Sunday, January 17, 2021

camminamenti, riflessioni sparsine di un post interlocutorio

oggi pomeriggio son tornato a risalir i sentieri facili della mezzacosta. giusto per scrollarsi di dosso il freddo, l'inedia, la tentazione letargica. gennaio può essere un mese complicato. figurarsi questo di mese di gennaio. forse volevo sfruttare l'effetto dopaminico. costa poco. anzi, è gratis. gentile concessione del sistema endocrino. appena fuori casa ritrovo il sole scomparso dietro il monte. a quell'ora del primo dopo pranzo servono poche decine di metri. mi accompagna per un po', il sole. per poi finire in quel territorio di confine tra la luce e la prima ombra. zizzagando. sia perché avanzo attorno al poggio del monte, sia perché avanzano i minuti. c'è parecchia acqua che scorre verso valle. attraversare i ponticelli, con la volta dei muri a secco, son gocce di buonumore. come se ci fosse [illogica?] speranza in quel rigogliare pacato. è terra di bassa quota. è già un ruscellare di fusione. non è imponente come quello che accade in alta valtournanche a giugno - improvvisa una fitta di nostalgia, che uno non se l'aspetta.

lo scarpone nuovo funziona. ma non cammino spedito. anzi. è tutto un primo tentativo di sciogliere qualcosa che pare legato. come se le gambe, il busto, le braccia, il fiato scricchiolassero ad ogni piè. tipo il crocchiare della terra che in aluni punti è dura, gelata. passo lo scarpone su piccole crepe. è di per sé, nel piccolo, un'esperienza nuova. lì, quei sentieri, quella luce, la foglia scomparsa dall'albero. come se il bosco si facesse più trasparente. si lasciasse trapassare lo sguardo. osservo porzioni di paesucoli che non avevo mai notato, passando di lì.

è come se fosse - di nuovo - una prima volta. ma nel mentre è come rivedere d'infilata le volte in cui sono passato per di lì. ripetitive. rituali. quasi per disorientare quel circolo ossessivo di giornate tutte uguali. ripenso all'intemerato pensiero di quando salii la prima volta nei tempi nuovi: fare molto fiato, aumentare le mie perfomance sessuali. che pirla. son passati pochi mesi. sembra sia cambiato tutto. le mie perfomance stanno altrove. non oso immaginare, quando torneranno, quanto saranno canzonate per la loro ridicolaggine. sempre ritornino.

cammino e ricordo. come se - puttttanazzzzaeva - vivessi solo nel passato. a confrontar com'è stato, quale il vissuto, il verso di quello andato. come un giano a metà, che guarda solo indietro. non so quanto sia poco scaltro. quanto sia una scusa per non rischiare il futuro. quanto struttura [sgarruppata?] del mio essere. non ne sono esattamente entusiasta. lo scarpone rimbalza sul terreno duro, sgombro delle foglie d'autunno, e davvero vorrei esserne capace. smetterla di scorrere così solito a rimapiangere quel che è stato. che allora peraltro non percepivo così fico. e che smetterla mi venisse semplice come scendere quella mulattiera. anche se le gambe sono un po' rigide.

i movimenti sono lenti, non esattamente fluidi. ma sudo. tanto per cambiare sudo. è come se il mio corpo avesse tutta 'sta fretta di buttar fuori il calore. non è da farne una colpa. è che verosimilmente lo genero rapido. questo mi fa sopportare meglio la calura. sono abile a disfarmene facilmente. cioè, le mie funzioni metaboliche, dico. quando invece fa freddo, d'inverno, complica. perché è un attimo sentirmi accaldato, e contemporaneo punge il freddo appena fuori. è transizione rapida, acceso-spento. il vestiario investito dal calore del corpo, che monta veloce e che veloce fugge. si fa scambiatore efficiente del freddo che sta intorno. non è situazione piacevole. come se dessi tutto troppo velocemente. e proprio quella rapidità si rivoltasse un po' contro. cazzatelle così, insomma. tanto che mi stava partendo la psicopippa, per 'sta cosa. che d'inverno non faccio 'sta grande attività, meno ancora che le altre stagioni, dico. e la chiave di lettura esistenziale che ne volevo tirar fuori. tutto questo mentre stavo facendo attività, d'inverno, peraltro.

e poi va bene anche una chiave di lettura esistenziale in meno. se è solo questione metabolica. trovarne la metonimia, a 'sto giro, è ok anche no. è stata soddisfazione calpestare la terra a tratti dura di gelo. è inverno pieno, vero. ma le giornate si stanno allungando. non è solo effemeride. è percezione di luce.




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