Saturday, February 8, 2020

picolo post para-lamentoso [ad uso interno]

questo post non contiene niente di particolarmente originale. né idee ricercate, o pezzi di analisi della complessità delle cose che ci circondano.
è ad uso interno. voglio appuntare, per un'altra volta, il senso di stordimento e afasia.
tecnicamente non credo di dover lamentarmi di alcunché.
però non so quanto sia un rassicurante il fatto mi sia messo a frignare, un'altra volta, questo pomeriggio. così, di colpo.
non che ci sia nulla di male a mettersi a frignare, neh? io e l'idea di un certo machismo alfa dominante non siamo mai andati particolarmente d'accordo. e mi sono rasserenanto da tempo a pensarla come una mia caratteristica, armonica e coerente con altre caratteristiche di una certa - chiamiamola - attenzione e facilità di sintonia ad esperienze emotivamente coinvolgenti. ma sì, diciamolo, [iper]sensibilità.
quindi il punto non è il mettersi a frignare. il punto è farlo mentre si sta leggendo in uno dei momenti di massima intimità con sé medesimi. che può portare a piaceri sublimi: la defecatia con un buon libro. e soprattutto, nella lettura, perché si intuisce nel dispiegarsi del fare, del lavoro, dell'occupazioni di uno dei protagonisti una specie di sublimità. che si affianca ad altre sublimità intuite e legate ad un certo numero di possibili altre occupazioni, lavori, affacendamenti. quasi che siano così tante che basta non sia quello che è il mio, adesso. il mio affacendarmi, la mia occupazione, il mio lavoro.
non è esattamente quel senso di repulsione degli inizi, che ho impiegato mesi e mesi e mesi a domare [con la dissociazione legata al fatto che tutte le fatture scaturitesi, come effetto sostanziale, non sapevano mitigare mica tanto]. ma è un senso di spossatezza, sfinimento, troppo pieno che fatico anche solo il pensare di sopportare ancora per chissà quanto. e quindi vale un po' tutto il resto. che mi sembra tutto il resto sia come prendere aria, affannato, quando nuoti sbattendo e muovendo in maniera poco sincrona gambe, piedi, braccia, torace. il bordo vasca è ancora lontano, e si è in una evidente crisi di fiato e fatica. e basterebbe fermarsi un attimo, non è necessario arrivare per forza al fin là al bordo. e invece non molli. e non hai ancora finito di soffiare sott'acqua e già hai un pezzo di testa fuori a cercare aria, affandosi. così che ne inspiri troppa, e quindi è tutto un traffico nella fluidoninamica intima del prorpio sistema respiratorio.
così. da un sacco di tempo. ed ogni tanto quell'affanno è debilitante. tanto che mi pare di non avere più la voglia, l'energia, la fantasia di riuscire a fare altro. come mi avessero - meglio - mi si fosse sfilato il tempo da sotto il culo, nonché il disio. così è come se fosse tutto un po' da fiato corto. e desiderio - meglio - necessità di rifiatare solo soletto.
la cosa positiva è che occorre poco a  far passare l'obnubilamento. tipo quel senso di soffocamento per cui nella zona relacse di là dentro chiunque mi sta sui coglioni, anche perché sembrano tutti così freschi come rose, rispetto a come mi sento io. basta mezza giornata a fare altro e rimetto fuori la testa, o almeno mi pare di. solo che la testa fuori magari significa leggere di personaggi, invero tratteggiati bene, che fanno cose che lontanamente mi sembrano più affini a me medesimo. e leggerne mi provoca quell'effetto shock-emotivo, un colpo che mi butta fuori lacrime, improvvise. tanto inventato il personaggio, ed il suo affacendarsi, tanto salate e consistenti quel che eiettano i miei condotti lagrimari, financo sia seduto sulla tazza del cesso. quasi a lasciare andare la piccola angoscia per il senso di compressione dagli eventi, e lo sfinimento che ne consegue. con la sensazione di non poterne più, e la via di fuga per non dar fuori di matto, che si sublima ad immedesimarmi nel personaggio di un libro. come se il suo star facendolo - mentre leggo - è piccolo punto di presa acciocché non perda la speranza io, 'ché c'è, ci sarebbe, un sacco di altro che potrei fare, altri affacendamenti. non so se sia più uno spiraglio per non affogare, o una illusione un po' pericolosa da distacco dal principio di realtà. di sicuro è un piccolo pensare da ebbri. non so quanto sia possibile dargli una conseguenza nell'agire da sobri.
lacrime che si fanno singhiozzi a pensare quanto sia faticoso quel soverchiamento, ma che dal soverchiamento forse ci si può sfilare. disperazione e speranza compresse in una dimensione frattale di tutto il turbinio che sento travolgermi, a volte, che mi sembra d'esser tornato leggero, ma con inconsistenza. [senza dimenticarmi, che motivi gravi e seri di cui sentire il peso dell'angoscia, non ce ne sono].
tecnicamente è una piccola regressione, come del codice che spacca robe già consolidate. tipo quelle cose che mi tocca cercare con compulsiva inevitabilità, là dentro. e per tutto questo, però, non credo sia nemmeno così necessaria odg. è un pattern già visto. ed un modo per decomprimere, alleviare quella sensazione sarebbe davvero semplice. staccare: una, due settimane. riprendersi un po' di tempo, per fare senza fretta qualcosa che rimetta in circolo aria pulita. espirare ed inspirare compiutamente. pigliando e godendosi l'epos e l'eros. e magari ripensare anche a cosa e come cambiare. ma farlo respirando facile, senza affanni.
lo so che funzionerebbe. anche se in questo momento sono così frastornato da non riuscire ad acchiapparne quel breve effluvio di speranza. ma so che funzionerebbe. quanto meno per gli effetti salubri dei [brevi] stacchi che ho fatto finora.
il fermarsi è talmente semplice, che non serve arrivare a fondo vasca, che so che non lo farò.
un po' il superio rompicoglioni [ci sono un sacco di cose da verificare, controllare, supervisionare] in armonica contraddizione con la paura di non apparire così resistente come molti altri del gruppo [dimenticando quanto sia - oggettivamente - più sostenuto il mio contribuito rispetto a quello degli altri, anche di chi  ha voglia di fare]. quando financo il piccolo panico irrazionale che si rendano conto possano fare facilmente a meno di me [per quanto sia molto probabilmente vero l'esatto contrario].
e forse anche [soprattutto?] per la fatturazione. che vado incontro alle spese grosse.
sempre mi rimanga quel po' di energia per adoperarmi, iniziare a mettermi di buzzo buono per arrivare a farle.
potrei far la mossa del cavallo. scombinare il tutto e cambiare. osando e buttandosi anche un po', suvvia. ma ho anche la serena sensazione che sarebbe poco semplice azzeccare le combinazioni giuste. mettere in fila ed in sincrono cose, per farle succedere vantaggiosamente. e non sono così solito azzeccare tempi e luoghi. sono un po' distopico per vocazione.
tecnicamente è un passaggio delicato. dovrei essere un po' più sul pezzo. ed invece sono solo molto stanco, e iperventilando col fiato corto. mentre il bordo vasca sembra così lontano.
[anche se il solo essere risucito ad imbastire 'sto post, per quanto ad uso interno, senza spunti così interessanti, mi pare già qualcosa. visti i tempi.]

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