l'anno precedente non era stato possibile. mancava l'investitura ufficiale della prima uscita. sarebbe avvenuta solo un paio di settimane dopo, ma non c'era ancora il crisma. quindi non si era autorizzati a parteciparvi. ci andò il pozzi, con il suo corno francese. e l'aldo, raccontarono, lo coprì di insulti, per quanto è possibile che l'aldo non fosse neppure presente. solo lui, però, aveva facoltà di decidere se e quando. quindi il pozzi non doveva permettersi di farlo, lui ed il suo corno francese, senza il benestare dell'aldo. per fortuna non ci andai, pensai a suo tempo, sarebbe stato umiliante essere ripreso. sai che vergogna, quale onta.
quindi nessuna sbandellata la notte di natale per le vie del borgo. quelle in cui si cominciava appena dopo cena, ed era tutto un tappeggiare, entro e fuori quegli usci che si aprivano per accogliere la bandella natalizia. un bicchiere di vino, una fetta di panettone, anche se preferivo il pandoro, a quei tempi. sapevo già suonare, savasaandiirr, tutti i brani natalizi venivano proposti. li sapevo suonare da un pezzo. ma non ci andai, l'aldo non avrebbe voluto.
di lì a pochi giorni, nel nuovo anno, alla festa del paese, si fece la prima uscita ufficiale in banda. così l'aldo ne fece debuttare altri sette, della sua già lunga carriera di insegnante di musica, nonché bizzoso maestro della banda. allora i ruoli coincidevano, necessariamente, quello offriva il paesello. mi intimoriva come insegnante, cercavo di non farmi notare come bandista. non so quanto gli piacessi - per quanto diceva di me ci sapessi fare, sempre roba riportata. non ci saremmo mai presi. quando debuttammo conoscevamo tre marce del repertorio, oltre l'inno alla pietà, sennò come avremmo potuto uscire in quell'occasione. per due giorni suonammo solo quelle tre marce, oltre l'inno della processione, ovvio. la versione in fa maggiore - per noi - che solo l'anno dopo venne abbassata di un tono, che la gente in chiesa non riesce ad arrivare al mib del "saaaaalga" nel "de salga a te del/dal popolo, l'inno che non morrà" [ancora oggi non so quale sia la preposizione corretta: del oppure dal, come probabilmente il 98% dei compaesani].
ma sto divagando.
dicevo. l'anno prima non era stato possibile. quindi, ormai bandista da undici mesi, non vedevo l'ora arrivasse finalmente il natale. per poi partecipare, finalmente, anche io alla sbandellata della notte di natale. non avrei bevuto, e 'sticazzi [anche se allora, ovviamente, non ne conoscevo il significato e probabilmente non mi avrebbero permesso di usarlo]. importante era esserci in quella bandella, e suonar per i vicoli e godermi quei momenti goliardici, in cui cominciare a far tock-tock al mondo degli adulti. con medesimo diritto ed uguaglianza, quando almeno si suonava. già: non vedevo l'ora. un altro modo per vivere ancora meglio il natale, e quella roba lì accanto. mi piaceva quella festa, e non credo fosse solo per i doni che sarebbero arrivati. capitava pure ci fosse la neve, ogni tanto, allora. mica come ora che è solo nelle pubblicità e nei filmetti sdolcinatini che è un mese che alcuni canali generalisti trasmettono, specie a metà pomeriggio.
il ventiquattro sera del millenovecentottantaquattro ci sarei stato anche io, alla sbandellata natalizia.
il ventitre dicembre del millenovecentottantaquattro, però, vi fu la strage del rapido novecentoquattro. la notizia mi impressionò, ovvio. per quanto non fossi in grado di capirne appieno il senso, nella sesquipedale assurdità cui può apparire ad un tredicenne, anche un po' timido e che non diceva la parolacce. diciamolo pure: un tredicenne un po' nella bambagia, al netto dei voti a scuola e per quel po' di predisposizione per la musica. avrei potuto far la sbandellata anche un anno prima non sfigurando, se l'aldo non avesse posto il veto.
l'ermi disse che non era il caso di sbandellare. quella strage fascista non ci permetteva di farlo. non era proprio cosa. un episodio così grave, fatto in quel modo, a perpetrare una tradizione nera, e noi pensavano di andare in giro a festeggiare il natale, sbandellando? non se ne parlava proprio. lui non ci sarebbe stato, e secondo lui - guardando me - non era il caso ci andasse nessuno.
ma come, cazzo [anche se non lo dissi]: è il primo natale in cui posso esserci anch'io alla sbandellata. lui argomentò sulla gravità della situazione, sulla tragedia, sulle trame eversive. non so quanto ci capii, allora. in casa non si parlava proprio di politica, o nemmeno di un suo lontanissimo succedaneo. le cose correvano, ma noi si era nel bozzolo di quel posto tranquillo dell'hometown. l'eco del mondo arrivava comunque ovattata. e non che ci fosse poi tutta 'sta attenzione. non ultimo gli strumenti, la conoscenza di un tredicenne, per quanto molto sui generis, neh? se particolare o bamboccione non saprei dire, il confine a volte è assai labile.
