Thursday, April 15, 2021

catcalling [de li me cojoni] e maschiosità lambda-dominante

io non ho mai - mai - urlato apprezzamenti sguaiati appresso ad una donna. cioè, apprezzamenti un cazzo. sono qualcosa che si approssima ad un molestia più o meno compiutamente. scopro che lo chiamano catcalling, ma approssimazione a molestia più o meno compiuta rimane. e mica lo scrivo per fami bello o di nobili atteggiamenti. no. no. è come se mi vantassi di rispettare gli stop agli incroci, pagare le tasse, oppure - che ne so - me ne sto bel rilassato sul balcone di casa mentre per strada cammina una persona, e son talmente per bene da non sputargli in testa, non ostante questo raspino in gola da ejettare. cose così. non ho mai urlato apprezzamenti sguaiati ad una ragazza o una donna, perché una ragazza ed una donna non si molesta, in nessunn modo. punto.

credo che un elemento fondamentale è quello che ho fatto mio, grazie all'educazione che mi han donato, su questo aspetto specifico, più o meno inconsciamente. anche se di quello non si è mai discusso espressamente. credo di averlo introiettato in maniera più ontologica. penso dipenda anche dal fatto mio padre non abbia mai espresso giudizi più o meno discriminatori su nessuno. ha mancato inconsapevolmente in molte cose. ma ha inoculato senza rendersene conto questa idiosincrasia verso la differenziazione di valore e dignità tra le umane genti. e non solo. poi è sempre stato profondamente innamorato di mia madre. vero: non sempre ha mostrato atteggiamenti virtuosi, quelli che conducono alla parità di genere. ma non l'ha fatto per maschilismo surrettizio, bensì per anacronismi culturali che dai e dai mia madre in parte ha scalfito. quella forma di rispetto nei confronti della donna non ha potuto non influenzarmi.

davvero, credo di occupare la codina della gaussiana - bassa - nella classifica dei maschilisti. e ne son ben lieto. e le disparità di genere sono da avversare esattamente come qualsiasi altra forma di razzismo, o di discriminazione.

e fin qui, nulla di eclatante. o eterodosso. un minimo sindacale. o un fondamentale che però deve ancora farsi largo nella coscienza collettiva.

però. mi è partito un ragionamento da pensiero molto laterale. forse pure scomodo. per quanto molto ombelicale. ma tant'è.

perché ho la sensazione di aver pisciato un po' fuori dalla tazza. in termini di rispetto verso le donne, dico. cioè: non che il rispetto sia mai troppo, ovvio. ma ho la vaga sensazione di essermi autocompromesso più volte. adontandomi con atteggiamenti autoimmuni. ed ora mi sento pervadere da quel senso di giramento di coglioni, da vassoiate di rimpianti, con rimorsi non pervenibili. e da lì alla rivalsa il passo può esser breve. perché ho idea che tutto il rispetto dovuto sia scivolato a volte in venerazione: molto da dolce stil nuovo, angelicamenti, idealizzazioni sublimate. e che un paio di occhioni azzurri e riccioli dorati - è verosimilmente il mio archetipo di bellezza, ne ho convenuto con odg - non potevano non portarsi dietro un qualcosa approsimantisi la perfezione. e bisogna essere all'altezza per pretendere la quasi perfezione. figurarsi, con il rapporto mai del tutto strutturato con l'autostima, vien facile capire l'impasto e l'effetto che ne è venuto fuori in quegli anni. anni piuttosto importantini nella crescita di una persona, specie quella affettiva. quelli in cui si fa [o si dovrebbe fare] esperienza. l'esperito nel senso più autentico e necessario: si prova, ci si incasina, si riprova. si diventa adulti così. io un quasi un cazzo. mentre altri maschi più o meno alfa dominanti mi passavano davanti belli belli, imperfetti ma pregni delle loro possibilità. qualcuno pure senza disdegnare una - figurata - pacca sul culo di apprezzamento. quando io quasi mi vergognavo anche solo di rendere più o meno pubblico cosa provavo. figurati il dichiararsi. altri che si accoppiavano con chi avrei voluto io, rinforzo negativo dell'autostima, smoccolamenti molto cervellotici, insicurezze, altri che passavano avanti: eccolo lì il circolo vizioso. ad alimentare le nevrosi. e quello che alla lunga si è fatto ossessivo.

già. il fatto però è che le nevrosi e le ossessioni hanno bisogno di un appiglio per sostanziarsi. si continua a tirar la pallina che ti rimabalza indietro. oppure continuare a picchiarci il muso. io ci ho messo il muso. ma qualcuno ha ben dovuto far il muro. segnatamente alcune ragazze. [s]oggetto di desiderio che via sembravano trasfigurarsi in altro. per diventare aneliti cui non avrei mai potuto giungere. aneliti: non lo uso a caso [chissà se l'amico emanuele gli si accende il riverbero del ricordo]. una roba davvero molto guardare e non toccare. anzi. in alcune situazioni il sottotesto era: ti sarai mica innamorato di me, vero? vorrai mica farmi uno sgarbo del genere, neh? giuro. ho incrociato anche queste storture. più o meno involontarie. o dettate da spiazzamenti che chissà che ragione avevano. quanto non casi di piccola perfidia. che a scivolar nel trivio sarebbe una cosa tipo: te la faccio solo annusare, ma non mi concederò mai. il gioco è che tu annusi. se poi mi accorgo che ti stai scoraggiando, mi adopero per liberare nell'aria un po' di afrore. e torni ad annusare. anche questo è successo. invero in parte riconosciuta ex-post come - appunto - piccola perfidia nei miei confronti. poi, ovvio: io son statto un pirla, che scambiava tutto quello per innamoramento irredento. ma d'altro canto: dove c'è un sadico deve starci un masochista. sennò la cosa non funziona nel relazionarsi disfunzionalmente.

ora.

io non so se c'è un qualche brandello di nesso causale, sfrigolante qua e là, tra questi aspetti. dico cioè: tra un rispetto anti-maschilista che è sfociato in fascinosa [a tratti] venereazione, e tutto quella intimidita imbranataggine che mi ha fatto scalar di molte lettere-dominanza da maschio, fino alla percezione di inadeguatezza, con gli zerbinamenti e il divenire cicisbeo che ne è venuto fuori. di certo sono stato tutte queste cose assieme. a tratti in maniera figurativamente dolorosa. in altri più da farci la figura del pirla[io non me lo dimenticherò mai quello sguardo da compatimento da neholaprovaseiunperfettocoglione, dopo quella cena a casa sua quando di colpo tutti gli altri invitati amici suoi se ne sono andati, lasciandoci soli, lei che mi piaceva davvero tanto, appoggiata sullo stipite della porta, capo leggermente reclinato, braccia conserte, tra lo sconsolato e l'offesa, mentre mi osserva nel mio congedarmi in una lunghisssssssssssssssima ritualizzazione, con una parte di me che desiderava fermarsi e la stragrande maggior parte di lei che aveva verosimilmente immaginato saremmo finiti a letto. è capitato anche questo. e non ero esattamente un teenager].

ecco. appunto.

il problema semmai, enormemente più ampio ed importante di quello che osservo attorno al mio ombelico, è la correlazione inversa. sentirsi autorizzati al catcalling, molestia più o meno compiuta, motivandosi con una pretesa alpha-dominanza mascolina. senza rendersi proprio conto, invece, della discriminazione che si attua. con la scusa becera del complimento si sostanzia una visione dis-egualitaria: il maschio in quanto tale che può giudicare la femmina, che non può far altro che prenderselo quel giudizio. senza porsi il mimino problema di provocar fastidio, imbarazzo, disagio. quasi che nemmeno esista il dubbio. come se l'effetto, la reazione che produce quell'apprezzamento maleducato, è qualcosa di cui non curarsi, perché non importante, superfuo, ininfluente. può sembrare una cosa capziosa, da psicopippa, cervellotica. invece credo significhi prendere una china. e da lì scivolare inevitabile dalla parte sbagliata. 'ché una volta la si è presa può davvero succedere di tutto.

