Saturday, August 26, 2023

il partriarcato che ccciabbbbiamo dentro [mi è tornato in mente quello stronzo di essemme]

ogni volta ascolto gli aggiornamenti sui due stupri di gruppo provo, se possibile, un disagio sempre più importante. i tiggì sguazzano non poco su dettagli degli stupratori, da cui le idee vendicative che germinano nell'intimo. più che finir in quel gioco pruriginoso mi sommuove un pensiero di affetto doloroso a quelle bambine, a quella ragazza. i soprusi degradanti che hanno subito. il dolore, la paura, l'umiliazione che devono aver provato. lo strappo che è stato prodotto dentro di loro. l'idea di come il trauma le attanaglierà chissà per quanto.

provo disagio. deve essere l'eco del fatto di appartenere alla categoria dei maschi. non c'entro, però sono un rappresentante, e rarissime tracce di patriarcato me lo porto dentro. è l'essere il complemento oggetto di quella sensazione - sensazione neh? - che m'è parso di percepire - parso di percepire neh? - con l'[ex]amica roby: sei un maschio, di qualcosa ti devi vergognare, piccolo o grande, passato o futuro sia. non so dove finisca l'empatia ipertrofica e dove inizi il martellamento nevrotico di coglioni - coglioni, i miei, uso quella metafora. non lo so e non è così necessario capirlo fino in fondo.

e in questo titillarmi sul patriarcato che c'è pure in me - tanto o poco, passato o futuro sia - mi è tornato in mente essemme. essemme è una delle persone che più mi sta sui coglioni, nella personalissima topfaiv, forse topfriii. di certo il collega più stronzo con cui abbia avuto a che fare. non è un sentimento mi perseguiti, sento però che l'antipatia che provo per lui - tuttora - sia qualcosa di liberatorio. ho avuto delle bedvaibs su di lui piuttosto velocemente. non subito, ma ad una prima occasione ben fattuale. le bedvaibs più consolidate e disturbanti ne derivano. ancor oggi, che non si ha più a che fare con lui, ancora adesso mentre scrivo. un moto di anti-affetto lungo la schiena perseverante. la sensazione potrebbe fare la qualunque, al di qua del codice penale, per ottenere quello che ha in mente. forse qualcosa anche al di là, del codice penale intendo. in altri contesti ed in altri momenti avrei sollevato la polemica molto più platealmente di quel che è capitato. anche solo per dargli addosso. magari pure fottendomene ne sarei uscito ridicolizzato, se non perdente e pesto - sperabilmente solo in modo figurato.

essemme ed io siamo agli antipodi per la quasi totalità dei versanti. al netto di essere due maschi bianchi, probabilmente etero, probabilmente cisgender. il probabilmente è perché ho una ragionevole contezza solo per me medesimo. e la serenità verso le situazioni altre ne è rappacificante conferma.

mi è tornato in mente essemme. non è improbabile sia diventato pure genitore. è piuttosto più giovane di me, sposato da una spicciolata di anni. convolò dopo essersi conosciuti, lui ed io intendo, immagino che la consorte la conoscesse da più tempo. uno degli auguri di felice matrimonio meno autentici abbia mai pronunciato. forse avrei dovuto essere più coerente e non augurargli nulla. 

vabbhè. comunque.

non è improbabile sia diventato genitore. sarebbe oltremodo interessante fosse padre di una femminuccia. sarebbe cioè interessante chiedergli: ehi, essemme, ma te come la prenderesti se qualcuno, qualche maschio, tra qualche anno, dicesse di tua figlia come di una cagna? senza che peraltro lei abbia fatto nulla da doverselo lontanamente meritare. per il semplice fatto non esista ragione acciocché una ragazza, una donna, venga definita cagna. se non una [s]ragione che intende le donne meno degne. più o meno alla mercé del maschio, anche solo per permettersi di definirle cagne. è uno dei riverberi del patriarcato. nel definire cagna una donna c'è dietro un miscuglio di cultura retrograda, culto del sé, desiderio di sopraffazione che levati. e che mi fa decisamente schifo. e un po' mi vergogno siano i maschi - mai troppo pochi - a pensarlo.

come peraltro, essemme, probabile pensavi quando hai baldanzosamente e livorosamente scritto in quella chat di gruppo di colleghi - tutti maschi, ovvio. ti ricordi essemme? qualcuno scrisse di una collega, era appena stata assunta là dentro. scriverne non per elogiarla. e tu, dddammmblè: lei è una cagna. così, solo per una qualche ruggine pregressa.

come reagiresti, essemme, se dicessero così di una tua figlia? te la prenderesti, ti caricheresti di odio, solo perché creatura tua? o da quello shock riusciresti ad intuirne la portata perversa, da retroguardia culturale? la degradazione della percezione e considerazione della donna: la intravvedi? capiresti che, se la puoi definire come nemmeno più umana, i gradi di separazione a pensare ne si possa abusare non sono poi molti? ti si accenderebbe la lampadina sul fatto che è anche nelle necrosi degenerative della cultura patriarcale che si può concepire l'idea di stuprare una donna? e che si passa anche per il definirla cagna?

quando lessi quella chat ne fui turbato. da una parte non capivo come si potesse essere tanto stronzi. da un'altra mi sembrò tutto così coerentemente illuminante. era roba da lui, disprezzo misogino che stava nelle sue corde. ne parlai con un paio di colleghi, condividendo l'indignazione. non trovai tutta questa comunanza di percezioni. ne fui basito, forse perché non mi capacitavo non ne comprendessero la portata tossica. o non la trovassero poi così tossica. "in fondo è un bravo ragazzo" mi disse quasi imbarazzato uno dei colleghi, invero non esattamente maschilista, che mai l'avrebbe scritta una cosa simile, ma probabilmente anche lui coi piedi a mollo in quel brodo di cultura.

allora non feci molto di più, se non caricare a molla il mio bias verso costui. fui quasi tentato di fare la sbirrata e farlo leggere a chi, in ultima istanza, facevano riferimento. per dire: io a fare una sbirrata. [per quanto, là dentro, arrivasse ad eicharrr un'uscita del genere, si verrebbe licenziati. giusta causa, un buon modo per ostare le retroguardie culturali.]

mi è tornato in mente essemme e quell'episodio. roba smossa dal turbamento al pensiero di quelle bambine, quella ragazza. il contesto e brodo che ne ha fatto vittime del tutto incolpevoli. senza dimenticarmi di tutte, le troppe [una sola è gia troppo] occasioni ricorrenti, dove le donne non sono stuprate dal branco, ma uccise da maschi: assassini oltre che sommersi da un senso di inadeguatezza perversa, idea di dominio disumano, patriarcato purulento.

essemme ed io siamo fottutamente diversi. io vorrei espuntare i residui da pensiero patriarcale che ci ho dentro, da qualche parte. con tutta l'antipatia che provo verso di lui, comunque, gli augurerei: ho la vaga sensazione tu ne sia imbevuto in maniera satura, disintossicati! fallo per educare le eventuali tue creature. in maniera non faccia danni come - ho idea - abbia fatto in te. non proteggere le figlie, bensì educare i figli.

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