Saturday, July 3, 2021

post rapido - stabilizzatori

provo a fare un'incursione nel blogghettino.

che qui le idee per pipponcini non è che manchino. è che si arriva stanchi anche solo ad aprire l'editor. poi la stanchezza passa. poi ritorna. poi passa.

attimi che tutto sembra davvero ormai inesorabilmente perduto, a guardarla in infilata. in fondo prima o poi perderò le sottoutilizzate energie sessuali. le sinapsi del ragionare si sminchieranno. e poi capiterà che saremo tutti morti. quindi l'umanità estinta. poi terminerà la vita biologica. si spegnerà il sole, che da stella di media grandezza - verosimilmente - diventerà una nana bianca. la terra una sfera di roccia con fenomeni tellurici, farà freschino e cose così. non è ancora chiaro che ne sarà dell'universo: si espanderà oltre i limiti del tempo? tornerà a contrarsi per farlo finire il tempo? ma è roba su cui possiamo anche sorvolare. quindi, perché sbattersi tanto? stanchezza per stanchezza. è tutto segnato.

attimi che invece il friccìcorio friccìcora. e ci sono possibilità oltre questa nebbiolina che paralizza. che si può andare altrove da questo tedio da zona di conforto tossica. che posso smettere di contare i mesi là dentro. o perché me ne fotterò di contarli, che si asseconderà la corrente adagiante, tanto la testa è fuori a pigliare aria e guardare il cielo stellato sopra di me. oppure che smetterò proprio di starci là dentro. che le relazioni si possono irrobustire in situazioni nuove, e se serve chiuderne alcune. che si può respirare a pieni polmoni fin giù negli alveoli più dimenticati. e che si può riprendersi il tempo. e provar a tirarsi fuori qualcosa. e che l'orsitudine può andare a braccetto con qualcosa di meno sociopatico. che si può smettere la stanchezza per metterci quel po' di fatica che serve per venirne fuori. non ostante la stanchezza [amico quiTo, se passi da qui, utilizzo non ostante in loco di nonostante perché mi colpì come lo scrive uno interessante, probabilmente non nel romanzo che più mi coinvolse.].[che poi è cosa omologa al fatto scriva occhei. solo che questo lo lessi in uno libro dell'ermi. che se ci penso, a lui, ancora oggi un po' il magone mi viene. però mica non lo sapete che tutto 'sto infarto della storia [cit.] mi abbia reso, se possibile, ancora più debosciato].

attmi insomma. ed in mezzo una grande prateria da prima settimana di gennaio. attimi che si alternano. che è tipo uno yo-yo isterico. o un moto browniano. variazioni di attimi così rapide e cangianti che aggiungono, se possibile, stanchezza.

che ficata sarebbe un po' di stabilità, non nella prateria possibilmente. intuisco del perché esistano, tra gli psicofarmaci, gli stabilizzatori dell'umore. minchia se lo capisco. non ne ho mai fatto uso, che siano stabilizzatori dell'umore o meno. non so se non mi siano mai serviti. da qualche tempo ce n'è una che ha tutte lo competenze per prescriverli. e di qualcuno bisognerà pur fidarsi. ha ventilato lontanamente la possibilità di poterne fare uso. poi la cosa è stata ventilata via. verosimilmente ritiene possa riuscirci senza. non ostante la fatica della stanchezza.

però ci si è meritati una vacanza. dentro o fuori che sia.

nel frattempo ho letto questo articolo di una vecchia conoscenza blogghica. è stato come creare una piccola connesione sinaptico-emozionale tra l'averne contezza - di esserci dentro fino al collo in questa cosa - e lo scintillio della consapevolezza.

già la scintilla e la consapevolezza.

ci sono attimi che lo percepisco che la si può mandareafffffanculo la stanchezza. e possa bastare un poco, una spintarella. lo spunto che dà l'accumulatore esterno alla batteria dell'auto per ripartire. ma che in fondo sia lì vicino, la scintilla fuori dall'ordinario. che non è ordinaria, occhei. ma basta la scintilla. sono attimi di consapevolezza, appunto. ma non sempre riesco ad arrivare in tempo all'editor del blogggghettino.

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