Wednesday, October 6, 2021

caos da nobel

qualche millemilamesi fa scazzai con l'amico daniele. nella retorica dello scazzo, a coprir motivazioni più profonde, gli sbattei sul naso le quattro interazioni fondamentali della fisica. lui sosteneva di dover piantar della segale proprio quel giorno (1), 'ché c'era la luna buona. io gli risposi che era un cazzo di ingegnere e avrebbe dovuto far riferimento a qualche approccio razionale in più. e che la luna piena non poteva influenzare i suoi cazzo di semi di segale. le interazioni fondamentali sono quattro. non ricordo se gli citai anche l'interazione nucleare debole. che è quella responsabile del decadimento radioattivo, per le sostanze che decadono radioattivamente.

carlo rubbia vinse il nobel per la fisica per la scoperta - sperimentale - delle particelle che determinano l'interazione elettrodebole. ai tempi frequentavo la terza media. il vittorino, nel senso del preside delle mediiieue(2)venne in classe ad annunciarci quel riconoscimento così prestigioso per l'italia. citò i quark, che effettivamente non hanno molto a che vedere con l'interazione elettrodebole. solo che mica lo sapevo allora. però sapevo cosa fosse il premio nobel. e probabilmente mi invaghii pure di quella disciplina chiamata fisica. che vabbhé la materia scienze che si studiava. però 'sta fisica mi sembrava - a naso - più interessante. avrei fatto il fisico, quasi quasi. avevo le idee chiare. infatti.

sono passati trentasette anni. nel frattempo altri italiani hanno vinto il nobel [oltre al fatto che dario fo se ne andò il giorno che lo assegnarono a dylan. pensa te a volte gli incroci che ne escono. per quanto dylan non è esattamente italiano. ma in fondo, ha senso ragionare sulla nazionalità quando si parla di nobel?].

ed oggi se l'è vinto 'sto parisi. per le sue ricerche, il suo contributo alla comprensione dei fenomeni complessi. che più che il nobel - esticazzi - credo sia quella la cosa veramente faica(3). l'ìntuire un ordine nel bel mezzo del caos. che a questo punto il tutto si sfuma. che se c'è un ordine e c'è inizio di comprensione, allora si può parlare ancora di caos? oppure è esattamente il contrario. che è il concetto di caos cui si può associare un qualche pattern di conoscenza, quindi di ordine. non è l'ordine in sé. ma il suo disvelarsi, che permette di interpretare il caos. che non è più qualcosa di imperscrutabile, annichilente. che non ha senso o va esclusivamente ed immarcescibilmente per i cazzi suoi. no. è qualcosa che può raccontarci situazioni. che si può analizzare, che si può osservare ed ascoltare, come suonasse una sinfonia tutta sua. ma sinfonia rimane, come succedersi di elementi armonici, a loro modo. è come spingere la linea frastagliata dell'inconoscibile un po' più là. non significa mica che si arriverà a capire tutto di tutto. no. ma che è - l'ulteriore - danza che porta a spingersi dentro i fenomeni naturali, nel senso più ampio, più completo del termine. i fenomeni dove si balla il turbinio della molteplice variegatezza delle cose. e ne salta fuori qualcosa che si riconduce al comprensibile(4).

così a comprendere - sempre con senso critico del dubbio gentile - che forse non tutto è del tutto comprensibile. anche se viene da dirci: e per fortuna. e rimane irridubicile alla gnosi. irriducibile: mai termine fu più azzeccato e affascinantem come una frazione di numeri primi. ma nel frattempo è esperita anche la possibilità di far pat-pat sulle spalle a quello che sembrava non fosse altro che acme di casualità, senza un fine a sé medesima. inconoscibile. e invece si scopre aver una coerenza, un significato, un senso. là dove e quando sembrava esattamente il contrario.

ci si è fatti amici un pezzo di caos. ma nel verso che è lui ad essere diventato amico nostro. noi stelle che vi si danza dentro.

(1) [ovviamente il problema non era la segale, né la luna piena, né il fatto volesse piantare quel cazzo gli paresse, dove cazzo gli paresse. il fatto è che due giorni prima mi aveva promesso collaboratia, a piene mani e polmoni, nei giorni a venire, per una sistemazione hard gardening cui tenevo e che avevo in testa di fare da tempo. che potevo fare solo con i suoi strumenti. quando mi chiamò quel sabato pomeriggio dicendomi: dopo passo a seminare la segale, capii che si era lanciato con generosità a offrir il suo tempo, ma che solo parole sarebbero rimaste. già accaduto altre volte. così se ne era subito dimenticato e non ci sarebbe stato nessuna sistemazione hard gardening. e questo mi fece discretamente girare i coglioni. oltre a generare una certa delusione]

(2) [come lo canterebbe elio in tapparella, nel verso daaaaaaannnata festa delle medddiiueeee]

(3) [per quanto sia tra l'affascinato e l'incuriosito che non è che abbia bazzicato poi tanto, nelle mie letture divulgative. però sarebbe interessante fare. anche se non mi meraviglierei non farò poi tanto. giusto per non dimenticare che - in miliardesimi - c'è dell'inconoscbile irrididucibile nel caos delle personalissime istanze nevrotico-compulsive [non volevi metterci l'angolino ombelicale?]]

(4) [che ne so, anche l'evoluzione di una pandemia. o come stiamo sputtanando il clima di un pianeta. e quali saranno gli effetti]

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