Monday, August 3, 2020

quando un ponte torna a ricucire i lembi che si tranciarono

i ponti sono bellissimi.
ne hanno costruito uno, che è sospeso tra il cordoglio della tragedia e l'orgoglio di averlo fatto [cit]. un elemento di raccordo tra le molteplicità che declinano dalla complessità - e dalla durezza - della realtà.
avevo scritto, in maniera un po' confusa quando era venuto giù quello di prima. avevo scritto in maniera quasi immediata quella notte stessa. ero scosso, colpito da quella cosa che in un attimo era venuta giù. un terribile punto angoloso, improvviso. ma un improvviso che è solo apparente: il logorio chissà da quanto tempo, la poca cura per la manutenzione. e di colpo vite, speranze, cammini, percorsi spezzati. mi era sembrato anche il simbolo di un paese che non riusciva a ritrovarsi. tra le altre cose. avevo messo tutto assieme, come la polvere che impastava la pioggia di quella mattina. ricordo la sensazione di amarezza che mi passava in mezzo. in quel periodo. quella notte. io che peraltro non avevo granché di che lamentarmi.
ma già leggevo, ascoltavo le storie di chi non c'era più, di chi era già stato sfollato. immaginavo cosa avrebbe potuto essere da lì in avanti, per costoro.
mi è tornata in mente 'sta cosa nemmeno dieci mesi fa. quando ci son passato vicino, a piedi, alle pile che stavano costruendo. quando attraversai il ponticello sul polcevera, passando accanto al ricordo di chi non c'era più. già con il segno del tempo che era passato: i fiori secchi, le foto con le plastiche a proteggere incartapecorite. era giornata grigia. mi sembrò che in quel preciso momento si fece ancora tutto più grigio, il vento più forte e più freddo.
o forse fu solo una mia impressione.

hanno costruito un nuovo ponte.
la decenza ha voluto che si evitassero manifestazioni spettacolareggianti. voglio credere che ci sia arrivati abbastanza da soli. e che le critiche da parte dei famigliari delle vittime siano serviti per rintuzzare sul nascere le sparute idee minchioneggianti, di qualche sparuto minchione. sarebbe già almeno una piccola lezione che ci si porta dietro. sperando non sia l'unica. [peraltro, solo una persona empatica come il PdR poteva oggi rendere giustizia ai famigliari, onorare la memoria di chi se n'è andato esattamente come è stato fatto].

il viadotto genova-san giorgio è sobrio, essenziale. fatto di acciao e forgiato col vento [cit.]. e credo sia bellissimo. è altra roba rispetto l'esuberanza ingegneristica di prima. spavaldo nell'uso così compresso del calcestruzzo. probabilmente un'esuberanza geniale - sono pur sempre un ingegnere dell'informazione, altro mondo, noi sia domina il dominio delle frequenze, non la statica. un ponte sicuramente emblema di un qualcosa che è stato un periodo esuberante, onusto di possibilità, a suo modo irripetibile. ma di cui alcuni cui strascichi propagano con la loro vetustà fino ad oggi.
da quello di com'era un paese.
a quello di com'è messo oggi.

che forse abbiamo bisogno di una cosa così. di una linea semplice, essenziale, ad andare ad unire le vallate, il levante con il ponente. forse è cosa unica per come è stato fatto, con quale velocità, con quale efficienza. il paradosso che si è dovuto derogare alle regole per riuscire a farcela, in questo modo, così. che ci sono quelle regole ingolfanti perché altrimenti non riusciamo, probabile, a non infilarci il losco, il malaffare, la creatività tossica. così speriamo - davvero - che a valle di un ponte così unico non salti fuori la furbata, chi ci ha speculato, chi ci ha guadgnato in maniera moralmente illecita. speriamo - davvero - perché sarebbe un'ulteriore onta verso chi ci ha sofferto davvero.

hanno fatto il ponte.
ed è una cosa bellissima, di nuovo.
il ponte unisce. collega porzioni dell'esistente con in mezzo qualcosa di difficile, che col ponte diventa sormontabile. cambia lo stato della possibilità delle cose. è qualcosa di connaturato alla possibilità di muoversi, di proseguire, di ovviare a tragitti più impervi e ostativi. [auto-cit.].

nel mio piccolissimo - suvvia una sbirciatina all'ombelico - è un po' una cosa uguale. meglio rispetto a quando venne giù l'altro. con alcune, malinconie. specie per alcuni rapporti andati, sfilacciati. che un po' mi mancano. un po' dovrei traversare la mia parte, un po' dovrebbero traversarla gli altri. un po' le cose passano. ne arrivano altre. intanto il tempo va. da piccoli insignificanti in fondo qual siamo, non ostante ci si pensi [quasi] al centro di tutto. e scivola via un po' di quella caparbia di fare. non so quanto è stanchezza contigente. non so quanto è roba tipo deserto dei tartari.

ed eccolo lì il ponte.
è la testimonianza di come sia cazzo dura la pars construens. quanta fatica ci voglia. quanto sia più lenta e quanta caparbia ci voglia [a proposito di caparbia millemilamiGlioni di volte di più]. ma si doveva fare e lo si è fatto. e credo sia la cosa importante. oggi pioveva, come due anni fa. poi ha smesso. ed è uscito l'arcobaleno. una cosa sospesa tra cordoglo e orgoglio. e forse financo speranza. per tutti. come quando c'è di nuovo un ponte.
c'è stato uno sfregio. ora il ponte ricuce i lembi. la cicatrice rimane.
c'è dentro il paradosso dell'esistenza.


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