Friday, December 27, 2024

carceri

nel duemilaventiquattro si sono suicidati 88 detenuti. è quasi l,5 per mille della popolazione carceraria. il tasso medio in italia nel 2019 era 0,08 per mille. in carcere ci si suicida quasi venti volte di più. venti. per non dire degli atti di autolesionismo. per fare un raffronto: è come se dall'inizio dell'anno, nella mia hometown, si fossero suicidate 7 persone. se si fa un confronto con le località più piccole, dove magari ci si conosce un po' tutte e tutti, il dato emerge nella sua cruda fattualità. perché se nella mia hometown di cinquemila anime, dall'inizio dell'anno, si fossero suicidate 7 persone, un qualche dibattito, punto di attenzione, ragionamento, si sarebbe pur fatto.

invece sono carcerati. non dico: a posto così, ma quasi.

il tasso di sovraffollamento è del 132%. là dove dovrebbero starci 10 detenuti, ce ne stanno 13. 

dice: vabbhè, staranno un po' più stretti. eh. ma il fatto è che si sta un po' più stretti in un luoghi non esattamente ameni, confortevoli, coibentati, dove si può star al caldo d'inverno e al fresco d'estate. ed è comunque una media. se ci son posti dove son giusti, ce ne sono altri dove si sta quasi al doppio. 

dice: eh, vabbhè, il carcere sarà mica un albergo di lusso, se la gente ci finisce è perché se l'è ben meritata.

il fatto è che, se ce lo si è ben meritati, la pena sarebbe quella della privazione della libertà. che non è cosa così, da poco più che un buffetto. in milleventiquattresimi lo abbiamo sperimentato tutte e tutti, quasi un lustro fa. ce ne dovevamo stare in casa a causa di una pandemia. alla lunga non è esattamente una cosa piacevolissima. pur con tutte le comodità che, più o meno, ciascheduno ci aveva: serie tv comprese. e passarsela in un basso napoletano, non sarà stata la stessa cosa che in una casa spaziosa con ampio giardino [nel piccolissimo: matreme l'ha vissuta meglio di me. e va bene così].

la pena è la privazione della libertà: dirimente quanto semplice. tanto semplice che la capisce anche un parlamentare di forza italia, per dire. ogni aggravio è roba non degna di una civiltà giuridica matura. tutto quello che porta a qualsiasi forma di degradazione è una sconfitta, grande, piccola, dello stato di diritto. non c'è solo quello, ovvio: ma proprio perché sono persone detenute - private della libertà - per conto di uno stato, questo è più importante di quello che solitamente siamo portati a pensare. una qualche ragione ce l'avrà l'asserzione che vede direttamente proporzionali la dignità dei luoghi di detenzione dei carcerati, con quella dello stato responsabile di quelle carceri.

dice. eh, facile parlare così, te radicalscic della minchia, che non hai mai subito un torto tale per cui uno dovrebbe star in gattabuia. vediamo se anche a te, nel caso, non verrebbe voglia di buttar via la chiave. può essere, e non vorrei nemmeno verificarlo pragmaticamente. a posto così. ma il punto è che l'idea di voler buttar via la chiave può essere una reazione, comprensibile, di qualcuno che ha subito un torto, privata e puntuale. è quella più semplice. ma è una risposta sbagliata, in una visione collettiva e pubblica, prendendo come paradigma il convivere civile, regolato e rappresentato dall'istituzione che ci trascende. 

gli scellerati che ci governano vanno nella direzione abbastanza opposta. lo fanno per pungere la pancia delle persone, che non attende altro di essere punzecchiata. non lo dicono esplicitamente nei modi ufficiali e formali. ma è uno stillicidio iniziato un paio d'anni fa. qualunque problema per cui è prevista una sanzione o pena lo si affronta comunque in un modo: aumentandole. nessuna o pochissima prevenzione. fondamentale mostrare la maggiore severità possibile. illudendosi di dissuadere [ma qualsiasi studio serio puntualizzerà che l'aumento della pena non genera deterrenza], un po' per far la faccia inflessibile e pugnace, un po' per scaricare, quando capita, la questione nel carcere. in prigione, in prigione, e che ti serva da lezione. ovviamente facendo i forti con i deboli, più pisciasotto con i forti.

con le condizioni attuali è un qualcosa che si fa anticostituzionale di fatto: la pena e la detenzione deve essere rieducativa. con lo stato delle cose è un modo per scaricare un gran numero di ultimi. per quanto mica non lo sappiamo che là dentro non abbondano i galantuomini. ci sono terroristi, mafiosi, omicidi [tra cui autori di femminicidi], violentatori e abusanti di minori, spacciatori, ladri, violenti. oltre una grande quantità di umanità che è finita abbastanza in basso nelle varie scale sociali. ed il carcere è un posto che ci mette del gran suo per sostanziare, dandogli luogo, i gradini più bassi della società. da cui è piuttosto difficile risalire [eufemismo].

gherardo colombo [uno per cui lo stato è piuttosto in debito di riconoscenza, per quel che ha fatto durante la sua carriera] si dimise qualche anno fa dalla magistratura. l'ho sentito più volte ribadire che la scelta fu dovuta anche al prendere coscienza di come il carcere non sia la soluzione, che andrebbe abolito. mi piacerebbe ascoltarlo motivare una presa di posizione così netta. non so se giungerei ad essere appieno d'accordo con lui. di sicuro approccia alla questione in maniera diametralmente opposta ai figuri che ci governano. ribalta il punto di vista della stragrande maggioranza delle persone per cui è sacrosanto l'occhio per occhio. quindi, tecnicamente, propone idee che fanno progredire l'intelligenza collettiva, strutturano in meglio l'ethos civile. e di conseguenza porta a ri-umanizzare chi là dentro ci è finito: sia per motivi strameritati, sia come effetto di bordo della compulsione sempre più castigante, sia per rimpalli che possono avvinghiarti quando si finisce ai margini della società. è pur sempre umanità. che ha sbagliato, che può aver fatto soffrire persone che proprio non lo meritavano. ma umanità rimane. e negarne dei pezzi, di umanità, non restituisce comunque giustizia alle vittime.

far finta di dimenticarsene, collettivamente, è scartare parecchi passi indietro. che fottasega agli inetti che ci governano è una plastica, inevitabile conseguenza. quando non una perfida volontà di bassa propaganda.

dice: com'è 'sta cosa che ti interessa di carceri, per quanto in un post della minchia. in fondo a te, che te fotte delle condizioni dei carcerati? stattene col culo al caldo e goditelo.

non ho una risposta precisa. forse è la storia che in gran parte è umanità che sta sul fondo, ci è finita, e non la risale mica tanto. forse è una forma di ingiustizia che non ripara le ingiustizie che costoro hanno provocato, grandi o piccoli che fossero. forse perché, col culo al caldo, viene più facile alzare lo sguardo dal proprio ombelico. e si vede anche questo.

cose così.

[se poi qualcuno volesse leggere cose scritte meglio c'è il report di fine anno di antigone]

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