Thursday, October 28, 2021

sulle considerazioni attorno al didielle [versione non da checca isterica]

in effetti ieri mi è scivolato il piede dalla frizione. e ne è venuto fuori un post che un po' da checca isterica. non che la sensazione fosse del tutto misconosciuta. uno degli autori osservava col sopracciglio alzato. uno sguardo eloquente. era lì a ricordare: ma che cazzo scrivi con questo maglio sbeccato, ci sono alcune incongruenze logiche, dimentichi alcuni pezzi della questione, fai prendere aria all'iperbole aggettivizzante. è uno sfogo, rispondeva un altro. è una cifra stilistica da gioco pezzottato di frustrazione. ecco, frustrazione, sì. unito a tutto il contesto, che certo non è esattamente accompagnato dai fuochi artifiziali esistenziali. per quanto, invero, non vi sia nulla di cui lamentarsi. però frustrazione un po' stitica. per dare un'idea [solo] figurata della fatica con cui si inanellano ogni singolo periodo di ogni singolo post. insomma tutto sto affollamento qui. nonché il dibattito tra gli autori conseguente.

intanto io scrivevo.

questa sera provo a raccogliere le idee. ed osservare un po' più da lontano, con parte di sopracciglio alzato. e buttar lì qualche considerazione con molto meno coinvolgimento emotivo. alcune sono fottutamente negative. evito mi facciano fare lo sceich dei succhi gastrici.

innanzitutto ho pensato al travolgimento emotivo. da cui il post da checca isterica. e mi son chiesto: ehi, ma io un impeto emozionale dov'è che continuo a percepirlo negli ultimi tempi? occcccazzzo. ma nell'accozzaglia variegatissima no griiiinpassenovacseetalter. occazzzzzzzo. in effetti ci ho riempito un paio di due-tre post su 'sta cosa. ecco. sì. però in effetti mi appare di nuovo chiaro il senso, l'oggetto per cui adoperarsi, che è sospinto dal travolgimento. per cui può aver senso scendere in piazza e manifestare. ed è di nuovo un loro ed io. loro sono accozzaglia travolta emotivamente per - imho - un individualismo solipsista. li-ber-tà-li-ber-tà-li-ber-tà dei cazzi propri. io ero checca isterica nel post per un qualcosa che soprattutto trascende da me. che sarebbero i diritti civili di tutti. non ne faccio una questione che io so mejo loro, neh? mi è ontologicamente proibito dal mio understatement nevrotico. ma una questione di alterità. siamo travolti per due paradigmi diametralmente opposti. e son ben lieto vi sia questa diversità.

poi.

che il parlamento italiano sia retroguardia culturale, rispetto al paese, l'ho sentita declinare in tanti di quei miillemila modi diversi, che comincio ad avere il sospetto possa diventare un vuotissimo modo di far prendere aria ai denti. o nella migliore delle ipotesi una tristissima inutile ovvietà. che se poi le leggi le fanno e specie le affossano loro, siamo un po' tutti nella merda. tanto che forse non è proprio un caso si va ad ingrossare l'astensionismo. che poi è il modo di preservare la mediocrità là dentro. e la retroguardia culturale. e così ancora più nella merda. e non è da checca isterica.

al netto della retroguardia, là dentro han fatto onanismi di tatticismi. tutti. chi è andato diretto senza voler mediare, per tenere il punto sulla bandiera dei diritti civili. chi è rimasto fermo in attesa si schiantassero gli altri, con il rischio non si schiantassero. chi ha cambiato idea rispetto il voto alla camera perché è il solo modo per dimostrare, non solo di esistere, ma di essere determinante. tutti. han fatto le prove di quello che potrebbe tra qualche mese. con l'elezione del nuodo PdR. continuo a pensare sia uno scempio lo si faccia sulla pelle delle minoranze, che quella legge voleva tutelare. ma tant'è, è accaduto: questo non è un post da checca isterica. la situazione è talmente articolata e vasta, che ciascuno ha il suo pezzo di ragione [sui diritti non ci devono essere compromessi. chi troppo vuole. bisognava mediare. non ha senso mediare con la minaccia del voto segreto che tutto ottunde. proviamoci sulla base della coerenza di quel che è già stato votato. possiamo ri-pensare quello che abbiamo già votato ci vuole realismo politico. è colpa tua. no è colpa tua]. pezzi di ragione che sembrano tali se tolti dal contesto, osservando solo un piccolo spazio di cielo [plumbeo, per quel che ne è uscito]. che ciascuno ha sbandierato, per distrarre dalle voragini dei torti e storture, lasciata aperta dal trapuntino che era corto. per tutti.

io non lo so, davvero, se e dove e quanto si potesse mediare. come trovare un compromesso. al netto, probabile, che nessuno là dentro avesse davvero intenzione di farlo. non lo so perché mi mancano dettagli percettivi, che non so cogliere: anche solo per aver avuto la fortuna di non essere mai stato discriminato. almeno: non per le istanze che quel didielle voleva tutelare. e immagino siano dettagli che non si possono cogliere con la sola empatia. non lo so perché sono sfaccettature talmente prismatiche, che la variegazione delle possibili conseguenze, nei vari ambiti, erano davvero più ampie lo spettro del visibile. così ampie che alcune olezzano di strumentalità che non sfuggono, nemmeno ad un anosmico come me, nemmeno in questa serata inediamente paciosa. sono convinto che nel dubbio, per quel che riguarda i diritti civili, meglio allargare che limitare. sempre e comunque. sono diritti che si portano sempre dietro dei doveri. non è mai un li-ber-tà-li-ber-tà-li-ber-tà dei soli cazzi miei, che può ledere l'altrui. vuoto per pieno: scopo con chi voglio; ho il diritto di non essere discriminato; posso disporre del mio libero arbitrio in situazioni delicate, anche ex-ante; anche decidere di andarmene, in certe condizioni. è facile.

dal punto di vista del responso in senso stretto, strettissimo, c'è chi ha vinto e chi ha perso, in piccolo e in grande. ha vinto la retroguardia culturale. ha perso la possibilità di un paese di agevolare la maturazione civile e sociale, condivisa e collettiva. non dimenticando che tra cultura e norma, vince la cultura. ha vinto la destra. ha perso l'approssimazione di un concetto blando di centro-sinistra. tatticamente ha perso il pidddddddddì. tatticamente ha stravinto renzie. quella cosa lì la sa fare, e la sa fare bene. usa con efficienza da commando di guastatori la sparuta truppa, che vota come comanda lui [di vivo, in quei italivivi, c'è solo il riflesso pavloviano di tener alto l'ego del loro]. il fatto che gli riesca bene non ne aumenta la stima, anzi. conferma il bias urticante che ho da quando mi si parò di fronte in tivvvvù [michele serra scrive della "più clamorosa svista di tutti i tempi nella storia della sinistra italiana". ehm, michè, nel mio piccolissimo angolo da irsuto: mai stato abbagliato, anzi. sempre pensato come un pericoloso corpo estraneo]. gli riesce bene anche perché probabilmente è cosa che ha preparato da lontano, più o meno con consapevolezza. poi a volte gli va di culo, a volte si incasinano da soli gli altri.

incidentalmente, il nuovo ulivo o quella roba lì, è già bell'è che andato. posto sia mai davvero arrivato. che ci ho mai creduto, come mi si parasse davanti con lo stesso entusiasmo di un portiere che spazza il davanti l'androne del suo palazzo, ed un foglio di giornale spinto dal vento gli passa accanto. noti quel movimento quasi romanticamente browniano, alzi un attimo lo sguardo, il foglio vortica via, abbassi lo sguardo, riprendi a spazzare davanti l'androne.

ci sono masse inerziali, all'interno del parlamento, che potrebbero essere fuori controllo. specie nell'incognita del voto segreto. è la degenerazione putrescente del concetto [nobile] di parlementare che non soggiace a vincolo di mandato. c'è chi può aspettare gli errori altrui. chi vorrà far le prime mosse, pensando di governare la partita. e chi è talmente cinico, spregiudicato, che potrebbe fare tutto ed il contrario di tutto: basta sostanziare il proprio esserci e voler essere determinante a spostare le inerzie, e speculare sulle prebende. e tra quattro mesi si elegge il PdR. potrebbe succedere anche l'impensabile.

l'impensabile. [e non so se sia ansia anticipatoria, o scaramanzia pezzottata considerarlo].

dovesse mai succedere, con un pezzo di civiltà conquistata in meno, sarebbe ancora più insopportabile.

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