Saturday, April 30, 2022

la sposa amichetta [o l'amichetta si sposa] [il chiasmo - per me - del ricominciare]

al vecchio blogghettino io ci sono affezionato. anche, soprattutto, per le persone che mi ha fatto conoscere.

l'amichetta non è stata proprioproprio la prima.

la incrociai all'inizio del duemilanove [amichetta, dammi retta è stato quell'anno lì]. aveva appena compiuto gli anni. ed io quando la lessi la prima volta ebbi la sensazione di aver a che fare con qualcuno decisamente fuori dal comune. roba che: codina della gaussiana, scansate.

avremmo dovuto incontrarci piuttosto a breve. probabilmente le avevo lasciato il numero di telefono abbastanza tosto. lei provò a chiamarmi. sbagliò numero. e l'altra persona le disse una cosa del tipo: mi spiace abbia sbagliato numero e non volessi cercare me, vorrei essere nei panni dell'altra persona, che culo che ha certa gente.

al che capii subito una peculiarità, e contestualmente mi fece sgorgare una domanda. la peculiarità: che esercitava un magnetismo importante sugli uomini, e verosimilmente uomini fuori dall'ordinario. la domanda: cosa avesse trovato in me, una che avrebbe potuto asfaltarmi.

quei primi mesi di quell'anno stavo cominciando a capire l'inculatia dell'aver fondato una società in quel modo, con quei soci, in quel contesto di conoscenze [sbofonchiate o meno] molto diverse. le parlai del primo progetto per quella pinacoteca importante. lei mi disse: mi piacerebbe venire alla presentazione. gli ultimi giorni prima della consegna furono deliranti. lavorai con ritmi e orari improponibili. l'ultima notte dormii una flebile manciata di ore. la mattina mi avvisò che proprio non ce l'avrebbe fatta. stavo aspettando il treno alla stazione di sixth saint john. un po' la stanchezza. un po' l'ombra sottile dell'inculatia non ancora del tutto conscia. un po' il piccolo dispiacere di non incrociarla e di non conoscerla in quell'occasione. e quella sensazione avvolgente di quell'sms. mi ricordo che mi vennero i lucciconi.

decidemmo di incontrarci dopo averle ricordato mi avesse ricordato del ciclo dell'azoto delle foglie, che si fanno strame, quindi nutrimento importante per la terra. a quei tempi, raccogliere le foglie, si portava ancora appresso dei significati di ricordi importanti.

così quando la incontrati la prima volta ebbi la conferma della sensazione avrebbe potuto asfaltarmi. non ostante mai mi sia lanciato senza le reti di protezione con una donna - pur non facendo nulla di così eclatante, o tipico dei maschi alfa. però capii anche che ne avrei avuto molto godimento et affetto se avessi lasciato da parte la parte squisitamente erotica. 

amichetta. ormai te lo posso dire. ma non è vero che mai ti desiderai.

e la mia intuizione fu onusta di saggezza. credo che tutto quel che ci si è scambiati, condiviso, raccontati, avrebbe fatto tutt'altri giri. se quel giorno non me la fossi fatta sotto, dico. e son ben lieto sia andata così.

anche se c'è stato un discreto numero di perioducci in cui mi pareva di vivere una specie di dicotomia percepita. da una parte l'interlocuzione con una donna semplicemente fuoriclasse. intelligente, capace, preparata, colta, tenace, serenamente spregiudicata [mica si scandalizzerà qualcuno, no?, se diciamo che mi ha condiviso una certa intimità fotografica - mai banale - ed abbiamo interlquito, contrapponendo visioni piuttosto divergenti su quanto e come un'estetista debba intervenire nei pressi del sancta sanctorum di una donna]. e dall'altra il suo incrociare degli omuncoli, variegatamente casi tra l'umano e lo psicotico, che la sbertucciavano, perculavano, ossessionavano, proiettavano su di lei le loro nequizie esistenziali. e lei ci soffriva a manetta.

davvero. 'sta cosa mi lasciava tra lo sconcertato e l'imbufalito. come poteva una persona come lei farsi trattare così di merda. e rimanerci così sotto. al netto del sentore di grand guignol de noartri, dall'eco di quel raccontava l'amichetta, delle gesta e dei discorsi di costoro.

però, giova ricordarlo, l'amichetta è davvero una persona fuori dal comune. roba che non è difficile ammettermi, ossia sia un passo avanti a me. [parentesi. io sono un mics riuscito malino tra molto orgoglio [sempre meno] permaloso e autostima [sempre meno] tipo gruviera a pasta molle. e capisco che molte altre persone mie prossime hanno quel quid in più in questo o quell'ambito. ma tutto sommato mi dico: 'sticazzi. son quid che mi interessano poco. poi vi sono pochissimi casi per cui capisco che non sia una questione di quid. è che proprio sono avanti. e non c'è da menarsela troppo. e che avrò sempre comunque qualcosa da imparare, specie da loro]. è proprio una questione d'insieme, al netto io non abbia le tette. se solo avessi avuto un terzo della sua capacità di prendersi in mano il destino, provarci, fottendosene del contesto, ho la vaga sensazione sarei decisamente più soddisfatto. ma tant'è. peraltro l'amichetta non è che sia uscita da un contesto così malleabile e disposta a spianarle la strada diversa da quella già tracciata per lei, che peraltro l'avrebbe portata comodamente verso lidi che la stragrande maggioranza piccolo borghese avrebbe sbavato frequentare.

l'amichetta ha due ovaie così. ho avuto modo di conoscere solo il suo babbo, già personaggionissimo - verso cui ho provato una suggestione imporante, non ostante mi abbia detto che ormai fosse diventato un tenerone. devono essere stati due genitori tostissimi, almeno tanto quanto colti e preparati. è figlia unica. ho idea abbia fatto la sommatoria delle peculiarità dei due e sia uscita una geniale capaecaaazzz, per quanto ha voluto far di testa sua. peraltro riuscendoci per le cose che davvero le interessano.

io gliela butto sul paio di dozzine di classi sociali di differenza. un po' è sincera ammirazione. un po' è inestinguibile sottile soggezione. quand'anche, in un modo di sogni, potesse riuscirmi quasi la qualunque continuerei a percepirmi così. ma con lei mi sento che va benissimo così.

c'è stato un tempo - tra le varie disperanze in cui mi son infilato - in cui avevo pensato che la scrittura potesse essere un modo per uscire da quel cul de sac in cui mi ero infilato, aziendalmente. avevo capito poco un cazzo della scrittura creativa e dovevo focalizzare meglio il senso del mio disagio. era una specie di azzardo strampalato, che non avevo di fatto condiviso con nessuno. ricordo però che - istintivamente - cercai di trovare da lei una specie di incoraggiamento, un daje, una conferma non stessi pisciando fuori la tazza del vaso onirico. ma non palesandole il mio tentativo, mi sembrava una sbruffonata, comunque. però cercando di intuire tipo aruspice che una non sa di indicare. se c'era qualcuna era lei. [ovviamente fu un azzardo. a partire dal fatto non avessi il coraggio di confessarlo del tutto a me medesimo. figurarsi. il resto me lo butto lì lei, inconsapevolmente. ed ovviamente aveva ragione.].

uno dei privilegi di cui mi ha fatto dono è stato condividermi con quale capacità di presenza ha accompagnato all'ultimo la sua mamma. ci sono giorni genetliaci che incrociano con quello di quando un genitore ci lasica. mi ha fatto partecipe di come è stata un tutt'uno con engel. ho avuto a tratti la sensazione, quando me lo ha raccontato, di essere un po' lì con lei, con loro. per la naturalezza di come sentivo fluire l'intensità di quel suo esserci e di esserci per l'altra. 

il suo babbo l'ha salutata un po' per volta. a tratti, discontinui. anche nel commuoversi ha tutta una sua peculiare unicità. mai banale.

ora vive con l'ingegnere. che mai ho conosciuto [ancora] direttamente, ma per interposto bloggghe. so che è tutt'altro che persona ordinaria e banale. l'intuzione sul tipo di maschio che tende a magnetizzare è stata quella giusta. in fondo succedeva anche prima. bastava trovarne uno strutturato in maniera più coerente, piuttosto che caotica. poi il resto ce lo mette lei. devono essere una coppia decisamente, decisamente sui generis [le altre cose che mi ha confidato, è questione tra lei e me. nemmno di questo blogggghettino].

la domanda, quella di cui sopra, in fondo me la sono posta qualche mese fa. quando mi chiese di farle da testimone. per le coincidenze del divenire accadde in uno dei momenti più complicati dello scorso anno, forse degli ultimi lustri. tipo quando vale la massima che l'ora più buia è ect ect. i ricaptatori stavano ricaptando ancora a manetta. ed io mi sentivo moderatamente in difficoltà. anzi no, corcazzo, ero in difficoltà. tanto che il primo pensiero fu no, io non ce la posso fare. ansia anticpatoria, un sacco di gente sconosciuta, un sacco di gente assembrata, io fuori dalla tana uterina del soppalchino o della cucina luogo di lavoro che lì fa più caldo. mi sentii girare la testa. la chiamai. mi venne il magone. le buttai in un sol fiato tutta la mia paura, il mio disagio, la mia inadeguatezza. come se tutto concorresse ad acclarare che non avrei potuto farlo. poi non so cosa accadde. non ricordo di preciso cosa disse. tranne che sarebbe stata una cosa in assoluta intimità, pochissime persone [e questo un po' aiutò]. e poi mi disse: stai tranquillo! e siccome è mia amichetta mica per altro, io comincai a tranquillizzarmi. cominciai a capire che ce la potevo fare. anche se quella non era esattamente la percezione del momento, nulla impediva che le cose, le sensazioni, le consapevolezze sarebbero potute cambiare. fu come aver visto rispuntare da qualche parte il concetto di fiducia.

ora come ora, in fondo a questo post, ho idea che proprio lì abbia cominciato a dire ai ricaptatori: aaaaricaptatò vedete un po' di di rompere meno i coglioni e di ricaptare meno.

le scrissi poco dopo che mi sentivo davvero onorato avesse pensato a me. lei rispose con quella cinica tenerezza dicendomi che in realtà non le era venuto in mente nessun altro, sono stato il primo cui aveva pensato. e questo ha due chiavi di lettura, contrapposte.

però è la mia amichetta. quindi so io qual è quella giusta.

amichetta. sono contento. perché [anche] da quel stai tranquillo! è un po' ricominciato tutto. perché so di poterlo fare. ma soprattutto perché lo faccio proprio per te.

tutto il resto te lo sei meritato. quindi goditelo al massimo che riuscirai.

come fosse un fluire tutt'uno nell'acqua, per l'acqua, con l'acqua.



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