Sunday, August 16, 2020

quella specie di madeleine [una specie, appunto]

che poi, però, c'è la storia delle canzoni che le risenti, magari dopo un po' di tempo. ed è quella specie di botta da vuoto spinto lì, in mezzo allo stomaco. hai voglia a dire che non bisogna ancorarsi al passato. che vale anche il giorno dopo ferragosto, ma almeno con l'attimo presente in cui hanno smesso di girare i coglioni. che forse non è nemmeno quello, ancorarsi al passato dico

è che semplicemente il potere evocativo delle canzoni, di certe melodie, fa da presa diretta a quelle sensazoni che giravano allora. quando erano momenti presenti, e verosimilmente non ne si è colto che tutto fosse lì, in quel momento. un po' è inesperienza, certo. anche solo perché si era a due passi dall'esperire momenti decisamente più drammatici. e quando sei prima del punto angoloso, mica lo sai che davanti da lì a poco cambieranno i tuoi presenti.

ecco. una canzone fa un po' da tunnel spaziotemporale. e sei di nuovo lì, in quel coacervo di allora. che erano angoli nel presente pure quelli, anche se ora sembrano curve nella memoria [cit. con metrica sminchiata]. sei di nuovo lì. ma assieme sei anche qui. ed è tutto unito in questo scatolone che fa un po' camera delle meraviglie in miniatura. ed è tutto un mescio emotivo.

non sento gli odori, quindi da lì son tagliato fuori. non credo di aver il gusto così dettagliato - vedi questione anosmia - quindi non avrei potuto nemmeno cogliere la storia della madeleine. vista e tatto sono più selettivi. mi rimane l'udito. e 'sta storia che da lì passa la potenza pelledochesca della musica, con tanto di raffinatezza nel cogliere qualche dettaglio - forse.

c'è stato un periodo in cui pensavo che l'emozione che sentivo mentre ascoltavo alcune esecuzioni di musica - guardannnnpo' sacra - fosse una specie prova - indiretta - dell'esistenza di dio.

credo di vivere più sinceramente l'agnosticismo, ora. però quel trigger emozionale non mi è mica passato con [quella che consideravo] la fede. perché vi prescinde.

non è che si rimane solo impigliati nel ricordo delle cose andate, quelle che magari vanno a ripescare alcune canzoni. è che si possono usare le canzoni - quelle, altre, ce n'è quante se ne vuole - per costruire l'attimo del momento. che è - di nuovo - tutto lì, quello che serve vivere. come una specie di consapevolezza con una specie di colonna sonora.


doppio lungo inganno


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