Sunday, January 16, 2022

buon compleanno cochi [ecsentiiiddd version]

['sta cosa l'ho pubblicata sul feisbuch. voleva essere una foto, con due righe di contestualizzazione. poi mi è venuta un po' più lunga di quanto pensassi. strano, non capita quasi mai.

e così mi son detto che col cazzo se la poteva tenere solo il signor feisbuch. perché non usare anche il signor gugòl? e poi quivi mi sento più sciolto et libero di scrivere più o meno tutto. e poi mi son venute in mente altre due o tre cosette. tanto, lungo per lungo.]


oggi il mio nonnetto putativo avrebbe compiuto centoanni. cento! [un po' si invecchia anche noi che siamo rimasti.]

gli ho voluto molto bene. mi ha voluto molto bene - probabilmente come pochi altri, con quella genuinità e disinteresse disincantato.

era un uomo senza età, perché era rimasto giovane ed entusiasta dentro. sono i privilegi delle persone onuste di intelligenza emotiva, e non solo.

lo incrociai la prima volta appena terminato il servizio civile. non sapevo esattamente chi fosse. avrei dovuto scrivere un articoletto per il giornalino di cose così del paesino. l'articolo di fondo, mecojoni. io obiettore convintissimo, lui generale in pensione. lo ascoltai ad un'orazione ufficiale. cazzo, non riuscii a trovargli nulla da confutare. eppure era un generale, com'era possibile?

scrissi l'articolo per il giornalino di cose così. lui lo lesse. andò da mio padre presso la serra dove lavorava, si consocevano: gli chiede se chi aveva scritto fosse suo figlio. figurarsi mio padre, molto onorato che un generale chiedesse di me. e che avesse molto piacere conoscermi. mio padre me lo riferì con soddisfazione. io non ci badai molto. era pur sempre un generale. ed io pur sempre un po' distaccatamente stronzo con mio padre.

lo rividi qualche mese dopo. vendevo le copie del giornalino di cose così. la sera prima ero stato al concerto del guccio, quello dell'epifania di quando iniziò "canzone per un'amica". incidentalmente il giorno del mio compleanno.

mi disse che aveva che aveva chiesto di me, letto l'articolo, rimasto colpito. mi redarguì bonariamente su un paio di passaggi molto idealisticheggianti. già. perché non tutte le guerre sono state sbagliate: vuoi mettere quella di Liberazione? e mi raccontò: nel '43 era un sottotenente appena uscito dall'accademia, l'esercito era allo sbando. fossi stato al nord sarei salito in montagna. ovvio che mi conquistò.

cominciai ad andare a trovarlo. e continuò a raccontarmi.

seppe di essere antifascista nel '38, quando promulgarono le leggi razziali. il suo compagno di banco del liceo non si presentò più in classe. solo quel giorno scoprì fosse ebreo.

e di un antifascismo ontologico è sempre andato fiero. così come del suo anti-berlusconismo. puzzano allo stesso modo. ed io quel puzzo lo conosco bene, mi ripetè gazziGlioni di volte.

ricordava con commozione il padre, che di fatto non aveva mai conosciuto. i genitori separati, lui al convitto nazionale di roma [sì, erano molto ricchi e di famiglie altolocate], con la madre che gli raccontava le peggiori nequizie sull'altro genitore. anni dopo scoprì chi in realtà fosse. incontrò chi lo aveva conosciuto come medico, una volta cacciato da roma, ad esercitare in paesini del sud. quanto si fosse dato da fare - socialista durante il regime - e come fosse ben voluto da tutti. e mi raccontò di come iniziò ad avercela ferocemente con la madre, per averlo ingannato. "non ho mai potuto volergli bene quando era in vita. gliene ho voluto dopo, ma senza mai poterglielo dire e dimostrare". e questa cosa lo struggeva, ancora dopo anni e anni.

gli aneddoti erano molti. per quanto spesso ripetuti. ma ogni volta era un po' come ascoltarli come fosse la prima. per quanto ogni tanto ne saltasse fuori qualcuno di nuovo. e la cosa mi stupiva: come se rimanesse sempre qualcosa da raccontare.

così come mi stupiva come mi accoglieva, sempre con gioia. come se ogni volta fosse una specie di cosa nuova ed imprevista.

