Monday, April 25, 2022

piccolo post di ubbie et contraddizioni /8: Liberazione

questo è il giono più importante dell'anno, dal mio personalissimo ombelico. dopo due anni consecutivi senza manifesta. due anni consecutivi a sentirne una malinconica mancanza.

e quindi si è messa questa fottuta guerra [una in più delle molte, disclaimer]. e poi si son messe tutte le polemiche nei dintorni.di come dibattere su questa fottuta guerra. [e comunque, a gramellì, associazione nazionale putiniani d'italia nun se pò proprio sentì. è offesa innanzittuto alla tua onestà intellettuale]. quindi si, è 'sto fastidio importante. maccccazzo. dopo due anni consecutivi di venticinqueaprile fatti come ce li siamo fatti. maccccazzo.

poi ho pensato ad una cosa. che se n'è portata dietro un bel po' d'altre.

ho pensato che il venticinqueaprile, la Liberazione, è una categoria che ci trascende, è un'istanza a disposizione di tutti. è la purissima idea, al netto della retorica dei monumenti commemorativi di allora, per cui tanta gente ha dato la vita, e di cui noi abbiamo goduti gli effetti. non ostante tutti i pezzottamenti e degradazioni che han provato martellarle contro. è tutto questo. per fortuna.

e quindi, tutto il resto, passa in secondo piano. davvero.

quindi 'sticazzi se gli ultimi due anni consecutivi son stati senza manifesta, e variegatamente rinchiusi. ce lo siamo festeggiato ugualmente, in maniera intima, dentro.

il venticinqueaprile, la Liberazione, è qualcosa che ci raccoglie tutti, ben oltre le nostre beghe. che sembran starnazzamenti minchionanti. prescinde dai millemila distinguo da puntacazzisti di una fottia di gente. che un po' è la vocazione imprescindibile a dividersi, dialetticamente e anche di più, che sta a sinistra. che comunque almeno un sopracciglio alzato sul punto di vista di chiunque altro è certo, come il respiro che faremo di qui ad un momento. un po' è che spesso è il trionfo degli egotismi speculativi, o che qualcuno deve mettere le bandierine per marcar territorio.

il venticinqueaprile, la Liberazione, sta sopra il dibattito manicheo. che se esprimi dubbi, se provi a farti domande sulla complicatezza dell'icoesadro irregolare che è il principio di realtà, sulle risolutezze o assertivià mainstream, allora sei un filoputiniano. di contro se ti fermi a ragionare su alcune incongruenze e sui punti deboli del campo pacifista a prescindere, allora onta ti colga, servo del sistema.

il venticinqueaprile, la Liberazione, va oltre financo ai partigiani. quella sparuta rappresentanza, importantissima e preziosissima, rimasta. non ostante il rispetto e la riconoscenza che è loro dovuto. figurarsi se non prescinde da chiunque distribuisce coccarde di resistenzialità: chi può fregiarsene, e chi no. facendo la puntaarcazzo - di nuovo - sulle somiglianze e sulle differenze di allora. peraltro dimenticando le cose più ovvie: che ottant'anni di differenza, ed un mondo che è un altro mondo, cubano una fottia di cose diverse, mentre è rimasto lo stesso paradigma di fondo: l'esercito di un paese [allora un dittatura spietata, oggi una democratura feroce] ne ha invaso un altro, un popolo ha trovato l'invasor. figurarsi se non prescinde dal direttivo nazionale anpi. o dal suo presidente. figurarsi.

il venticinqueaprile, la Liberazione è la data della fine di una guerra. quindi per forza è qualcosa di bello. che poi alla fine di aprile fa sempre il suo fottuto effetto. ora ci pervade quella sensazione di essere ad una specie di fine della pace. posto che ad un paio d'ore di volo da qui non è solo sensazione, ma vittime civili, città rase al suolo, umanità che lascia la propria terra. posto che in un sacco di altri posti la pace è finita da assai. quando mai ha fatto capolino [disclaimer]. quella fine di quella guerra era l'idea non ce ne dovessero esser più. ad imperitura memoria. poi però ce ne dimentichiamo. non foss'altro perché siamo stati abituati bene. grazie a quel moto a luogo del venticinqueaprile, la Liberazione. è che siamo - mediamente - degli stronzi noi. l'idea in sé è qualcosa cui tendere.

per questo domani sarò ancora più convinto là dentro, in manifesta. con tutte le mie ubbie e le mie contraddizioni [la resistenza ucraina e le ragioni storiche. le armi da inviare o meno, il fatto ci sia un invasor. la guerra per interposta nazione, il diritto all'autodeterminazione e di vivere in pace]. ben sapendo di essere un puntarcazzista [ma sto cercando di mitigare parecchio] in mezzo ad altri puntarcazzisti. però speriamo si sia tantissimi. non ostante le ubbie e le contraddizioni. che comunque ci portiamo dentro tutti. che c'è spazio per chiunque sappia di aver un debito di riconoscenza verso il venticinqueaprile, la Liberazione, incarnati nei partigiani di allora. che il debito di ciascuno ha dignità d'essere come quello di chiunque altro. chiunque altro si riconosca in quei valori, anche senza acclararlo o rendersene del tutto conto. e che al solito quel debito ce l'ha anche - soprattutto - chi il venticinqueaprile, la Liberazione la nega, dice che è divisivo ed altre compilation di stronzate variegate - il jingle tormentone è sempre, a ritmo di musica che pompa dalle casse, quello che canta: è facile essere fascisti in una democazia. proprio grazie al venticinqueaprile, la Liberazione: ed è bellissimo tutto ciò.

quindi me la sussumerò tutta. la giornata e la manifesta. in solitaria. cazzone solingo in mezzo ad una moltitudine di cazzoni. per passar in mezzo a tutta quella bellissima variegazione di anime della manifesta. me ne andrò solo e vagolerò per il corteo perché, tanto per cambiare, mi sento di appartenere un po' a pochissimi. ma tutti ovviamente antifascisti. sentirò ancora di risconoscermi nel venticinqueaprile, la Liberazione. che si guarderà il serpentone, tutte le sue pargole e i suoi pargoli, ed esprimerà con malcelata soddisfazione: siete un cazzo complicatini, ma siete un bel casino, in questa bella giornata di sole.

non so se riuscirò a cantare bella ciao. ho idea che, tanto per cambiare, mi verrà quel groppo in gola. ma come al solito, andrà bene così.

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