Saturday, August 8, 2020

se la via non si trova...

stamani sono andato a camminare - moderatamente duro - in montagna. ci sono posti sopra l'hometown che mai ho visitato. ho deciso che bisogna levare alcuni di questi mai. ci sono andato solo. camminare in montagna è una cosa che continuo a far più volentieri in due, o in compagnia. poi si fa di necessità virtude.

volevo salire da una parte e scendere da un'altra. chiudere una specie di anello. o cercare di prendermi quanta più roba tutta d'insieme. come se ripercorrere la stessa strada - in salita e discesa - fosse una specie di occasione perduta.

e quindi arrivo dove pensavo di arrivare. improvviso una piccola appendice, spingendomi fino a poche centinaia di metri da confine con la confederazione elvetica. giro i tacchi delle scarpe grosse, comincio la via del rientro. arrivo al cartello che indica che per di qua si scende per dove ero salito, per di là si va per l'altra strada, l'anello, viversi quanta più variegazione possibile. solo che il cartello indica verso una distesa di felci, solo più avanti si vede il bosco, dove immagino si intuirà un sentiero. mi incammino. vedo il segno che ti racconta che il percorso passa di lì. due bande parallele, bianche e rosse, tracciate su un albero. solo che del sentiero non si intuisce granché. tento verso quell'impalpabile sensazione di terriccio che pare - pare - diversamente pressata, come a suggerire una via. lì sulla sinistra, a digradare appena verso valle, passando accanto ad una baita diroccata. nulla. finisco in mezzo a della rovaglia. mangio qualche mora, sento che lo zaino strappa qualche ramo alto. finisco per impantanarmi nel terreno molle del ruscelletto che scorre quasi invisibile sotto l'erba alta. no. non è quello il sentiero. torno indietro, digradando verso valle, verso il sentiero dell'andata. raggiungo il punto più basso della radura, dove sono sbucato con un certo orgoglio poco più di un'ora prima, al termine della salita. quando il sentiero era chiaro quale fosse. ed i segni bianchi e rossi lì a tinteggiare l'ovvio. [appena più sotto avevo appena incrociato un masso erratico davvero imponente. mi era sovvenuto un mezzo post da scrivere. magari un'altra volta.]. insomma. sto per riprendere lo stesso sentiero dell'andata. e poi mi dico: no, dai, riproviamo. salgo qualche diecina di metri, le felci sono tagliate lungo l'asse longitudinale. quel tratto è facile. sono di nuovo al cartello. mi rimetto a camminare in mezzo alle felci, nella direzione dove sembra esserci un percorso, come prima. però mi tengo più a monte. ad un certo punto incrocio quel che doveva essere una teleferica minimale. i cavi che affogano in un tronco. han messo prima i cavi. poi sotto l'albero è cresciuto. aveva tempo, nessuna fretta. se ne fotte del cavo, lo ingloba. quasi irridente, una cosa del tipo: disse il tronco al cavo della teleferica "dammi il tempo necessario e sei mio, mi ti mangio" [semicit.]. però un sentiero non può passare in mezzo a  'sta cosa qui - penso - deve passare più a monte, bastano pochi metri. alzo gli occhi: intuisco che appena sopra il terreno digrada in maniera appena diversa. quel pochissimo che serve per tagliar la pendenza irregolare, appianandosi in una pista largha non più di sessanta-settanta centrimetri. salgo di qualche metro. eccolo lì. e soprattutto ecco lì i segni bianchi e rossi. spavaldo mi ci involo. alterno dei pat-pat simbolici alla mia spalla, per averci voluto riprovare e per averlo trovato, all'attenzione a scorgere i segni bianchi e rossi. anche se ormai il sentiero è ben più che un'intuizione. ci sono interi passaggi con sassi messi a mo' di piccoli scalini, ed altri di taglio a delimitare la via da seguire. e dopo ogni segno bianco e rosso, un saluto con un entusiasmo e piccole cazzatelle che mi dico ad alta voce.

e intanto penso alla storia di quanto sia fottutamente importante, o fondamentale, avercela chiara la via da seguire. che non è esattamente come la storia della locomotiva, che ha la strada segnata. ma senza arrivare al bufalo che può scartare di lato e cadere [cit], aver l'indicazione che si va per di lì risolve un sacco di grandissimi cazzi. ed è vero, continuo con le minchiate del tipo: ed ecco a voi, sioorrre e ssiorrri, un altro segno bianco e rosso, ora andiamo subito alla ricerca del prossimo. e nel mentre  penso alle distese continentali di letteratura, poesia, escatologia, teleologia, mistica, mitologia è stata fatta da che esiste l'umanità, su 'sta storia della via da seguire e come sapere quale seguire, evitando quella sbagliata [al proposito definire giusto e sbagliato, please. possibilmente senza categorie morali imbarazzanti e stantie]. la simbologia che è il seguire una via, quella roba che ci porta da una parte ad un'altra. che poi sarebbe viverci il fatto di passare su questo fottutissimo pianeta. essere di passaggio, appunto. il viaggio parte della meta [cit]. e come quella banalissima esperienza dell'aver faticato a trovare il sentiero, e la soddisfazione per come riconoscerne - quasi istintivamente - i segni che la via è quella, oltre il corroborare colorato delle bande bianche e rosse. che lo davo per scontato fino ad un'ora prima, che non ci fosse problema a riconoscere il sentiero. e che quelle bande erano una specie di colorato di più. e che capita che le cose scontate smettono di esserlo.

insomma cose così. oltre che questo post in fondo si inserisce - a suo modo e miserrrrrrimamente - in  nelle distese continentali di cui sopra. alla voce: facezie.

nel mentre psicopippneggiavo e salutavo ogni segno bianco e rosso a voce alta, arrivo ad una baita diroccata. uno dei punti per cui avrei dovuto passare, stando ai cartelli di prima: quella baita è punto di diramazione di sentieri. e difatti lì ce ne sono altri di cartelli indicano due strade. devo prendere quella verso valle. per chiudere l'anello più rapidamente. comincio a sentire addosso un po' di stanchezza. ma di nuovo. il cartello ad indicare un campo di felci, totalmente non calpestate. mi avvio intuendo la dirazione. al principiar del bosco trovo i segni bianchi e rossi. ma e poi è ancora una piccola radura di felci. da che parte vado? comincio a cercare, ma non trovo più nulla. terreno che digrada in maniera gentile, ma nessuna intuzione di sentiero. nessun segno bianco e rosso visibile. cerco per un po'. torno all'ultimo sengo bianco e rosso - che ritrovo con una certa fatica - provando capire da che parte poter intuire la strada. solo felci, abbattute qua e là, senza logica di percorso - forse cinghiali. mi prende un po' di scoramento. di colpo arriva la stanchezza, forse anche il caldo della mattinata inoltrata che si faceva sentire tosto anche lì. sono quasi tentato dalla piccola avventura. so dove mi trovo, ho in mente com'è la mppa di quel pezzo montagna. so da dove sono arrivato e la direzione di dove devo arrivare. scendendo verso valle prima o poi incrocerei il sentiero con cui dovevo chiudere il mio anello: non può che essere così. sarei stato lontano dalle vallegge più irte, quelle dove si insinuano i riali. sto per provare a buttarmici, senza una pista, senza un sentiero. e prima o poi avrei di nuovo incrociato la via. inesorabilmente.

già. peccato mi accorga che mi si sta scollando la scuola dello scarpone. fino a venti minuti prima era una punta non del tutto appicciata al resto della tomaia. camminare in mezzo a quella distesa di felci deve essere stato dannoso. oltre che disorientante. ora due terzi ballano in maniera preoccupante. a mo' di ranadallaboccalarga. forse era meglio non rischiare di trovarmi lontano dai sentieri, con la suola completamente andata.

in maniera molto meno prosaica sono torno indietro, sul sentiero che avevo appena fatto. un po' deluso. sempre più stanco. con la ranadallaboccalarga al piede destro, che ogni tanto mi fa pure inciampare.

smetto di psicopipponeggiare. quando si attiva la modalità riserva si funziona in maniera decisamente più basica.

rifaccio la stessa strada. niente anello. sentieri più conosciuti. l'importante era arrivare.

ora, comunque, ho addosso quella stanchezza gradevole. me ne andrò a dormire sfatto ma sereno.

quali siano, a 'sto punto, i sentieri e come risconoscerli, continuerò un po' come prima. cercando di dare meno per scontate alcune cose. tipo.



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