Sunday, April 12, 2020

considerazioni non assembrate /14: serietà, serievolezze, seriezzazioni

mi hanno condiviso un account netflix.
sono troppo pigro o troppo fintamente anticonformista per farlo io, da par mio.
quando mi si è spalancata la home page del profilo financo creato apposticamente per me, quando ho avuto percezione della la cornucopia di serie e contenuti, ho provato un piccolo brivido. per un breve attimo ho intuito l'immensità delle possibilità mi si spalancavano di fronte.
un po' anche perché avevano pensato un profile per me.
ho così ringraziato l'amica chiara.
e l'amica chiara mi ha motteggiato sul fatto si fosse appena creata una nuova dipedenza.
al che ho uscito brandelli di anticonformismo psicopipponico. e mi è parso subito chiara un'altra lettura della fazenda [chiara nel senso dell'aggettivo, dico. non nel senso dell'amica Chiara]. e che cioè è una messe, messa a diposizione alla ma nevrosi posticipatoria. o di postposizione della gratificazione. nei bambini è un indizio importante di intelligenza emotiva: vuoi una caramella subito o due domani? chi sceglia la seconda opzione è probabile possa esserne più dotato. il problema, se di problema si può parlare, è quando diventa un riflesso pavloviano da adulto. troppa roba viene postposta, specie se di potenziale gratificazione. il titillo provocante e conturbante è: me la godrò più avanti, meglio non consumarsela subito. nel mentre si vive nell'illusione inebriante sarà tutto bellissimo, però dopo. è qualcosa che può dare dipedenza, credetemi sulla parola. è la storia de l'attesa del piacere che è esso stessa piacere, che però si fa roba secca, si esfoglia, si consuma, fino a sbriciolarsi. così sia un ammassarsi di rimpianti, per non lasciar posto ai rimorsi.
e poi ti trovi vecchio.
con addosso quel senso lancinante di incompiutezza, di spreco incazzato, di fattiva inutilità, di irrimediabile tristezza del maggiore drogo, quando i tartari lo attraversano quel fottuto deserto. ma lui non è già più nella bastiani.
quindi so già che almeno il novantapercento delle serie, dei filme, dei contenuti che sono lì a disposizione in quella home page, che potrebbero interessarmi, non saranno fruiti.
esattamente come non fruisco del novantanoveenovantanovepercento dei contenuti che potrei fruire da siti più o meno ufficiali, che basta un po' a guardar nel codice per scaricarteli, o fruirne con strumenti che evitano siti di contenuti sponsorizzati invero invasivi. contenuti che via via si modificano con l'orario. e dopo una certa ora è un florilegio di anime con tette gigantesche e antigravità sui vitini da vespa, occhioni da candycandy, vulve luccicanti, orechie da elfo piuttosto ingrifate.
è la versione web del fatto non mi non mi immerga nella lettura dei tanti libri che avrei comunque di cui immergermi, qui a già a disposizione. uno su tutti: l'unico di franzen che ancora mi manca, a proposito di postposizione della gratificazione nevrotizzata.
un po' è perché ho una specie di blocco del lettore [come mi si è chiuso lo stomaco]. non è cosa così infrequente [non la chiusura dello stomaco, dico]. ho ascoltato in una conduzione alla radio: pare si siano in tanti, tra i lettori forti, quelli che in questo periodo non riescono a leggere quanto prima.
non mi immergo nella storia dei cinquemila anni di storie e della moltitutidine di vite che si vivono, leggendo [la citazione di Eco è questa qui, meglio non parafrasarla].
che è una forma ancora più intima, completa, inimitabile, che immergersi nelle storie e nella vita di comodissima fruibilità di quella moltitudine di contenuti netflicsiani, financo a migliore definizione e senza lo sbadta di spulciare nel codice della pagina web per evitare il comparire blow-up di vulve luccicanti.
non riesco a capire esattamente perché non lo faccia a capofitto. posto che non tutto deve essere necessariamente capito.
e ci può esser dentro di tutto. sia le nevrosi che la tutela. sia la compulsione che l'equilibrio.
rimandare tutto per un piacere che può rivelarsi meno piacevole [così si rimanda, innestando il circolo vizioso]. così come fuggire qualsiasi forma di dipendenza, che in fondo è una forma che mi piace di anticonformismo.
rimanere ingabbiato in comportamenti che sembrano dare un qualche conforto, nella loro stortura che fa stare in posizioni per nulla naturali. così come fluttuare appena, non accelerando a provcorare il distacco dal principio di realtà. che ci toccano questi tempi nuovi. sono complicati. ma esserci dentro, consapevolmente, è il modo più efficace di riuscirne a tirar fuori del buono. che - ribadisco fino alla stucchevolezza - deve per forza esserci, considerata tutta la fatica si sta facendo tutti assieme. [e che sia anche un senso a questo incazzo sottile e pervicace. deve avercelo pure lui. figurarsi. non si butta via niente.]

[e comunque unorthodox, pare davvero un qualcosa di fichissimo... ].



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