Tuesday, April 5, 2022

piccolo post di ubbie et contraddizioni /4: sui modi di uccidere un suo fratello

il disclaimer del fatto dell'ipocrisia che questa guerra [d'invasione] sembri più guerra, atroce, attenzionata delle altre, che ci sono e ci scivolano via, lo diamo per dato. non per pura formalità. ma perché ce lo ricordiamo. tanto non riusciamo ad uscirne.

pensavo allo scempio di bucha. così uguale agli scempi omloghi di guerre nemmeno tanto lontane. e - sembra - solo il primo di quelli di cui avremo notizie.

siccome, ad essere rigorosissimi, e per temperar la punta di penna [e di cazzo] di coloro che affermano che non sono certe et sicure le responsabilità, facciamo che è quasi certo siano stati gli invasori. nel senso delle milizie armate, non il popolo intiero. tutto, o una strafottutissima abbondanza, sembra indicare chi, senza ombra di dubbio, siano i colpevoli, però temperiarmo pure la punta.

quindi ho messo in fila le dichiarazioni della propaganda degli invasori. il metaverbale del loro ambasciatore all'onu, mentre dichiarava con lo stesso piglio di come si legge il bollettino dei venti e del moto ondoso per i naviganti. e asseriva del fatto quelle immagini non siano altro che una montatura. dando peraltro la sensazione di essere convinto. dev'essere un lavoro complicato far l'ambasciatore all'onu, se devi comunque dar la sensazione di essere convinto di qualcosa che quasi certamente è  stronzata vergognosa. oppure devi essere uno svuotato dentro. o dissociato, nel senso psicotico del termine.

ed così ho pensato al guccio. al verso di "canzone del bambino nel vento". quello del: io chiedo, come può l'uomo, uccidere un suo fratello. che il guccio forse l'aveva intuito il senso profondo di quel verso che stava andando a musicare e cantare. che era auschwitz, ma è tutta quella gratuità nel far morire, nell'assassinare, nel giustiziare, nell'uccidere qualcuno più o meno a freddo. più o meno senza un senso tranne che quell'altra vita non valga. che immagino [che cioè è davvero uno sforzo di immaginarmi l'inimmaginabile e l'indicibile] si debba pensare sia un sottoumano. un qualcosa di diverso. un'alterità specista, che così può l'uomo uccidere così sistematicamente un suo fratello. perché - di nuovo immagino - non lo ritiene tale.

e senza confondermi la crudeltà di chi quegli atti li commette, pensavo alle dichiarazioni di chi parla di messa in scena propagandistica. di quelle prese di posizioni ufficiali che puzzano di carogna, tanto ributtante è quella menzogna. ma che viene servita con il cinismo dei portavoce, degli ambasciatori. è come uccidere di nuovo un tuo fratello. perché è la stessa filera di morte e crimini contro l'umanità. lo stesso sistema [criminale] che nega l'umanità nel suo fratello, che nega la domanda di quel verso. ed a ogni mancata riposta è come se buttassero via un po' della loro, di umanità.

sparare alla nuca di una donna, di un uomo con le mani legate dietro la schiena è una cosa, ovvio. espletare l'obbligo di dichiare un qualcosa che sovverte la decenza è un'altra. ma è ucciderli, figurativamente, un'altra volta. di nuovo: non sono la stessa cosa. c'è un crimine e c'è la sovrastruttura del potere che lo determina e lo scatena.

è a loro che vien rivolta la domanda del verso del guccio. non c'è risposta. sono i milioni nel vento.

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