Thursday, April 13, 2023

tutti sono importantissimi, nessuno è indispensabile. poi ci sono importantissimi ed importantissimi, tipo il reverendo giaguaro

credo che la sintesi più mirabile l'abbia data l'amico GHZ [l'amico GHZ è tanta, tanta roba. poi è pure l'antinomia dell'egotismo. quindi fa robe importanti, e molti a pensare siano cose normali]. dicevo della sintesi mirabile dell'amico GHZ: il reverendo spesso è il miglior attore di sé medesimo.

i primissimi tempi di là dentro, quando davvero non sapevo minimamente da che parte ero girato, l'amico omar mi disse: se ti capita di incrociare uno con l'accento del basso lazio e vestito tipo dj techno, vedi di farti spiegare un po' di cose, che è uno che sa tutto della baracca. poi il tipo vestito da dj techno lo incrociai, assieme agli altri del mio gruppo, nato da poco e piuttosto spaesato. fu un incontro abbastanza lisergico. il tipo vestito da dj techno a raccontarci di come funzionava il sistema di monitoraggio che - di fatto - aveva messo in piedi lui. nello spiegarcelo divagare su aspetti applicativi della baracca e noi a capire poco un cazzo. pareva rapito tra sé e sé nell'illustrare. raccontava e scriveva. scriveva e raccontava a mitraglia, faticoso stargli dietro. e in quel turbinio lui a scrivere tipo uno stenografo i nomi dei servizi middleware, come a recitare di una preghiera laica. non c'era abbastanza spazio sul foglio? nessun problema, bastava curvare verso il basso l'incedere della grafia. una specie di trance comunicativo-infrastrutturale. un flusso di coscienza tecnico-sistemistico. non ce la farò mai, pensai sconsolato: continuando a non sapere minimamente da che parte ero girato, allora. ma non si poteva non rimanere folgorati dall'esplosione sui generis e non esattamente politicamente corretta di quel personaggio.

la prima volta che ebbi a che fare direttamente con lui fu durante una piccola emergenza applicativa. io a seguire incerto il teo, che voleva introdurmi al reverendo. ci accolse con un: eehhhh qui abbiamo dei cazzo di probbblemi, chi si occupa di 'sta menata? [coi bassi del tono di voce belli apppalla]. ti ho portato la persona che segue questo prodotto, è qui disponibile per te - rispose il teo. ed io che pensai un po' intimorito: e mo che cazzo gli dico a questo? [poi, come sempre accade là dentro, non si fece male e non si mise in pericolo la sicurezza di nessuna creatura. e tutto ripartì, senza particolari reliqui]

a volerla risolvere facile la pensavo così: il reverendo giaguaro riassume tutti i luoghi comuni del nerd, tanto geniale quanto dissociato dalla realtà e le persone comuni. senza che però non scattasse una malcelata ammirazione.

là dentro ho passato i primi anni con una certa dose di ribellismo soffocato. mi stavo sui coglioni, quello che facevo e molte delle persone che ci lavoravano. il classico degli approcci da persona irrisolta.

ovvio tirassi dentro anche il reverendo. non foss'altro per la sua geniale peculiarità.

c'è stato un periodo in cui pensavo che il reverendo dividesse il mondo in due: quelli che tecnicamente erano delle merde e quelli che non erano bravi quanto lui. però non mi sfuggiva l'impressione che quel suo essere istrice e inavvicinabile nascondesse qualcosa di fascinosamente complesso.

e comunque, non ostante le difficoltà vissute di accettarmi là dentro, non penso mi sia mai mancata l'onestà intellettuale. ed in alcune situazioni ho visto fare cose al reverendo che riescono a pochi. non mi toglierò mai della testa l'immagine di un certo numero di gente altolocata, totalizzanti qualche centinaio di migliaia di ral annui, attorniarlo a mo' di nicchia, mentre lui risolleva la baracca. risolleva mica per modo di dire: smadonnando e cristonando, con una punta di malcelato orgoglio chinato sul suo piccì vissuto, con l'adesivo "scappatidicasa" accanto alla tastiera, a digitare compulsamente e far ripartire server, servizi, istanze, con la baracca che torna di nuovo online. ce l'aveva in testa lui come fare. e gli accessi in produzione per azioni dispositive aiutano, neh? però POI serve che alla base ci sia un talento. poi forse ti tocca recitare una parte, e quindi ti comporti da istrice, e non fai avvicinare più di quel tanto le persone. un po' lo sei, un po' lo fai.

l'unica persona di cui ho contezza sia riuscito zittirlo è stata la collega pierina. talmente una scogliera d'ardesia con tutte e tutti che non si fece mica tanto intimidire: fottesega fosse il reverendo. la perentorietà seriosa, una parete liscia e senza appiglio della pierina lo spiazzò. "ah, se vi hanno di fare così, allora non dico altro". senza aggiungere altra considerazione sull'infrastruttura che dominava con il pensiero e con gli accessi in produzione. li osservai piuttosto sbalordito.

