Sunday, March 15, 2020

considerazioni non assembrate /3: ricorrenzismi/1

e comunque, sulla seduta di odg rinviata. quando si decise la data, ormai alla fine di gennaio, me l'appuntò su di un foglietto. ormai si diradano, sono meno "importanti", può capitare non mi sovvenga immediatamente a richiamare in mente la data, come accadeva prima.
e insomma.
quando mi passò il foglietto e vidi scritto diciasettemarzo, mi balenarono in mente due episodi, capitati propro attorno a quel giorno. per quanto, il diciasettemarzo di ogni anno accadono cose.
il primo è questo. [poi ce ne sarebbe un altro. ma prima conviene provare arrivare in fondo a questo].
il diciasettemarzo di nove anni fa. che il diciasettemarzo sarebbe anche il giorno in cui nasce l'italia unita, con la prima seduta del parlamento del nuovo regno, nel senso molto immanente dei mediocricissimi savoia, mica quello dei cieli su cui non esistono conferme, inevitabilmente. ricorrenza che non si fila mai nessuno. tranne che per gli anniversari giubilari, tipo nel duemilaundici che facevano centocinquantanni. quindi manifestazioni, eventi, programmi, suggestioni massmediatiche e istituzionali. e poi i tricolori qua e là, su molti balconi, e questo sentimento di amor patrio che - mediamente - si prendeva in mano e si osservava come un oggetto un po' strano e misconosciuto.
quella mattina, giorno di festa e non lavorativo, furono i tricolori ai balconi a colpirmi. specie tornandomene nell'hometown. ero piuttosto turbato, per quanto ci sono stati anni in cui 'sta cosa non era 'sta gran novità. ricordo che trovai anche un po' di sollievo ascoltando "niente paura", di ligabue. segnatamente i versi del ponte [nel senso di quella porzione di canzone la cui melodia non è né strofa né ritornello. un ponte tra le due strutture musicali, appunto]. ci scrissi anche un post, altro blogggghe. magari poi vado a ripescarlo. peraltro, mi sovviene ora, ascoltavo ligabue a tratti. davvero altri tempi.
ero turbato perché il giorno prima, dentro di me, si era sfaldato un altro pezzo dell'aziendina di allora. avevo preso atto di essere finito in un cul de sac importante, e che forse avevo fatto una scelta piuttosto sbagliatina qualche anno prima. il dettaglio, nel dettaglio, non lo ricordo esattamente. però fu uno scambio moderatamente spigoloso con il socio amministratore. di fatto lui e lei avevano preso una decisione su di un collaboratore dell'azienda, senza avermi consultato. quando glielo feci notare la risposta fu, in estrema sintesi: queste cose le decidiamo lei ed io, tu pensa a fare il tuo, non ti preoccupare e stai al tuo posto.
il cul de sac stava nel fatto che avrei dovuto confutare un po' più energicamente quell'episodio, mica solo simbolico. e che ratificava che noi tre eravamo la maggioranza dell'aziendina, come spesso mi ricordava. ma io comunque ero minoranza nella maggioranza. ed invece proprio quel moto di ribellione non mi si esternava, rimbalzava dentro. e così la frustrazione aumentava. ed ascoltavo ligabue osservando le bandiere ai balconi. per un paio di giorni pensai seriamente di mollare tutto e mollarli.
sarebbero passati altri tre anni. con poche soddisfazioni in mezzo e molte più situazioni tipo quelle di cui sopra. senza che riuscissi a protestarle.
poi arrivò il bubbone, che esplodendo mi avrebbe dato il liberi tutti, io vado da me. con molto dolore, peraltro.
a proposito di bubbone, in fondo, i tempi erano decisamente più semplici. è che quando sei incartato dentro succede che "quante volte l'orizzonte non va oltre il nostro naso" [cit. che almeno questa è un po' meglio di ligabue].

[updt. e comunque niente. devo essermi confuso. il post sui versi di ligabue - sempre l'abbia mai fatto - non l'ho scritto in quell'occasione. quello del giubileo dell'unità d'italia e la frustrazione del giorno precedente, di cui non c'è traccia in quelli di quei giorni. frustrazione peraltro che ricordo benissimo, altresì. andare ricercarlo tra milleduecentonovanta post non penso valga granché la pena.]

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