Friday, April 10, 2020

piccolo intermezzo un po' saudade, un po' più tossico

dunque.
il doppio vinile è un prestito sine die da un cugino di mio padre. [colui che quando ero piccolo mi portava sugli autoscontri, acquistando manate di gettoni di plastica. ovvio mi stesse moderatamente simpatico. poi si sposò. fece una bellissima bimba - la meraviglia del mescio cromosomico - e la moglie, un tocco alla volta lo rincoglionì e forse ne esacerbò l'animo polemico. ora ci salutiamo appena quando ci si incrocia. comunque il doppio vinile dovrei averlo ancora io. da qualce parte, nell'hometown].
ero rimasto stregato dal tema principale. quell'infilata di cinque accordi, con quel passaggio magnetico tra il terzo ed il quarto. [parentesi. l'epifania durante un quiz di mike bongiorno. a corredo di una domanda proposero un filmato. io ascoltai per la prima volta quella musica. strepitosa. fantastica. poi, ecccheccazzzzzo, nel mentre si ripeteva quella melodia magnifica, come infingarda sì intromise la sequenza di una salita al golgota. che cazzo ci faceva una musica così bella ad accompagnare una delle cose più pulp e paurosissssssssime che tanto mi spaventavano? naturalmente allora non usavo tutti quei cazzo. e naturalmente quella sera, a letto prima di addormentarmi, ebbi paura a chiudere gli occhi, col rischio di rivedesri davanti quella scena, l'idea della crocifissione. mi distrassi pensando a quanto fosse bella quella musica].
e quindi il tema principale. la canzone si intitolava "superstar". non ci capivo molto. ma la musica era bellissima.
cominciai ad ascoltare il lato [b] del disco [2] che conteneva appunto "superstar".
e quel lato cominciava con una canzone che sembrava non c'entrare per nulla. leggevo il testo, ne capivo il significato. un inglese tutto sommato semplice. non ne capivo però il senso. per quanto quella canzone mi piacque. sempre di più. il duetto alternato tra una lei [per poi scoprire essere mariamaddalena] ed un lui [per poi scoprire essere pietro]. gli archi nel ritornello. e poi il crescendo d'insieme con l'arrangiamento che si fa ampio, a distesa, il coro che raddoppia la linea melodica, con la seconda voce ad allargare cuore ed emozione.e poi tutto si chiude con il sussurro in sospeso di mary.
cazzo che bella.
però appunto non ne capivo del tutto il senso.
poi vidi il filme. e quindi tutto fu chiaro.
il filme, quella specie di infilata hippies. una specie di arcadia contemporanea [anni settanta, occhei, quando lo girarono]. quella banda di giovanotti tra l'accaldato e l'abbronzato in quelle lande aspre ma che ti rapiscono. quel giuda, nero, nerissimo, affascinato ed incazzato. quella mary così sensuale, voce di velluto, innamorata, viso commosso. quel gesù col viso così affilato e moderatamente fico, ma così nervoso, movimenti a volte a scatti, irascibile e quello sguardo triste in fondo all'occhio azzurro. che capisci a metà del perché sembrava tutto triste dall'inizio [semicit.]. e che cazzo, per forza. lui sa come andrà a finire. che vabbeh la risurrezione. ma quanto cazzo dev'esser dura la passione.
che poi noi lo sappiamo come butterà. nel filme lo sa solo il protagonista, quello che bontà sua inchiodano ad una croce. ci sta sia un po' nervosetto. ma gli altri, molto pissssseeandlloouv, hanno l'aria di stare vivendo dei fottutissimi momenti bellissimi. irripetibili. che capitano una volta sola nella vita. e loro danno pure l'impressione di goderseli e viverseli ben bene, in questa specie di comune. molto pissssssseeendlllouv. poi di colpo sembra che tutto precipiti. l'arresto, e le cose che si mettono male. e soprattutto che rischia di far finire davvero tutto. devono per forza provare un po' di sgomento, innervato da una malinconia attanagliante. quando ancora non è successo quasi nulla, però sai già starà per succedere tutto. sei sul crinale. ma sai che non potrai più tornare indietro. al limite guardare da lontano quei momenti fichi hai vissuto. avresti voglia di cantare soltanto: si potrebbe ricominciare ancora, per piacere?
è qui che si incastona quella canzone, l'inizio del lato [b] del disco [2]. come una specie di sospensione. l'ultimo intermezzo. l'ultimo disperato tentativo di fermare quello che porterà via quello che è stato. sono malinconici, sono consapevolmente ingenui, anche se forse ci sperano si potrebbe salvare tutto. e domandano se non si potrebbe ricominciare ancora, per piacere? e lo fanno cantando un melodia così dolce ad accompagnare la sceneggiatura così ineluttabile e tremenda [poi, in fondo a tutto quello, chi ci crede, c'è la resurrezione. a crederci, appunto].

ecco.
mi è tornata in mente questa la canzone, ad accompagnare la saudade di questa giornata da venerdì santo veramente unico [che a quello del guccio iè spiccia casa].
col tempo, con gli anni, ho come innestato una specie di processo mimetico, personalissimo, solipsistico ed in milionesimi con quella canzone.
si potrebbe ricominciare ancora, per piacere?
a chiedere, non si sa bene a chi, non si sa bene come, di riprovarci. specie per tutte le strade prese sbagliate. le decisioni da cul de sac, o venefiche. i momenti che non si sono riconosciuti come importanti e felici a modo loro. i rimpianti che non hanno avuto la benché mimima possibilità di farsi rimorsi. robette così. che ognuno ne avrà i suoi sacchi belli pieni. ma io fatico coi miei, che mi sembrano insopportabili. lo dicevo neh? che era roba da milionesimi e solipsistica: cos'è la mia serie di inadeguatezze in confronto alla narrazione della [pretesa] redenzione salvifica dell'umanità nei secoli dei secoli? [chi ci crede, ovvio].
e quindi sto qui.
in questo giorno cui si ricorda l'acme pulp di quella narrazione. con la saudade che ogni tanto trascolora in qualcosa di più tossico. a ripensare alle eco di zerbinamenti di chi non sa che farsene di pensieri speciali miei. a leggere di puntuti e rancorosi [financo più di me, adesso] che mica li ricordo così puntuti ad attenti quando governavano altri. assieme ad un sacco di altra ggggggente che spiega come guardare le cose, loro che hanno capito tutto. e macerare un po' in questa stanchezza da fine settimana. a prendere atto della mia inevitabile impalpabilità di fronte all'incedere di questo delirio globale, disruptivo. talmente piccolo da dimenticare le tragedie e sofferenze che si consumano, grandi e piccole, nemmeno tanto lontano da me, mentre bramo un piccolo giardino ed uno straccio di compagnia.
ecco.
un crescendo così.
no.
non si può ricominciare ancora, neanche a chiederlo per piacere.
la canzone è bellissima e struggente.
ma voi tutti - tutti - andatevene lo stesso a fareinnnnttttttoooooouuucuulooooo.




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