Tuesday, December 28, 2021

Vacs et alter

sono onusto di piccole manie. tra queste sono le date di eventi in cui più o meno [mi] son successe cose. ricordo:

  • il giorno in cui iniziai l'università e quando mi laureai;
  • che feci la prima comunione il giorno in cui l'amico luca compiva dieci nove anni [quando conoscevo solo l'amico che mi presentò l'amico luca. [e di cui ricordo la sua di data di laurea]];
  • il giorno in cui conobbi il piacere dell'intimità di una donna;
  • il giorno in cui iniziai a laurà là dentro;
  • che feci la cresima esattamente due anni prima della tragedia dell'heysel;
  • quando iniziò ufficialmente la mia ossessione più rincoglionita per una femmina.

l'ordine è ovviamente casuale, non temporale.

tra le tante cose c'è anche la storia delle mie tre dosi di inoculatia di vaccino mRNA. che da una parte è semplice, dall'altra significativa. semplice perché è roba di quest'anno ed è fresca fresca nella memoria, mi piace vincere facile. significativa per il senso profondo che tre punturine veloci sono state in grado di portarsi appresso. che chissà che cazzo ne penserebbe un novacse e similaritudini a legger questo post. ma quand'anche leggesse e pensasse chissà quali nequizie, onte stigmatizzanti, su tutto plani il più serenamente obliante degli stigrandissssimicazzi.

però, al netto di un ipotetico novacse e similaritudini, il ricordo quasi annualistico delle inoculatie si porta appresso un suo esser pregno, per l'eco che ciascuno di noi gli ha dato. che sarà solo roba simbolica. però i simboli possono avere una loro importanza. e per il passaggio che 'sta cosa rappresenta. o avremmo voluto rappresentasse. o che ci si augurava.

il giorno di pasqua del duemilaventi, nell'appartamentino, in solitudine, lessi un articolo di massimo recalcati. [mi sa che 'sta cosa l'ho già scritta, poi uno dice che ha contezza delle cose che si postano]. il punto che mi colpì fu quella specie di lucina, là in fondo, che colsi quel giorno. quando tutto era immerso nel dubbio si potesse tornare ad un forma di normalità. qualsiasi cosa significasse. recalcati scrisse che il vaccino avrebbe significato la svolta, la possibilità di riconquistare l'idea che ne saremmo usciti. un ritorno alle cose che conscevamo. l'elemento che poteva placare il disagio di quei tempi nuovi ma sgomentamente sconosciuti. la ricordo bene quella scintilla di speranza che intravvidi. fu un balsamo pazzesco, alla sottile angoscia che provavo, senza volermene rendere conto. più per l'incertezza del futuro che per l'eventuale malattia. recalcati è uno psichiatra e non un infettivologo, e nell'aprile del duemilaventi si parlava di un vaccino non prima di dodici-diciotto mesi [quando non sparando cose un po' a caso]. quindi era piuttosto inevitabile che il vaccino recalcaticesco era cosa ben diversa da quello che è spuntato solo sette mesi dopo. e di tutto quello che è stato poi in grado di fare, negli effetti. forse non poteva che essere cosa ben diversa. dopo è facile. anche misurare lo iato tra le attese e quello che è accaduto. e che speravamo accadesse. pur tenendo in considerazione che dal punto di vista tecnico-scientifico hanno fatto un qualcosa di pazzesco, è probabile non ce l'abbiano raccontata esattissimamente come la sapevano, di sicuro non potevano sapere esattissimamente come in realtà fosse o sarebbe stata. il metodo scientifico è tempo, metodo, dati [l'ho sentita alla radio, mi è piaciuta]. all'inizio avevano giusto il metodo, con ben pochi dati.

io non so dove stia, ora, la lucina che intravvidi nella pasqua duemilaventi nell'appartamentino, in solitudine. cioè non so quanto ci manchi ancora ad arrivarci. se è tenue perché è tenue o perché è lontana. ci sono stati momenti in cui [mi] è stata del tutto scomparsa: anche sel'inoculatia c'entra fino ad un certo punto.

pensavo di esserci abbastanza vicino, all'inizio di questo giugno, prima inoculatia. prima bevuta al bar dopo mesi, non osai pigliar la birra che chissà che effetto potesse farmi. ricordo la tensione speranzosa. mica solo per la prima dose, ma per quello pensavo potesse succedermi da lì a breve. non so quanto cogliessi il sottile tremito che mi pervadeva. era sottile, forse per quello. ma era tremito.

pensavo di essere riuscito ad ovviarlo, quel tremito, cinque settimane dopo. che tanto sottile non era più. anticipai l'inoculatia di qualche ora e partii per il mare. 'sticazzi gli effetti collaterali immediati. 'sticazzi le paure, le titubanze, le incertezze, e 'sticazzi lo smottamento esagerato per la spia del motore che si accendeva. quasi beffarda a rovinare quell'attimo che mi sembrava perfetto. fu uno dei momenti più intensi degli ultimi mesi. quel viaggio, arrivare là, il terrazzino. poi niente, fu invece il prodromo della consapevolezza stessi scartando di lato, mica tanto poco.

ovvio che, a guardare tutto questo, oggi, dopo è più semplice, fa tutto un effetto diverso. e per fortuna sono stato così eccentrico. nel senso che per fortuna oggi ne ho contezza. non è responsabilità di nessuno. così come le inoculatie, di cui oggi il buuuster, fanno solo quello che sanno fare: diminuire drasticamente la possibilità possa eventualmente evolvere verso forme gravi di malattia, e ridurre la probabilità di rimanere contagiato. solo, ma comunque non è mica poco. il resto sta attorno ed è abbastanza scorrelato. ed è tutta la vasta variegazione di un pezzo di tutto. dentro e fuori di ciascheduno.

ed è quasi rasserenante non aver più 'sta grande necessità di aspettative importanti. ma di far quello che è il meglio che si può fare, ora. che non è l'ottimo, che avremmo voluto funzionasse in altro modo, ma resta come opportunità importante. anche se non basta. però è roba di buona salute farlo.

non vale solo per le dosi di vaccino.

per quanto, anche l'aspettativa, in sé non è ne buona né cattiva. non è da pirla caricarla a molla, ma spesso una tenera necessità. ed un po' di laica misericordia a non puntare il ditino se la si carica anche un po' troppo. che sarà complicato quando poi si rompe la molla. e poi avercela, l'aspettativa, è un sintomo importante, quasi un discrimine fondamentale. è la ricerca a intravvedere lo spazio degli eventi del possibile. che è come l'aspettativa che fa pat-pat sulle spalle al principio di realtà. e che al fin ce l'ha fatta. e 'sticazzi se ci dovremo convivere con l'endemia. impararemo a fare anche quello. anche se sarà faticosetto.

non vale solo per dosi di vaccino. e comunque, se serve, faremo pure la quarta di inoculatia.

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