in un paio di occasioni mi ha buttato lì cose di dettaglio, diventate poi una specie di testa di ponte. da quello ho avuto modo di approndire aspetti, processi, cose, che animano l'infrastruttura di là dentro. rimanendo ogni volta colpito dall'ampiezza del suo conoscere tanto. e dire che non sono uno facilmente impressionabile, nel mio puntacazzismo.

c'è stato un periodo in cui ho vellicato l'idea di far sfiatare parte della frustrazione, immaginando di scrivere racconti brevi di là dentro. parodiando tutto il ginepraio di incasinamenti che si intuiscono in quella realtà. specie in quel coacervo del contesto IT, che ci sto per sbaglio in quel mondo, e prima o poi riuscirò ad evadere. il reverendo non avrebbe potuto che essere un personaggio precipuo. poi non se ne fece nulla. mancava sempre più il tempo, diminuiva la frustrazione.

non era cambiato solo il mio approccio rispetto là dentro. stava cambiando anche il reverendo. come se stesse mostrando meno aculei verso il prossimo. in alcune situazioni di una cordialità che ha stupito gli astanti. nel mio piccolo l'ho sentito meno inavvicinabile, e non solo quando ho avuto la sensazione che considerasse anche il mio punto di vista. fate come vi dice lui [sempre col tono lazial-baritonale]. ha dichiarato in alcune war room, son galloni che si conquistano sul campo. in alcune situazioni chiamandomi pure per nome, non per cognome.

di più. non son mancate le occazioni in cui mi son sentito libero di contattarlo direttamente per farmi dare una dritta. il primo appiglio per risalire la china di un problema. per non dire delle volte che ha dato una mano a risolvere le menate, e poi contattarmi in privato per dirmi: io risolvo cose. non mi sono mai sembrate boutade spocchiose. ma come degli aculei che si ritraveano e mostravano - una sensazione neh? - un certo rapporto con l'autostima che non ti aspetti, specie da uno che ha in testa l'infrastruttura della baracca. ma per fortuna ho smesso di dare le cose per scontate. e mi son sembrate piccole stille di una persona che è tutto tranne che nella pancia della gaussiana, tipo razzi di segnalazione per chi vuol intuire, e andare un po' oltre la realtà e tutti i suoi clichè.

e comunque: aculei a parte, non si è mai tirato indietro - mai - per cercar di risolvere le beghe che sapeva poteva contribuire a risolvere. da un parte credo la soddisfazione di sentirsi utile. da una parte il desiderio di dare comunque se possibile una mano. alla sua modalità, ovvio: ma sempre - sempre - con lo spirito di collaborazione.

oggi è il penultimo giorno del reverendo là dentro. è rimasto colpito da tutto l'affetto che l'ha circondato. quella masnada di eperti IT che se presi assieme tiran fuori cose che - apparentemente - possono stupire. gli ho scritto che la gente gli vuole bene, deve solo non fare troppo il riottoso all'idea di farsene volere.

abbiamo bevuto assieme ed alzato calici e bicchieri di cocktail vari. non mi son mai sentito così coinvolto e facente parte di un qualcosa che mi trascendesse lavorativamente. non penso sia solo per i quattro spritz campari. forse le contezze di questo periodo [al netto della sertralina ormai quasi dismessa]. forse la percezione dell'affetto che il reverendo ha ricevuto e non si è fatto troppi problemi a riconoscere. come gli abbracci che si ricevono e si danno. il reverendo ha poi anche condiviso il fatto stia seguendo un certo percorso. e un po' di cose è come se avessero trovato conferma ex-post. non erano solo sensazioni mie. forse sono gli effetti di cose di quando si affrontano alcune asperità aculee. non solo per questo è stato bello abbracciarlo e augurargli il meglio.

là dentro, tecnicamente, ora sarà una bella sfida. sono convinto che tutte le persone siano importanti e nessuna sia indispensabile. poi ci sono quelli che mettono alla prova questa verità, rendendola ancora più pregna. di certo sarà un personaggio di cui si sentirà la mancanza. e non solo per il talento. spesso è stato il miglior attore di sé medesimo. è stato interessante intuire cosa ci fosse oltre gli aculei, che ormai stava dismettando.

ora che ne fruiscano altri, in altri là dentro. forse è frutto del percorso che ha iniziato: che quindi debba andare a far altro ci sta tutto. anche se ho la vaga sensazione rischierà di annoiarsi, prima o poi. troppo vulcanica la mente del reverendo. e si sa: le assicurazioni sono fottutamente meno complesse delle banche.

a suo modo è stato importante incrociare uno come il reverendo. con la curiosità di intuire e scoprire com'è fuori da un là dentro.

in bocca al lupo, reverendo [non mi stupirei se mi rispondessi, come si dovrebbe fare: viva il lupo!]

[il reverendo giaguaro]


2 comments:

Anonymous said...

😍

Anonymous said...

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