Monday, October 11, 2021

la parte psicopipponica, le birre, le altre metonimie /3

la sto tirando lunga con 'sta storia del mimmolucano.

occhei lo iato - e più ci penso e più mi sembra sia largo lo iato tra legge e giustizia.

occhei perché è così divisivo. posto che magari è una percezione mia. ma stigrandissssssimicazzi.

però c'è anche un ultimo aspetto. e il dubbio mi è venuto leggendo alcuni della mia microbolla, che asettici usano il dito per nascondersi. ed il dito è: le sentenze si rispettano. ed è forse questo dubbio - che tanto mi ha disturbato - che ha scatenato 'sto scialacquio di post debordante, tripartito.

specie perché tanto mi ha disturbato. anzi, diciamolo pure, mi ha fatto girare un po' i coglioni.

quindi adesso faccio un'inferenza un po' così, transccciiiant. e magari pure un po' giudicante. ma ci provo, uguale ad argomentare.

e se fosse una insidiosissima, sottilissima, imprescrutabilissima, inconsapevolissima, ma utilissima coda di paglia?

utile a tacitare una specie di titillo. quella roba che apparecchia il bancone col coinquilino, e serve la birra: la legge morale. e quando arriva con l'ordinazione: la rossa per chi è? vi ho portano anche altro: qui le patatine, qui i pistacchi, qui le olive, qui le ciotoline con gli assoluti che ci fanno consapevolezza si sia umanità, ed elementi fondanti di civiltà, umane genti. a proposito: offre il giro il signor inconscio collettivo, è seduto là in fondo, vi saluta.

e quindi tu sei lì a prenderti 'sta birra col conquilino, in quel posto così intimo e spesso piuttosto misconosciuto. solo che a prenderti la birra non è esattamente com'è il vivere quotidiano, è qualcosa che viaggia in attimi che stanno altrove, che non ci sono ma sono immoti ed eterni, prima che ce ne renda [caso mai] conto.

e poi, fuori dal quel posto con il bancone ed il tuo coinquilino, nel mentre sei intento a pensare di star a vivere le tue cose, salta fuori - ad esempio - uno come mimmo lucano - che può essere preso pure lui come metonimia.

uno che - molto probabilmente - ha messo in pista un qualcosa che da una parte forse è una sgarrupatezza leguleo-amministrativa. 'sto personaggio che è antipersonaggio, dimostra che la questione immigrazione la si può gestire. che significa anche solidarietà verso tocchi di umanità, che si fa integrazione e che - nel dettaglio - porta a far rinascere un paese che si stava spopolando. risolve nel piccolo un piccolo pezzo di problema epocale. è una prova provata che si può usare umanità e solidarietà verso un altro pezzo di umanità che mediamente si fatica ad accettare. perché diversa, diversamente pigmentata, diversamente acculturata e religiosizzata. ovvio sia più complicato aver e che fare con loro. e tutto questo, riesce a farlo mica un santo, un supereroe, una persona straordinaria. no, lo fa uno che è un antieroe, non esattamente capopopolo, figurarsi condottiero. lo fa uno con cui si potrebbe giocare e battere a tresette col bicchiere di bianco su tavolo di formica, pomeriggio assolato, nel bar che ha nella coorte interna il campo di bocce. minchia. ci riesce uno così. sovverte il bolo percettivo dell'invasione: di cui lo sproloquio del post di prima.

ci riesce un personaggio del genere. e magari quello stronzo del conquilino, o uno che si appoggia al bancone mentre si piglia la birra che ci ricorda che quegli altri i negher - per metonimia, ovvio - sono esattamente, ma proprio esattamente, come noi. e tutta quella ritrosia e paura dell'altro non è perché si sia stronzi, ma è per qualcosa che arriva ancora più da lontano. ma questo non giustifica mica il fatto non si possa andar oltre quella paura. mica si nasconde sia faticosetto. ma che si può fare. ce l'ha fatta uno come mimmo lucano. e come ce l'ha fatta. soluzione semplice ed efficace: il negher non solo si abbraccia, ma diventa risorsa, parte fondamentale della soluzione. incredibile, signora mia.

e poi magari, davanti a quella birra, ci viene ricordata anche un'altra banalità. siamo tutti pezzi di un'unica umanità, occhei. ma che esistono umanità differenti, con difficoltà e possibilità differenti. che gli ha solo detto di nascere in un punto di mondo meno azzeccato del nostro. e noi con zero meriti - zero - rispetto a loro, per queste possibilità in più che si ha. mica ce le siamo sudate e guadagnate sgobbando duro. no. no. abbiamo avuto solo un gran culo. e vantarsi del culo non è qualcosa di cui andare esattamente fieri. soprattutto mentre si prende 'sta birra. è proprio la precipuità di vellicarsi quella birra in quel contesto: non pigliarsi per il culo. così come appare non altro che idiota ostentare l'inevitabilità e l'ineluttabilità del così-è-capitato-e-stocazzo-a-tutto-il-resto. lì, su quel bancone, non funziona così. poi fuori da lì ce la possiamo raccontare come la si vuole. si può rimuovere tutto: ma di che cazzeeebbbirrraparli? smettila di drogarti! invece di scrivere 'ste stronzate, guardati una qualche serie sul netflics.

