Wednesday, July 7, 2021

post [non esattamente] rapido - finali /1 (2000)

quando giocarono la finale dei campionati europei di calcio del duemila facevo l'ingegnere. quello vero, intendo, con tanto di contratto a tempo indeterminato. ci avevo messo un po' di adoperamenti per arrivare in un posto tipo quelli. dove andavano a lavorare gli ingegneri delle telecomunicazioni veri. non creddo vi fosse correlazione tra il fatto ci stessero degli ingegneri veri, ed il fatto che fosse un posto dove volendo ci si poteva imboscare, lavorare il minimo indispensabile, tante pause caffè con spettegolamento, osservar di soppiatto qualche segretaria con gli occhioni belli e poi magari farsi bellocci a quegli occhioni, appoggiar la penna all'ora precisa e timbrare il cartellino: il tutto per pigliarsi lo stipendietto a fine mese. e poi magari spintonare per un po' di carriera, con altri stipendietti. quando ci fu la finale ci lavoravo da pochi mesi. però avevo già capito da tempo mi facesse cacare. sicuramente quel posto rivelatosi così triste. molto probabilmente anche il fatto di fare l'ingegnere vero. e questa era la cosa più angosciante. considerato quanto fosse costato arrivare ad essere un ingegnere vero.

in quel periodo avevo appena conosciuto una persona davvero taaaaaaanto particolare. era una tipa tostissima, fichissima, che sprizzava energia e buonumore. era filosofa e faceva grandi cose - diveva lei - al dipartimento di elettronica ed informazione del politecnico. sì, quello che avevo frequentato fino a tre anni prima. lei faceva faville - diceva - al secondo piano. dove c'erano gli informatici. però, che tipo questa filosofa. persona fuori dal comune. e l'avevo conosciuta anch'io. intuii che sarebbe potuto diventare una persona molto importante per me, e per la mia vita. bastava evitare di innamorarsene. che quando mi innamoravo di persone poi io facevo un gran casino. non avrei sfruttato la possibilità di aver a che fare con una persona così speciale et unica. giammai. epppppoi mi stimava un sacco  - pensavo. capiva le mie psicopippe. anzi, sembrava le interessassero, come manifestazione di un'intelligenza che trovava fuori dal comune. però. cazzo. dici davvero? non me l'aveva mai manifestato così manifestatamente una donna. una donna speciale come lei.

la notte prima della finale del duemila dormii due ore. c'era stata la serata conclusiva della festa della croce rossa dell'hometown. dopo serata si smontato tutto. un culo pazzesco. tre giorni di festa - un po' lavorandoci, un po' festeggiandoci - sarebbe finita il sabato. la domenica c'era la finale. faceva molto controprogrammazione. ero diventato volontario da poco. trascinato dall'amico daniele, che avevo ritrovato dopo anni. ancora più interessante di quando l'avevo lasciato. si era appena laureato. mi raccontava di esperienze universitarie incredibili e di compagni di corso uno più particolare e simpatico dell'altro. era gente di un altro piemoente rispetto al nostro. e dintorni. certo, capitava che ogni tanto l'amico daniele si addormentasse d'improvviso. era capace farlo anche mentre si passeggiasse per le vie dell'hometown. ritrovare l'amico daniele era stato molto significativo. avevo capito di averci perso un pezzo importante di cose condivise. certo. era un po' cambiato. sembrava molto più preso delle femmine di quanto era sembrato fino a qualche anno prima quando, tra le altre cose, era passato dall'idea di farsi prete all'ateismo nel giro di poche settimane. senza passare per il via. un po' quella cosa, aveva contribuito a separarci. non solo il fatto avesse deciso di studiare a torino. io a milano. si buttavano lì idee di roba da fare. posti da visitare. situazioni da condividere. cose così. bello.

quindi ci fu appunto la finale. il primo tempo la vidi assieme ad alcuni quasiecsamici dell'oratorio. nel senso che io ormai ero un po' fuori da tutto. specie dal punto centrale e cogente della questione. che poi avrebbe dovuto essere professarsi cattolici praticanti. eri un po' quello che li stava salutando. e aveva fatto apostasia, che potrebbe non essere così semplice non intuirci una critica rispetto a quello che vivi e professi tu - così dicevano. e prima ero sempre stato quello un po' sui generis. quello particolare. innamorato perso per cause perse. troppe psicopippe. però il prete, quello che se n'era andato già da un po' ma era sempre importante per quel gruppo di quasiecsamici, aveva un rapporto speciale con me. qualcosa forse significava. sì qualcuno era geloso di 'sta roba. ma 'sticazzi.

il secondo tempo della finale ero in auto. stavo tornando a milano, avevo scroccato un passaggio. il gol del pareggio arrivò quando eravamo nei pressi del lago. del golden gol dei cuggggggini francesi e ciaociao campionato europeto si seppe alla barriera milano nord. poco prima mi ero immaginato una distesa di televisori, che puntillenavano in mezzo a quella pianura calda e con la luce ancora importante, e che baluginavano il verde del campo di calcio. ci scrissi un articoletto per il giornalino locale, che avevo contribuito a fondare. ed ebbi l'impressione mi venne financo bene. probabilmente era lungo più o meno come questo post, che forse non sarà così rapido. ci misi sicuramente di più a scriverlo. nell'articoletto, stile sui generis, ci buttavo dentro la malinconia di quella finale persa. arrivai a milano, ed andai a dormire comunque tardi..

la mattina dopo la finale mi stupii che, non ostante tutto fossi così sveglio e vispo. andai al lavoro, che mi faceva cacare. a metà mattina ebbi il crollo fisico. e quasi mi venne da addormentarmi. glielo scrissi alla mia nuova amica filosofa. ci scrivevano molte mail. avevo molto tempo libero. srivevo mail. e poi lei era così taaaaaanto interessante. ed unica. che ficata averci a che fare che c'era pure l'amico daniele. dovevo presentarli. mettere in contatto due persone così importanti.

con tutto che sembrava così un grande punto di passaggio, con quel perndo di quel campionato europeo così strano. alcune cose si chiudevano tra il malinconico ed il senso che per fortuna si chiudessero. se ne stavano aprendo altre. tipo nuove amicizie ed amicizie riscoperte. sì. ci speravo. potevano succedere cose. erano lì. avevano il profumo friccicarino ed invitante. profumo in senso figurato ovvio, per l'anosmia mia, intendo. ed erano bellissime, 'ché erano ammantate di quella cosa fascinonissima che è il senso delle cose possibili. [ed in fondo l'italcalcio si sarebbe potuto rifare, figurarsi.]

cose possibili, appunto. condizione necessaria. non esattamente sufficiente.

[che poi, no. per succedere, sono successe. sempre meglio non dimenticarlo. vabbhè. è che poi vanno un po' per i cazzi loro. e magari capisci di avere la tendenza a idealizzare le persone. dolorsamente. e magari ci fai pure delle scelte devastantemente sbagliate.]. 



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