Monday, December 30, 2024

parole/2

il mondo non è messo benissimo. che roba assertiva, neh? temo reggerebbe a svariati tentativi di smentita. poi, ovvio, è sempre una questione relativa. potrebbe andare molto peggio. come e quanto ci sarebbe solo da sbizzarrirsi. però il mondo non è messo benissimo. vero. mondo è un po' vago. oppure lo si può declinare in molti mo[n]di diversi. così diventa un poco meno vago. poco, ma almeno non è tutto e nulla assieme.

mondo come la nostra civiltà occidentale. mondo come gli altri mondi che bussano, knock-knock, alle nostre porte. mica tanto quelle del paradiso. mondo come ecosistema che genera effetti sulla biosfera. ecco, questo forse non è messo così male. semplicemente agisce in funzione di quello che stiamo adoperandoci noi, noi antropici intendo. piccola fetta di biosfera, però gran casinara e devastatrice. l'ecosistema mondo sopravviverà comunque. al limite qualche effetto più o meno massa-estinguente su di noi. noi antropici dico.

il mondo non è messo benissimo. e dubito che tra un anno, se ci sarà ancora questo blogghettino, ci si potrà scrivere: è stata invece tutta una gran figata. certo. potrebbero hackerarmi il blog. e così scriverci la qualunque. oppure potrei rincoglionirmi del tutto.

il mondo non è messo benissimo. come e quanto si potrebbe dare il la alle danze distopiche. e così ne uscirebbero scenari più o meno variegati. una roba da pollock. può essere che in parte ci si prenderà. in parte sarà peggio. in parte sarà meglio. dovessi scommettere un paio di copechi non punterei troppo sul meglio.

le prime due-tre cose mi vengono in mente. 

l'effetto della ri-edizione di dedonald-pannocchia. effetto nell'occidente cui apparteniamo. si è visto cosa è riuscito a fare al primo giro. ora che è ringalluzzito potrebbero sprigionarsi fuochi mefitici. con l'amico talmente ricco e solipsista che pensa di potersi comprare mezza galassia. [magari scazzeranno. gli ego gigaipertrofici hanno problemi a confrontarsi con dei loro simili. chissà cosa potrebbe succedere, scazzassero].

l'involuzione, in europa, per il gran sfavillio di tutte le istanze nazionaliste. che questi vanno d'amore e d'accordo nel dargli ai poteri forti, alle sinistre, a soros, alla mondializzazione, che al mercato mio padre comprò. poi scopriranno che il nazionalismo giusto è solo quello della loro propria nazionalità, di ciascheduno. c'è sempre qualcuno più nazionalista di altri. e scazzeranno.

del riscaldamento globale e degli stravolgimenti demografici che arriveranno mi fermo qui. non siamo pronti, non ci stanno preparando. sarà complicato, terribilmente.

la sensazione stiamo disgregando il concetto di democrazia compiuta matura. roba faticosa, siamo stanchi o svogliati. meglio qualcuno che decida più o meno per tutte e tutti. democrazia, stato di diritto: roba che sa di vecchio, si sgretola via. assieme alla [già scarsina] autorevolezza gli organismi sovranazionali. che si affannino per chi ha il culo al caldo e non troppa paura del domani. mentre qui siamo un po' tanto spaventatini. che sia oggettivo, lo spaventatinismo, o meno. la pancia ha la sua fottuta importanza.

è come se ci stessimo dimenticando delle catastrofi passate. che avevano dato il la a tutta quella serie di azioni, intenti, desideri, strutture per far sì non tornassero più. ed ora c'è una specie di amnesia di ritorno. e c'è 'sta voglia della lisergia delle cose nuove che s'approssimano. proviamole.

figurarsi che nel mio piccolissimo pensavo si proseguisse diretti, per la geodetica, verso le magnifiche sorti e progressive. che già da quando lo scrisse, di tornanti a tornare un po' indietro ce ne sono ben stati. tornate a tornare dolorose, molto dolorose. perché non dovrebbe accadere ora? non è una strada spianata. credo si stia formando un bell'ingorgo. e che si pensi che la soluzione sia uscire dalle auto bloccate con il crick in mano. già se succedesse da noi, in europa, abbiamo almeno una dozzina di secoli a ricordarci di cosa siamo capaci.

ecco perché baluginio, nello sguardo alto e altro. quello ben oltre l'ombelico di ciascheduno.

baluginio. doppia valenza.

quel soffio di luce che tremola dolce, è perché si sta spegnendo qualcosa? e chissà cosa succederà quando saremo al buio, per quanto figurato. sono gli ultimi bagliori senza più convinzione e poi, puff, più nulla? e cosa troveremo in quel nulla sarà tutto da scoprire. l'ordito che ne sarà ci impiglierà, e districarsi sarà faticoso, almeno tanto quanto doloroso? non occorre che accada per forza a qualcuno di noi. specificatamente tu e tu, ed anche tu che passi di qua. se tocchi di umanità passeranno in quel fortunale, non si può ignorarlo del tutto. o forse sì. è il buio che avanza. gli ultimi baluginii della piccola fiamma.

oppure.

quel tremolo di luce che soffia dolce, è perché rimane comunque qualcosa? quei tizzoni sotto la cenere che non riescono più, ormai, a spegnersi. perché ce l'hanno dentro abbastanza, abbastanza persone. non è per far gli snob. ma sono le avanguardie. quelli che la strada la aprono. [ricordo appppalla di questo preciso momento. l'amico luca e l'amico daniele che affondano nella neve fino alla coscia, acciocché l'amico di gomma, la fidanzata di lui di allora, ed io si possa avanzare verso le biuse, con meno fatica. uno dei capodanni più belli ricordi in assoluto]. non è detto che l'avanguardia sia per forza qualcuno di noi. specificatamente tu o tu, oppure tu che passi di qua. però qualcuno può esserci lì fuori. la piccola fiamma che balugina.

io sono un po' stanchino. e ci si fa vecchi. che abbia vissuto quanto tipo poco più di un ventenne non c'entra. o forse sì, c'entra. è più semplice riconnettersi a quell'utopista svarvolato che fui. si voleva salvare il mondo, l'amico daniele ed io. mi accontento di molto, molto meno. non fosse altro per la vigorosa stretta di mano scambiata col principio di realtà.

eppure. eppure. eppure.

eppur balugina.

e comunque, nel mio piccolissimo, che è un ombelicale buono, illumina la prima parola.

riconoscenza.

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