eh sì, peraltro, che magari dopo il terzo giro di medie - nel senso di birre - può saltar fuori la questione che, magari, questi non sono solo umanità meno fortunata di noi. ma agli stessi blocchi di partenza, ci darebbero la biada. talmente affamati, talmente abili a sfruttare qualsiasi possibilità sia data loro. ci dice bene non solo il passaporto che troviamo nel taschino quando si nasce, senza particolare merito, ma anche lo status quo da grandi. noi col culo al comodo, ormai per prassi consolidata. mica dovrebbe essere così per forza per tutti. ma in quanti e tanti saremmo semplicemente soverchiati. [parentesi: chissà quanti fottuti geni, quanti fottuti artisti, quante fottute eccellenze sono sprecate, perse, svanite. contributi al bene, all'intelligenza, alle conquiste dell'umanità irrealizzate: perché non istruite, mai coltivate, raccolte, nei bambini del secondo, terzo, quarto mondo. d'altro canto, senza scomodare la piramide di maslow, se il problema più cogente della giornata è arrivarci vivo, alla fine della giornata, stigrandissssimicazzi ai potenziali nobel per la medicina, la fisica, la chimica, l'economia, la letteratura - anche il nobel è metonomia, ovvio. e mica lo penso per una qualche ubriacatura buonistadelcazzoterzomondista. no. no. è una questione probabilistica. il genio è un evento molto poco probabile, coltivato adeguatamente, evitando si autodistrugga. evento poco probabile, appunto. però: moltiplica quell'evento poco probabile per un campione numericamente più grande in maniera fottuta. quanti casi - potenziali - salterebbero fuori? una fottia in più. tutta roba persa. fine parentesi].

insomma. ci sarebbe da mettere un po' quiete ed ordine tra queste sollecitazioni. che su quel bancone si è continuato coi giri di birra. ed il coinquiino ha mica la sovrastruttura di dire una cosa per l'altra. non si cura di star per forza simpatico. poca piaggeria, al limite non risponde, o esprime la sua contrarietà in modo chiaro. e col bicchiere in una mano, le noccioline nell'altra [nel frattempo, con l'altro giro, l'oste legge morale ha portato altre ciotoline, anche una con quella cosa più elaborata che si chiama empatia], titilla con tutte quelle cose lì.

io lo capisco che il titillo è fastidioso. minchia se lo capisco. fa si ci si porti dentro una specie di senso di colpa irrisolto. sottile sottile. non premeditato, ovvio. ma sostanziato dai fatti, che rimane mentre portano via i bicchieri vuoti. e ci si alza dal bancone.

per questo ogni tanto mi viene il dubbio che vi sia un modo per tacitarlo. ed un modo è farlo andando in controfase. se non si può negare l'evidenza del modello riace - ormai è metonimia anche questa - ovvio che il baco penale-amministrativo è una bella foglia di fico: dagli addosso al mimmo lucano. se vuoi fare quello [finto] distaccato, puoi usare: le sentenze si rispettano. e finisce lì. tutto il resto appeso, silenziato. rimosso: mai preso birre con chicchessia, io.

[piccolo epilogo, peraltro credo dovuto e inevitabile. io, altresì, di birre mi sa che ne sto pure prendendo troppe. e mi sorge il dubbio che - oltre ad andar controfase - si può fare esattamente l'opposto. quindi mitizzare tutto quello che ha a che vedere con la questione migranti, migrazioni, fenomeno migratorio [che fenomeno fottutamente complesso rimane]. forse per il medesimo senso di colpa irrisolto. non che sia un problema in sé, al pari del negare e far i [finti] integerrimi e la storia delle sentenze da rispettare. basta saperlo, o qualcosa gli si approssimi un po'. credo sia interessante chiedersi se ci sia anche questo. posto che preferisco, in casi come questi, fasarmii piuttosto che contrario. allargare il bene comune e condiviso - qualsiasi cosa significhi - è sempre meglio che il contrario, contrarlo. anche solo provarci ad allargarlo. però, ribadisco, credo sia interessante chiederselo, per una semplice questione molto di pragmatica: ho idealizzato troppe situazioni e troppe persone. comunque 'sta cosa ti torna indietro, tipo metter il piede sui rebbi di un rastrello disteso sul prato: presente dove finisce il bastone, e come? ecco. sfrondiamo di idealizzazoni e mitizzazioni. forse mi sento così coinvolto perché ho una personalissima versione di coda di paglia. non è solo quello, ovvio. ma mi chiedo se ci sia anche quella roba lì. poi, il resto, è una specie di piccolo, piccolissimo, impercettibile [quasi solo impalpabile, fintanto che non farò davvero qualcosa] perequazione. c'è da farla in quanta più gente possibile. perequare. o controreazionare un sistema complesso. che poi è la mia interpretazione un po' onirica, da teoria dei sistemi, di quello che dovrebbe essere essere e fare cose di sinistra. anzi, che sinistra? del fatto di essere umani. cose così.] [della controreazione sul sistema complesso, prima o poi, mi mettero a scriverei il post]

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