Sunday, December 1, 2019

sardinizzamenti [invero disincantati]

in effetti questo pomeriggio avrei voluto sardinizzarmi. non foss'altro per il gusto di riempire piazza del duomo, che fa sempre un certo effetto esserci con tutta quella gente.
invece ero in viaggio, sul treno, a scrivere di getto un racconto delle balle. per quanto sia stato divertente farlo.
ogni tanto guardavo gli aggiornamenti sul sito di repubblica.
avrei voluto sardinizzarmi. però con molto disincanto. d'altro canto uno dei lasciti più importanti di odg è il memento a non distaccarsi troppo dal principio di realtà. occhei a non farsi zavorrare, e fare qualche saltello leggero, tipo gli astronauti sulla luna. ma niente decolli per orbite eccentriche, che quando poi si incrociano si prendono musate dolorose.
quindi desiderio ma con judicio.
provo a spiegarmi. e parto da un po' lontano.
negli ultimi dieci anni si è sloganato a botte di vaffanculo, rottamazione, ruspe. non sono la stessa cosa, ovvio. ma tutte funzionano. sono d'impatto, arrivano dirette. smuovono e concentrano attenzione che si farà consenso. ma hanno una insidiosa caratteristica comune. sono denstruens. si portano dietro una palingenesi de noarti. de noartri perché chi, dopo la potenza, è incaricato di farsi atto, si è dimostrato essere - variegamente - incapace, quando non pericoloso. non guidano ed incanalano la pancia. la inseguono, quando non la pungolano pericolosamente.
la sardina invece parla di solidarietà, accoglienza, rispetto, diritti umani, intelligenza, non-violenza, antifascismo e allegria [se non si era capito, bisognerebbe prendere le iniziali di 'ste cose qui, e vedere cosa ne viene fuori. non è ovviamente idea mia]. chiaro sia roba del tutto opposta a quella di qui sopra. sono istanze anti-sloganistiche. che invitano al ragionamento, alla riflessione, non la reazione quasi istintuale. allargano l'orizzonte a considerare la complessità delle cose, non a banalizzarle. di certo però si fa ben più complicato l'addentellato tra la potenza e l'atto.
ora. per uno psicopipponico logorroico di sinistra come me, chiaro che tutta la vita la sardina. però mi sentirei uno sprovveduto se ignorassi un paio di questioni sul sardinamento. non è la parte di quello di sinistra che deve trovare da eccepire su tutto. ma è la parte dello psicopipponico che ha preso le musate, dopo voli pindarici lontano dal principio di realtà. e d'altro canto, far pace con il suddetto principio, aiuta tanto a trovarci sempre qualcosa di positivo, in [più o meno] tutte le cose.
provo a dettagliare.
come e perché nascono le sardine. nascono sardine perché si vuole stare stretti come, sul crescentone di piazza maggiore a bologna. sopra lì ci stanno seimila persone, strette come sardine, appunto. una in più del comizio del capitonEx di quella sera in un palazzetto. si va in piazza per manifestare contro il capitonEx. solo che il capitonEx sta all'opposizione, mica al governo. può essere che ci arrivi, ovvio. ma ora è all'opposizione. quindi più che il potere reale, interessa il potere percepito. quello che passa per l'attenzione mediatica che genera. starsene schiacchiati come sardine sul crescentone, in fondo, nasce per quella cosa banale lì. portargli via l'attenzione mediatica.
solo che ne esce una specie di eterogenesi dei fini. e quella cosa mediatica lì diventa altro, perché c'è una fottuta necessità anche di altro. è tipo quando sei in crisi ipoglicemica. basta una caramella, e risorgi. la caramella si è manifestata magnificamente quella sera a bologna. la fottuta necessità è quella di proporsi, manifestare, raccontare, acclarare che esiste un popolo, variegatissimo, che è in crisi ipoglicemica di rappresentanza.
ovvio che ci vuole pochissimo a riempire, oltre le piazze, soprattutto il dibattito, l'attenzione mediatica. è per quello che il capitonEx è nervoso, e non la sta prendendo bene.
ovvio che c'era talmente un vuoto, che ci è voluto il piccolo colpo di biglia, per genearsi un effetto non lineare. e c'è un vuoto così importante poiché chi dovrebbe farsi carico di essere da tramite, da potenza ad atto, è drammaticamente disconosciuto.
tanto che nelle piazze delle sardine non ci deve stare nessuna bandiera.
lascerei da parte le categorie morali, quindi fottesega se questa cosa qui sia giusta o sbagliata.
però farei sommessamente notare che, se non è un problema, è una questione precipua di cui si dovrà trovare il bandolo. se non si vuole far evaporare il tutto, sgonfiando la spinta propulsiva in essere.
l'addentellato, appunto.
perché io posso anche sardinizzarmi con una spontaneità rasserenante. mi viene naturale non portarmi appresso nessuna bandiera, non avendone nemmeno una. posso anche provare a cantare bella ciao [provarci nel senso che ci provo, ma faccio sempre una fatica fottuta, mi viene da piangere dall'emozione e mi si strozza la voce in gola]. ma poi, prima o poi, qualcuno che mi rappresenta dovrò pure votarlo. qualcuno che si faccia atto ad interpretare la mia potenza. la mia e quella di tutti coloro che si sono sardinizzati e si sardinizzerebbero.
perché non possono esserlo le sardine?
perché, stando così le cose, si farebbe la stessa fine dei faivstarrrrrrrrrrre. forse inanellando meno figure da pezzottamenti inguardabili. proprio perché fare politica è cosa complessa, e seria. non ostante facciano di tutto per calettarci nella testa l'idea opposta. e non basta l'onestàonestà ed il sacro furore nel culo di essere quelli più migliori di tutti e gli altri #eallllorailpidddddddì?
insomma, questa sera mi sarei sardinizzato più che volentieri. ma in questo momento sarei molto, molto, molto scettico a dar il voto alla sardina, in quanto tale. posto sarà mai presente sulla scheda elettorale. e se lo fosse, magari la voterei anche. lo farei però con lo stesso disincanto con cui ho votato il meno peggio nelle ultime elezioni.

per tutto questo osservo, disincantato. seppur ben disposto a sardinizzarmi come espressione di una potenza che sento molto simile. così come la crisi ipoglicemica.
figurarsi se so come finirà [ho idea non lo sappia davvero nessuno]. quello che mi augurerei è che quell'addentellato si strutturi, prima o poi. e che venga fuori un meccanismo che si avvicini e superi la decenza. da una parte con la potenza delle idee, dei titilli, delle suggestioni construens delle piazze sardiniche. e che dall'altro la si ascolti, la si interpreti, la si interiorizzi, senza scimmiottarla o approssimarla nel diventare atto.
potrebbero essere molto utili alcune delle loro intelligenze, fresche e genuine. qualcosa di più di quello che passa nella profferta attuale. e se fosse evitare il riflesso pavloviano che la vorrebbe cosa reiettevole, che infanga la sardina.
vuoi vedere che avremmo tutti da guardarci se qualche sardina contribuisse fattivamente?
delle minchiate pericolose dei pieni poteri, o la patacca della democrazia diretta sarebbe il caso di fare a meno. per il bene di tutti. tutti.
poi, se serve, si scenderà in piazza - anch'io - tutte le volte necessarie. [e magari riuscirò pure a cantare bella ciao]

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