nelle settimane in cui attendavamo che mio padre se ne andasse, lo evitai scientemente. nell'hometown in pochi sapevano, e così doveva essere. non sarei stato capace di mentirgli. quando mio padre mancò venne a trovarci, provato come pochi altri. ad un certo punto ho financo temuto si stesse emozionando troppo.

già, perché quando lo conobbi il suo cuore aveva già cominciato a far le bizze. ma con rigore prussiano, pur essendo di base un autoironico romano, si affidò alle terapie, alle cure. gli piaceva troppo vivere e confrontarsi. poi nell'autunno di quel duemilasette così pazzescamente illusorio, ebbe una crisi importante. ci fu un momento di una domenica pomeriggio in cui non si sapeva se avrebbe passato la notte. lui era comunque cosciente e conscio potesse essere l'ultimo dei suoi giorni. non ostante fosse sfibrato si fece portare sei pezzi di carta ed una penna. scrisse un pensiero di commiato ad oguno dei suoi cinque nipoti, e quindi volle scriverne uno anche per me.

da quel giorno, tutte le volte possibili, ho cercato di passare a trovarlo. conscio di non dar per scontato la presenza delle persone.

sì. anche per questo mi son sentito voluto bene.

[anche se quando si scazzava con l'amica vibù stava sempre dalla sua parte, anche quando avevo ragione io [che accadeva nella quasi totalità delle volte. suvvia, si scherza...]]

quando gli portai a conoscere, orgoglioso, quella che sarebbe diventava la mia ex-socia, che allora consideravo - pirla - quasi la persone più importante per me, sgamò il nocumento in pochi minuti. e capì in qualche attimo quello che io avrei scoperto solo anni dopo, con non poco dolore. che costei, serenamente, mi stesse soggiogando. ed io glielo permettevo, scambiandolo per affetto raffinato. dove c'è un masochista non ci può non essere un sadico. al netto che il masochista sia pure un pirla.

a dirla tutta, l'intuizione giusta la ebbe la sua Lola, la sua sposa. di cui era perdutamente innamorato ancora dopo decenni, la desiderava come il primo giorno. subiva con eleganza il fascino femminile, delle donne colte e intelligenti. ma aveva occhi solo per la sua Lola. le scriveva una lettera il giorno del suo compleanno, il giorno anniversario in cui si erano conosciuti, il giorno anniversario delle nozze. aveva iniziato a farlo svariati lustri prima. fanno un bel numero di lettere.

ogni volta che, l'ultimo sabato di gennaio, si sale la montagna con il lanternino in mano, si passa anche sotto casa sua. ed era tradizione mi girassi verso la sua finestra, alzando il lanterino accesso per salutarlo. e così si poteva riprendere a camminare. lo faccio anche ora. anche se la finestra è chiusa. un sottile magone. ma poi si riprende a camminare.

se ci fosse ancora, sono certo, sarebbe il primo a firmare e volere l'intitolazione a Giro Strada [e Teresa Sarti] di piazzale cadorna. quel figuro: un'onta nella storia dello stato maggiore dell'esercito [si infervorava e diceva: porco macellaio, a raccontarla tutta]. 

anche per questo gli si voleva bene. ma non è solo per questo. se ha senso provare a scriverlo.

se ne andò nella primavera di sette anni fa, delicatamente. il sabato prima, quando andai a trovarlo, gli intravvidi un'espressione che mi sembrò inequivocabile. sembrava proprio non avercene più. smadonnava contro la sua Lola, e contestualmente appariva lucidissimo. un po' spaventato ma lucido. lo salutai il giorno dopo, appena prima di partire per tornare a milano, lui era nel letto a riposare. gli promisi che da lì a poco, nella parata del venticinqueaprile, avrei manifestato anche per lui. fu l'ultima cosa che gli dissi. parve sollevato e felice. sono lieto di essermi accomiatato così. grandi emozioni, poi, quell'anno in manifesta.

mi capita di sognarlo, ogni tanto. ed ogni tanto mi assale quella malinconia, quando [ri]prendo contezza mi manchi.

almeno gli sono stati risparmiati questo infarto della storia che è la pandemia, le difficoltà e tutti i deliri che ne sono derivati a corollario. oltre al fatto che uno scempio con i capelli di kevlar sembra illudersi di salire al colle. una cosa esiziale per il suo cuore.

buon compleanno cochi. continui a vivere negli affetti delle cose preziose di chi ti ha voluto bene. 

 



No comments: