Wednesday, February 26, 2020

qualche considerazione sparsa, a un tiro di sospiro da uno dei focolai [in una città moooooolto popolata]

e figurarsi se la storia di avercelo qui, appena sotto il culo, il focolaio lombardo, non poteva scatenarmi considerazioni. le fanno un po' tutti. figurarsi uno psicopipponico.
alcune non sono per nulla originali. le altre nemmeno così tanto. ma me le voglio appuntare.
parto dai sogni, nel senso delle compensazioni oniriche sulle suggestioni del giorno. faccio sogni gratificanti. come se inanellassi situazioni che mi fanno battere la mano sulla spalla, patpat. come se lì mi riuscisse compiutamente il fatto di sentirmi molto soddisfatto di me medesimo. e non solo per i riconoscimenti dei miei interlocutori onirici.

ho percepito, per quanto da lontano, il concetto di panico. percepito come se dei recettori fossero stati mandati in risonanza dal campo emotivo esterno. da lontano come qualcosa che vibrava lieve, come fosse - appunto - lontano. ma la cosa più viva è che mi sembrava potesse arrivare vicino in pochissimo tempo. quel sottile brulicare, appena distinguibile, in fondo l'orizzonte, dall'altra parte del deserto dei tartari. solo che tempo di un sospiro avrebbe potuto attraversarlo quel deserto.

non sto prendendo i mezzi pubblici. però mi sa che adesso torno a farlo. anche perché sto leggendo molto poco. e soprattutto la probabilità succeda chissà cosa è molto più bassa del valore simbolico distorto di quel fare.

domenica, arrivando dal treninotrenord, in quel della stazione dedicata al generale macellaio luigi cadorna, mi sono domandato cosa avrei trovato, al netto di quelle vibrazioni. quali sensazioni mi avrebbero accompagnato nel tragitto a piedi verso casa. ho acceso la radio. la voce di claudio jampaglia era talmente pacata, razionale, serena che ho capito che c'era un modo per tenere lontano - mica solo io, ovvio - il brulicare appena distinguibile di cui sopra.

alla radio è da domenica che trasmettono una lunga, lunga, lunga diretta. specie la sera. ne sta venendo fuori una specie di racconto collettivo, di autocoscienza. ci si confronta, si ascoltano le vite di un sacco di altre persone, e la pragmatica delle declinazioni sulla realtà di ciascuno nell'era dell'epidemia. è molto utile. tanto per cambiare il proprio punto di visuale, e ricordare il valore dell'empatia. aiuta nella resilienza.

sono una persona privilegiata perché, al momento, lavorativamente non mi cambierà nulla. non che d'un tratto sia divenuto felice di starmene là dentro. è che tante persone non possono raccontare altrettanto.

a proposito di là dentro, la banca e il suo management, stanno gestendo queste giornate in maniera davvero encomiabile - fin qui.

uno-vale-uno, in alcuni casi, è una cagata pazzesca. casi tipo questi. che forse è il caso di ascoltare le persone competenti, quelli che hanno studiato, quelli che hanno imparato. la voce della scienza. se qualcosa servirà tutto periodo, che ce lo si ricordi anche dopo. acciocché si tolga un po' di fiato ai soloni.

un gancio con i soloni che si stagliano contro le persone competenti è il portato dell'autorità, specie quelli che occupano i ruoli apicali. e il senso di fiducia che rischia di sfarinarsi - se possibile - ancora un po', per le reazioni da palcoscenico che sembra torni ad essere preminente, dopo gli inviti all'unità. una classe dirigente che mostra la sua mediocrità. cui diventa ancora più complicato riconoscere autorevolezza: ora che ne abbiamo tutti [più] bisogno. [parentesi. non è certo per difendere i figuri che comandano in regione lombardia, figurarsi. figuri che hanno nel controllo del sistema sanitario regionale il fortino per perpetuare il loro centro di potere. ma se tu, avvocato degli italiani, asserisci con solennità sovrastrutturata che il focolaio lombardo è partito - come ormai è appurato - perché in un'ospedale non ha seguito i protocolli credo che i casi non siano più di due:
  1. hai le prove, le mostri, dimostrando un'affermazione così importante. forse mi sono sfuggite, anche se dubito, non mi pare vi sia nulla di tutto ciò;
  2. hai raccontato una falsità perché:
    1. sei in malafede, anche se provo a non crederci;
    2. hai usato approssimazione, nella trance agonistica della tua autorevolezza posticcia;
roba da piccolezza e/o pressapochismo].


ne usciremo, comunque. certo che ne usciremo. non sappiamo, figurarsi, quanto costerà tutto questo. e non durerà poco.

ne usciremo. ed io mi sento responsabile. per l'incolumità mia e per l'incolumità di tutti. noi si può solamente limitare il contagio. e per farlo bisogna ridurre i grandi assembramenti. è una questione di probabilità: meno contatti molto ravvicinati, meno probabile possa propagare. semplice.
senza paranoie, senza isterismi, qualche piccola rinuncia qua e là. è senso di comunità, è prendersi cura di sé e degli altri.

[che poi non è detto mi torni la voglia di scriverci ancora sopra, a considerazioni sparse].

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