poi la sbandellata ci fu. e ci venne anche l'ermi, accanto al quale suonavo da ormai undici mesi. probabilmente nessuno si era posto troppo il problema: si va lo stesso? a parte l'ermi, intendo, che aveva ben messo un punto esclamativo in fondo al: nessuna sbandellata! salvo poi cambiare idea.
non ho ricordi così precisi. ma non credo si sbagliarmi di molto, se penso che sì, fu una cosa bellissima quella sera. a suonare, quasi un pari degli adulti, mentre si veniva accolti nelle varie tappe delle varie case che aprivano l'uscio per noi. a me pandoro, grazie.
e che bel natale. che allora sì che era un festa vera [semicit.].
i ripensamenti, le contraddizioni, gli struggimenti, l'ipocrisia, l'avversione, il timore, lo straniamento, la tristezza mascherata. tutta roba che avrebbe ammantato il natale, ma che sarebbero arrivati qualche anno dopo. le prive rivisitazioni nemmeno dopo molto, osservando dei ragazzi di origine sub-sahariana a vendere accendini fuori da un centro commerciale nel pressi di varese, al margine della visita parenti e cimiteri che si faceva - occasione in cui cercavo di comprar qualche capo di vestiario per me, sempre con la percezione fosse un po' al di là di quel che ci potesse permettere.
appunto.
tutto un caleidoscopio, mash-up di sensazioni in cui son passato in mezzo. esattamente come cambiavano le cose intorno, i contesti. o forse la mia percezione di questi, al cambiare o al sentire di cose dentro di me. a partire dal fatto che poi, la sbandellata la notte di natale, non era più 'sta gran cosa. che mio padre volesse continuare a farla, come nei decenni precedenti era un piacere del tutto suo. a seconda del volgere del mio umore una cosa di cui un po' invidiarlo, oppure compatirlo. un'altra tappa fu il passaggio allo snobismo stronzo, per quanto non obbligatorio, di cattolico rigoroso e praticante. quando pensavo di averne capito il senso profondo, del natale, pur già non sopportandolo più di tanto. anche se la potevo sciacquar via con la storia dell'ipocrisia e dello smarrimento del verso senso cristiano del.
ormai sono anni che natale nun te temo. non credo sia così casuale con il fatto che mi sia un po' centrato. con tutta la fatica per farlo, o la perplessità nell'osservare l'effetto. natale nun te temo perché ho smesso di prenderlo come paravento delle mie incompletezze, tanto meno come grimaldello per tutte le contraddizioni delle cose che non funzionano nel nostro mondo ricco. natale nun te temo perché forse in fondo non lo sto proprio più cacando.
quarantanni dopo di quella strage è tutto ovviamente più chiaro. anche il fatto non furono esattamente i fascisti, per quanto di loro presero il modo. l'ermi pensava, forse, di essere in una propaggine delle stragi nere, mentre si era già nei favolosi anni ottanta. quarantanni dopo quella strage il mondo è cambiato almeno un paio di volte, se non tre. non c'è più l'acme di una strage simile. ora però un annuvolarsi cupo, che va a coprire un po' tutto. roba sottile e pervasiva. con la percezione le cose stiano [anche rotolando] verso lidi nuovi, inesplorati nonché molto bruttini. oltre al fatto si invecchi.
quindi anche non star qui a pensare al natale, che nun te temo.
oppure che si è fatto pace. per quanto il natale di guerre non ne dichiari. che il punto è concentrarsi su quello che ci capita, per le cose positive che ci sono, intendo. e smetterla di arrovellarsi per quel che avrebbe potuto essere, ma non è. quelle son cose che stanno in universi paralleli. noi si è in questo, natale compreso.
quindi non so se sia lo spirito del natale, nel caso esista. oppure è il combinarsi delle cose, dei contesti, a farmelo vivere financo con gratitudine. posto non mi interessi la risposta. intanto mi sto facendo un regalo interessante. vediamo quanto dura. ma intanto natale nun te temo. che magari pure è pure lui a suggerirmi: ma quanto sei pirla, fate casino sempre solo voi. se stai bene lo senti l'effetto. che forse, guarda un po', è lo spirito del natale. vale anche per gli agnostici, perché è un'eco antropologica. intanto io 'sto regalo me lo piglio. va bene anche mica solo a natale.
questo pomeriggio, quarantanni dopo la mia prima sbandellata, ho ritrovato il bandino, che sbandellava. in modo stanziale, questa volta, davanti ad un aperitivo aperto a tutte e tutti, in piazza lago. è stata matreme a suggerirmi di andarci assieme. massssì, perché no? pensa che cose che succedono questo natale. matreme ed io seduti a spizzicar roba aperitiva, guardando il lago. poi alla fine non si è neppure cenato, ovviamente. mi è pure venuto il reflusso, chissà con cosa han fatto gli spritz, o forse è che dopo un prosecco e tre di quelli non è che ci sia da aspettarsi niente di molto diverso. quindi il natale proprio non c'entra. quindi viva il natale, che va bene così!