ora.

tra un [ex?] impacciato come me ed il cafoname maschilista c'è una consistente, paciosa pancia della gaussiana. là fuori è comunque pienissimo di persone che non si ono inflitti grandi danni tra sé medesimi e che nel contempo portano il rispetto dovuto a tutte le donne, che mai si sognerebbero di molestarle, a partire da un apprezzamento sguaiato urlato per strada. penso siano una pancia gaussiana importante, per quanto non abbia ancora sottratto abbastanza spazio al cafoname di cui sopra. io non so cosa si prova a sentirsi apprezzate in maniera sguaiata, né molestate, né il il timore di camminare la sera da soli per strada, col terrore che potrebbero succedere cose ad incrociare quello sbagliato. non lo so perché sono maschio, benché [ex?] imbranatino et intimidito. ed il fatto di essere mashio mette al riparo da certe situazioni poco piacevoli e le situazioni poco piacevoli che ho provato io sono di altra categoria. e soprattutto non sono legate alla mia identità di genere.

per questo è come conquistassi un labile soffio di serenità su questa fazenduola. come se si intravvedesse un senso a questo sfarinamento per lustri della mia autostima erotica, delle occasioni perse, delle lagrime romanticamente versate [che poi basta un po' di psicoterapia per vederle per quello che erano davvero], dei rimpianti che non lasciano il posto ai rimorsi, del coglionamento che mi son meritato, delle paure di un rifiuto per cui ho evitato di lanciarmi. tutto quel vissuto per cui non sento tutta 'sta prouditudine, e che ancora tanto mi rimprovero. ecco: forse mi ha messo davvero al riparo dal nemmeno guardarla da lontano la china sbagliata. sì, certo, andava bene anche un po' meno, neh? ma ormai è andata così. se proprio si finisce in quella dicotomia: meglio coglione che cafone. ho "sofferto" molto, vero. ma almeno non ho mai - mai - fatto sentire a disagio una donna. che non solo non si toccano neanche con un fiore, ma nemmeno le deve sfiorare un fastidio per qualcosa legato al solo fatto di essere donne. e quando succede è il senso di umanità che viene offeso. brutta storia. e tutti dovremmo sentirci offesi. non è così. anche questo è un cammino che bisogna far, passo a passo assieme. per me non è stato il fatto di esser padre - anche per quel casino che mi si è creato dentro di cui sopra. credo sarebbe stato rinfrancante provare a spiegarlo e farlo far proprio ad eventuali creature. vabbhè. nulla. è andata così.

[due piccole chiose finali, quasi off-topic. vero: io ho perso molte occasioni. vale però anche il viceversa. l'occasione - per quanto a tratti anche un po' sgarruppata - che talune hanno perso. e forse sta pure succedendo ora e probabilmente succederà. inoltre. poi. vero. ora desidero fortissimamente scopare. è come se trasfigurassi l'attività sessuale come una specie di simbolo di rinascita. oltre che di cogliere tutte le occasioni per godersi l'attimo. che tanto poi corre via. e quello che si rimanda è comunque sempre un'occasione che viene sprecata. non so se ne sarò capace e quanto sarà difficile lasciarsi veramente andare dopo questi tempi nuovi. però vorrei almeno provarci. se lo farò, sarà sempre una scelta condivisa, che mai nasconderò. non ci credo più all'amore più o meno eterno. non so quanto sia capace stare dentro una relazione. proviamo almeno a starcene comodi e bene nell'intimità. duri quel che duri. che di 'sto cazzo di domani, davvero, non c'è certezza.]

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