Saturday, July 17, 2021

post muto - nel senso che è una specie di pagina di diario

il terrazzino con il roero arneis fresco - con le goccioline ad imperlare la bottiglia - non hanno funzionato mica tanto.

anzi. rettifico.

non hanno funzionato come speravo funzionassero.

forse è che una casa è fatta delle persone che vi abitano. starci solo mi ha spiazzato. o forse starci solo adesso, in quest'infilata di settimane. che da solo ci vado garrulo a teatro, a museo, ad una mostra, al cinema. al ristorante o pigliare un aperitivo no. non mi viene.

forse dovevo fare delle ferie vere. non il succedaneo del: se si rompe qualcosa di imprescindibile, mi chiamate. che il piccì si accendeva al mattino comunque. gli davo un'occhiata ogni tanto. ma acceso rimaneva lì, a ricordarmi fosse un succedaneo.

e quindi sono tornato. che poi era quando pensavo di. non avevo immaginato di tornare così. il rebound non era stato messo in conto, in effetti.

ho pensato di essere ammalato. ho provato a guardare in faccia la convinzione di non stare bene. e non so se sia un bias cognitivo. so che quella cosa mi si parava davanti, oltre che le corsie nord dell'autostrada, con quella di sorpasso inibita per parecchi chilometri. sono stato colto dal terrore che questa cosa non passerà più. e che i farmaci - eventuali - non potranno che aumentare di dosaggio, o di categoria. dentro, affogato per sempre. perso. dovrebbe chiamarsi ansia anticipatoria. tipo la multa per diviero di sosta, che ero convinto avrei preso anche oggi. il terzo giorno consecutivo.

i singhiozzi sono partiti improvvisi et inaspettati mentre cominciavo a discendere l'appennino, che è già piemonte. sono riuscito a placarli - anzi no. si sono interrotti loro così com'erano arrivati - quando ormai la parte collinare era alle spalle.

ho inserito il cazzillo che ti permette di impostare la velocità di crociera e mantenerla. schiacciando i pulsantini l'ho piazzata a centonove, nel senso di chilometri orari. mi piaceva. suonava molto numero primo.

ho acceso l'autoradio. vi era ivi inserito il secondo cidddì dello stuciocollecscion di battiato. credo fossero la canzoni adatte a quel momento. come una specie di pensiero altro. ho cominciato a respirare più placido. c'è un passaggio in "un oceano di silenzio", sul finale del verso scorre lento, dove la voce mantiene la nota sulla o finale, ed è il sintetizzatore che modifica la melodia di [mi pare] un semitono, e una seconda voce, di una terza più bassa, accompagna il "senza centro" dell'inizio del verso successivo. e mi sentivo la nota sulla o lunga, che la melodia cambia di un mezzotono, scuote la progressione, e arriva a supporto una seconda voce di terza, per un attimo. che sono molto al di qua del voler poter vedere del mondo, al netto di questa Luce. di certo sono pensieri neri.

non che non sappia di fortune, o privilegi o rinforzi positivi che mi sono costruito pezzo a pezzo. dall'intelligenza, alla pregnanza sul lavoro che mi permette di poter dire: si fa così. fortune. privilegi. meriti costruiti. mica non lo so. mica non lo so che ogni attimo, ogni tic-tac che tittttacca passa e se ne va. passa e se ne va impregnato di vita e di possibilità e di occasioni e di incontri che non torneranno più. mica non lo so. 'sta cosa la so talmente bene che un po' di singhiozzi sono anche per quello. per non dire l'incazzo.

la questione problematica, o incistante, è che accade tutto questo non ostante quelle consapevolezze. il punto dirimente è questo. così come io ne avrei anche un poco i coglioni pieni di sentirmi così. che avrei voglia di stare con gli altri senza la sensazione di ammorbarli con questa nebbia scura per quel che sarà domani [e se gli altri ci stanno, con ne me e la nebbia scura, però sarebbe utile non mi venisse stigmatizzata 'sta cosa. non aiuta. so già abbastanza tutto]. al limite è sapere come uscirne. vorrei sapere come si fa - anzi no. in parte lo so. è che poi devo farlo. cominciando dai pensieri neri. che saranno neri. ma sono pensieri.

[l'umore non sono io. e l'umore cambia, mi hanno ricordato mentre imboccavo l'autostrada.]

intanto il viaggio era - come sempre - parte della meta.

per molti chilometri il massiccio del rosa ti accompagna, là: imponente et immoto. guardando bene, decisamente a sinistra, si riconosce anche la morena del neozoico. che ti scorre a destra quando entri in valle. e seguendo il profilo della morena, si riconosce anche l'imbocco della valle. che è un portale maestoso, che si schiude nel muro che appare da lontano. poi i chilometri passano ancora. la morena del mesozoico e l'ingresso della valle ormai è alle mie spalle. inutile continuare a cercarli con lo sguardo. sto guidando altrove.

nel frattempo ho spento il cd ed ho acceso la radio. è cominciata la sigla di hexagone, per la seconda puntata della nuova trasmissione della radio sulla musica francese e francofona. ero praticamente nello stesso punto, quando iniziava la prima puntata. una settimana fa. il tono e l'incedere del conduttore, con il suo accento piemontese, ma è già quasi occitania, mi aveva messo di buon umore. e sticazzi la r un po' arrotata e la s molto blesa. sticazzi specie per lui. che canta e scrive [sono voce e penna di un gruppo che qui in radio passa spesso, l'orage, si era presentato la scorsa settimana]. chissà dei suoi eventuali pensieri neri. stessa sigla, stesso programma, stessa collina su cui rotolano le ruote dell'auto.

ma tutto sembra capovolto.

io non li voglio più meco, i peniseri neri.