Monday, April 13, 2020

piccolo intermezzo: sulle epifanie para-sentimentali

quando stavo nell'aziendina lavoravo nel retrobottega, sviluppando, integrando, mettendo assieme i pezzi. la strategia commercial-evolutiva aziendale se l'erano presa i soci. "tu sei solo ingegnè, che vuoi capirci, mica hai fatto gli studi umanistici" era il sottotesto [occhei, la banalizzo un po'. ma non so poi quanto fosse così lontano dal pensiero nella parte dell'alta autostima del loro retrocranio]. quindi significava che più volte tornavano dagli incontri commerciali entusiasti: abbiamo conosciuto un personaggio incredibile, ci sono spazi e possibilità che ci faranno diventare gazziGlionari. capitava così che incrociassi costoro solo a fasi più avanzate della costruenda strategia, quella che ci avrebbe resi gazziGlionari. mai prima di un briiiiifing per spiegarmi cosa dire e cosa non dire: continuavo a non aver fatto gli studi umanistici, nel mentre. mi è capitato più volte di rimanere ben poco convinto di certuni personaggi: incredibili sì, ma con declinazioni diverse da quanto mi avevano raccontato. le prime volte, quando non lo tenevo per me, lo acclaravo con piccole, timide, manifestazioni di dubbio, spesso ribattute veloci: mica avevo fatto gli studi umanistici, io. al crescere della frustrazione e al continuare nel non diventare gazziGlionari, quando istintivamente percepivo bedvaibrescion, ho smesso di censurmi: e fanculo gli studi umanistici [non in sé, ovvio. in loro]. quando ormai si era già sfaldato quasi tutto, qualcuno dei due ha ammesso, a denti stretti, che ci avevo visto giusto, solo in taluni casi ovvio.
'stocazzo [continuo a viverla bene 'sta cosa, non c'è che dire].
non solo.
quando poi son finito là dentro ho capito che l'istintuale possibilità di intuire le vaibrescion, buone o cattive fossero, mi riusciva più che discretamente bene. scoprendo - vantaggiosamente - quanto mi fosse ben più utile che conoscere il java o il dotnet.
oggi, a suo modo, è una giornata che mi ricorda una cosa importante. oltre al compleanno della mia cummmmmmmmmmà dico. che precise vaibrescion le percepisco quando incrocio donne per cui andrò a perdere la testa. capiamoci: perder la testa nel contesto attuale, quello in cui ormai la nevrosi controllatoria ha occupato le praterie interiori. [parentesi: non è più quella cosa da adolescenzial-gioventù,  quando credevo che la mia felicità et realizzazione non potesse che passare per l'incasellamento nei paradigmi sociali del metter su famiglia e riprodurmi. non c'è nulla di sbagliato nell'incasellamento in sé, figurarsi. è stato l'effetto combinato disposto con i passaggi di anni importanti, ed il contesto smezza le carte/ridai le carte, che mi ha eiettato fuori, sppppooiiioonnnn, sparandomi lontano. e difatti son qui, con qualche bozzo, fuori quell'incasellamento. ma 'sticazzi. non è più nemmeno un grande problema.].
quelle vaibrescion mi sono capitate due volte negli ultimi dieci anni. per cui ho vividissimo in testa il momento preciso, il dove e il come, la luce che c'era. roba che son bastati pochissimi secondi.
vero, bisognerebbe metter sul piatto quanti più dettagli:
  • sono consapevolezze ex-post. l'ho capito dopo che quelle intuizioni vaibrescionnnesche si erano rivelate azzeccate. sarebbe scaltro farne tesoro. quando succede, è probabile che quelle vaibrescion significhino quella roba lì. anche se la cosa può mettermi un po' d'impaura;
  • sono situazioni non punzonate dal principio di realtà e dalla quotianidtà del calzino: son rimaste storie non vissute, con tutto il fascino dell'idealizzazione che non è mai passata attraverso il tritacarne della ferialità. non c'è bacio più bello di quel primo che devi ancora dare. non è capitato di svegliarsi accanto a costei con gli occhi cisposi, l'alito pesante e l'incazzo di aver dormito ha dormito male ed il mal di testa ['stasera scordati di scopare];
  • sono anche mancati gli elementi positivi della fase dopaminica: la cosa più erotica capitata è stata appoggiare - senza malizia e con il permesso - una mano sul seno, acciocché si capisse ci fosse qualcosa là sotto;
  • è capitato, altresì, si delineassero nemmeno troppo lontani i rischi di zerbinamento e/o le propaggini meno pericolose dell'umore rimasto appeso ad una banale risposta che tardava ad arrivare, dopo una banalissima suggestione, tentativo di tenere aperto un contatto benché minimo. o la sensazione mi fossero rivolti scartine di tempo e di attenzione.
quindi il fatto di perder la testa [relativamente] non significa si dispieghino davanti praterie di amorosi sensi. anzi. però credo di averlo inteso. quando succede, me ne accorgo, eccome se me accorgo. ed anche molto in fretta.
questo, tutto sommato, mi fa ben sperare. sono ragionevolmente convinto che se succederà di nuovo, ne avrò la vaibresssscionnnistica contezza. e sottolineo il se. che però volgerei in maniera costruttiva, per due semplicissime ragioni:
  • il fatto non sia scontato non è [più] un gran problema. davvero. se non sarà, ogni tanto, forse capiterà di sentire in bocca il vago sapore agrodolce della malinconica mancanza. mica lo nego. mi terrò quella sensazione e la farò svaporare, trattandola comunque come qualcosa di prezioso;
  • il fatto non accada non significa non possa pigliarmi, qui ed ora qualora venissero, tutte le altre stille che si possono incrociare nel divenire. a volte con intensità. a volte con meno slancio. [anche perché, ad esempio, fare allllaammmmmore mi piace assaje, per quanto è probabile non sia tecnicamente una punta di diamante imperitura. ma sticazzi. ce la si gode veriegatamente. basta chiarir le cose da subito.]. certo son cose diverse. ma tutte sono importanti. preziose a loro modo.
[poi sì. chissà com'è fare alllllammmmmore con una per cui si perde la testa. non è escluso sia una curiosità che rimarrà inespressa. ma va bene così ugualmente. in fondo son sopravvissuto finora senza sentire gli odori. perso un sacco di dettagli e di cose importanti. ma si guarda avanti ugualmente].
insomma.
cose così.
però, non ostante tutto, è una piccola certezza. quando saremo nel dopo. che sarà complicato pure quello. ma almeno accantoniamoci da parte quelle piccole cose conquistate [solo per rispetto alla fatica è costata conquistarsele]

No comments: