Thursday, April 2, 2020

considerazioni non assembrate /9: infighettamenti et inaugurazioni [post parzialmente ad uso interno]

ogni tanto spulcio come lassù, nell'hometown, vivono e passano attraverso questi tempi nuovi. un po' questioni affettivo-familiari, un po' perché da lì comunque vengo. è interessante. anche perché, oltre al lago, immagino che lì il contenimento sociale si viva diversamente. credo che il riflesso, quasi diventato pavloviano, di percepire il prossimo a te prossemico come potenzialmente portatore di contagio, sia quanto meno mitigato dalla probabilità di conoscerlo quel potenziale portarore. qui è più raro. e si guarda l'altro a te prossemico con una diffidenza che ci rimarrà attaccata addosso per un po'. dopo.
qui è un posto che continua ad essere più contagiato, che lassù. qui è un posto dove succedono cose. tantissimamente poco piacevoli.
tra l'altro si inaugurano nuovi padiglioni ospedalieri nella vecchia fiera. a piedi, da casa mia, non ci vogliono venti minuti per arrivarci.
è stato fatto notare che, oltre al nuovo padiglione, sia stato inaugurato un nuovo piccolo focolaio, considerato quanto siano state per nulla rispettate le norme di contenimento sociale. [la storia del focolaio inaugurato era una battuta, se non si era capito].
qualcuno, anche nell'hometown l'ha notato. e ci ha postato sul feisbuch.
qualcuno si è premurato a ricordare che prima di utilizzarlo sarà di nuovo sanificato, centrando peraltro perfettamente il senso dell'osservazione pugnace [c'è dell'amara ironia, se non si era capito].
mi hanno colpito un paio di commenti. persone che conosco, piuttosto bene. si rifuggiva la polemica e si osservava alla questione construens della situazione. riassumo forse in maniera colorata:sticazzi se si sono autocelebrati, la cosa importante è che ci siano nuovo posti di terapia intensiva, grazie all'operosità con cui ci si è adoperati.
ecco.
quei commenti, per quanto pacati, mi hanno lasciato un po' perplesso. e forse disturbato un pochetto. per quanto, si sa, son diventato fighetta. però mi è rimbalzato dentro questo piccolo disturbino. così ci ho ragionato un po' sul perché, oltre al fighettamento, dico.
e credo di averle intuito il perché.
provo a spiegarmi velocemente.
che ci siano posti di terapia intensiva in più, non può che essere una bella notizia. giusto se serve ribadirlo.
credo però che quell'inaugurazione, autocelebrativa, a dirla gentilmente sia stata inopportuna. meglio: stridente. roba come il graffio su di una lavagna. se si ascoltasse bene cosa sta accadendo qui e qui accanto. se si guardasse oltre la prima linea delle notizie mainstream. come la realtà è in realtà disarmante.
fuori di polemica, ma osservando le cose dopo quaranta giorni dall'inizio del delirio.
gli effetti di una politica regionale che in un quarto di secolo ha sbrindellato la sanità pubblica, privilengiando l'ambito ospedaliero, disarmando la prima linea dei medici di base. una politica che nella contingenza di queste settimane ha ospedalizzato totalmente l'emergenza, in maniera non del tutto efficace. non predispondendosi a gestire la tempesta che stava arrivando [le notizie dalla cina hanno cominciato a circolare nella prima quindicina di gennaio. non si poteva non sapere che sarebbe potuto arrivare anche qui. ci si è fatti trovare impreparati, in tutto. pensando bastasse esser pronti ad aumentare di un centinaio di unità i posti di terapie intensive, pronti a gestire il tutto in ospedale, senza indicazioni ai medici di base. risultato: gli ospedali sono diventati veicolo di contagio, i medici sul territorio senza protezione altrettanto. solo qui sono vi sono così tanti ammalati e morti tra gli operatori sanitari].
una situazione dove, ancora oggi, non sta andando esattamente tutto bene. anche se rassicurano che la curva dei contagi - ufficiali, tamponati - si sta riducendo. nelle rsa, le case di riposo, stanno morendo anziani con numeriche agghiaccianti in un discreto silenzio mediatico. numeri importantissimi per come non è stata gestita l'emergenza, per come non vi sia assistenza, protezione al personale. muoiono moltissimi anziani, non contemplati tra i numeri di decessi con o per covid: semplicemente non si fa il tampone.
non si conosce del tutto lo stato, il numero di coloro che se la stanno svangando, quando non morendo, in casa. i numeri reali sono decisamente più alti, per quanto ancosa piuttosto sconosciuti.
la sensazione è che non si abbia del tutto sotto controllo la situazione. anzi. soverchiata bergamo e la provincia, il bresciano. forse sta succedendo anche qui.
poi, naturalmente, la complessità è talmente granguignolesca che non si può pensare che tutto questo dipenda solo della regione. figurarsi.
ma a chi ha capo la gestione della sanità, che è competenza regionale, si porterà il peso futuro di manchevolezze, errori, responsabilità.
errori, manchevolezze, responsabilità che affondano le radici negli ultimi venticinque anni, e i modelli che si è scelto di costruire e difendere pervicacemente.
errori, machevolezze, responsabilità nella gestione della contingenza, sia per inadeguatezza che forse ha aggravato la tempesta, che avrebbe picchiato duro di suo.
errori, manchevolezze, responsabilità che sarà disonorevole non osservare con spietata lucidità, con le conseguenze del caso. dopo.
adesso, che abbiamo il culo affondato nella merda, quella comparsata è stata davvero inopportuna. forse l'instintiva necessità di mostrarsi bravi ed efficienti. forse l'istintiva necessità di far guardare di là., per distrarre l'attenzione a quel che accede di qua.
poi, ovvio, è anche una cosa positiva vi siano nuovi posti di terapia intensiva.
evinopportuna anche perché in altri luoghi si fanno cose omologhe, financo più velocemente e con meno eventi autopromozionali.
mica solo nella rossa emilia.
no no. anche nella pervicasissima bergamo. [dove hanno il sacrosanto diritto di cantare con orgoglio e facendo il giusto casino]
e non dire pure qui a milano.
simbolica stretta di mano, simbolica consegna delle chavi e via. ecco altri posti per ricovero e di terapia intensiva. sempre a proposito di buone notizie.
che ce n'è una fottutissima necessità.
ma è altrettanto necessario starsene attenti, osservare con giudizio il divenire di questi tempi complicati. e per osservare i tempi complicati c'è bisogno di sguardi meno ovvi.
giudizio e sguardo fino. saranno fondamentali per ripensare, speriamo meglio, il dopo.

No comments: