Thursday, April 23, 2020

considerazioni non assembrate /17: ombelichismi da fase due

ascolto molto la radio. facile. lavorando da casa è di fatto sempre accesa.
in alcuni momenti pare di ascoltare una seduta di autocoscienza collettiva. quando telefonano o scrivono le radioascoltatrici et radioascoltatori [io ascolto solo, non telefono mai, scrivo rarissimamnte. so' timido].
stamani il tema era, non esattamente una novità, l'approssimarsi della fase due.
sono arrivate le suggustioni più antipodali si possano immaginare.
gli estremali erano:
  • questi sono pazzi, non siamo per nulla pronti, non si sta facendo nulla per. io me ne starò il più possibile in casa;
  • usciamo, ripartiamo, riapriamo, ricominciamo. non è possibile stare in casa finanto che saremo certi che il tutto sarà passato.
io ho avuto una sensazione molto netta. è che tutta questa claustralquarantena abbia esacerbato la percezione ombelicale del tutto. credo sia inevitabile, figurarsi. a furia di far rimbalzare il proprio respirare tra le medesime mura si perda un poco [un bel po' tanto di quel poco] la visione d'insieme, larga. e quindi tutto si rifà a quel che passa dentro lì, nel rimbalzo tra quelle mura.
e che sia solo uno dei tanti effetti di un'altra percezione che ho avuto da subito. confrontandomi con interlocutori che non stanno dove sono io. dove il qui è fottutamente precipuo. dove milano è fottutamente un'altra cosa che il resto di altre zone della lombardia. figurarsi di zone di altre regioni. figurarsi di zone di altre nazioni.
ogni qui è davvero una cosa diversa uno per ciascuno. ed il ciascuno ha il suo qui, che è il contesto più importante, prossimo, cogente. per non dire unico.
sarà che forse la fase due che riparte abbbbbbbbomba a milano, è davvero diversa da altro. considerato come siamo messi, ora esattamente qui. che è il centro della merdosità.
quindi.
uno a como, per dire, forse ci ha pure voglia di rimettere fuori il naso di casa.
uno nel mezzo della natura poco densamente popolata di montagna, per dire, forse non vede 'sta grande differenza tra le varie fasi.
uno a milano, per dire, forse si pone il problema a come sarà fottutamente complicato anche solo salire su di un autobus.
ed il resto in gran parte sparisce. per tutti.
forse perdendo un poco [un bel po' tanto di quel poco] di intuire gli ombelichi degli altri.
posto sia effettivamente così [magari mi sto facendo dei film pazzeschi, dopo tutta questa solitudine], ed è un bel lascito che bisognerà faticare un po' a lasciarsi alle spalle, dopo.
qualunque fase sia.

[comunque, nel mio piccolisimo, credo ci stiano mandando in fase due davvero un po' come achicojocojo. e certi effetti fanno effetto soprattutto qui. che la pochezza - mediamente - di chi dovrebbe gestire cose, rischia di rivelarsi anche decisamente pericolosa. da una parte spero di sbagliarmi - assolutamente. da una parte spero che se capiterà si apriranno gli occhi su 'st'inetti. quindi, finché potrò, me ne starò chiuso. a far i conti col mio ombelico. sperando di non dimenticarmi troppo di tutto il resto. che c'è mica solo il mio ombelico]

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