che non serve saperlo consci.

e quindi le cose andarono.

aver fatto pace con quella istanza è una gran bella soddisfazione. al momento solitaria, ma pur sempre soddisfazione. chissà che effetto fa condividerlo con un'altra.

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