Saturday, April 25, 2020

piccolo intermezzo: #bellaciaoinognicasa e considerazioni veloci

un po' sapevo sarebbe stato un giorno emotivamente complicatino. in senso bello, ovvio. pregno, suvvia.
mi sgorgano pensieri veloci.

dice che rinasceremo come allora. viene da sperare di credergli. non fosse che da qualche parte bisognerà pur ancorarsi. figurarsi, che uno trova un'immagine epica tipo questa [che qualcuno ha il culo da essere lì a fotografare questi spazi così vuoti]. figurarsi, un demoscristiano all'altare della patria. per dire. o forse è riuscire ad andare dentro il senso delle cose. o forse uno si è infighettato.
dice che rinasceremo come allora. ho ascoltato le storie di coloro che si misero alla testa di quella rinascita. che poi furono quelli immediatamente contigui a coloro che salirono in montagna. coloro che furono antifascisti durante un regime, che notoriamente non è semplice come fare i fascisti in una democrazia. ecco. allora la classe dirigente fu questa. adesso non abbiamo esattamente dei personaggi così, di quella levatura. e quindi rinasceremo. sì. qualche perplessità sul come e con quello che ne verrà. ma questa ci toccherà vivere. rinasceremo, ma v'è da stare in guardia.



ed a proposito dei fascisti, o quelli col culo al caldo che si professano tali facendolo in una Repubblica Costituzionalmente fondata sull'antifascismo. in fondo il venticinqueaprile fa decisamente comodo a loro. che sgagazzano fuori tentativi di eccepire, confutare, revisionare, proponendo svariegate minchiate, cercando un qualche capzioso elemento di difformità, sperando [?] di far venir giù il resto. che poi il resto sarebbe l'impalcato che li ha messi dalla parte delle scelte sbagliate della storia. o forse non sperano proprio nulla. cercano solo i quindici minuti di notorietà.
ecco. ho usato in maniera netta e con consapevolezza aggettivi e verbi affettanti. per acclarare - credo - un elemento critico. che cioè i fascisti, o emuli odierni,  stanno da quella parte a fomentà perché è l'angolo puzzolentino in cui [si] sono costretti, perché forse è financo più comodo. poi sì, puoi frignare di essere minoranza in una maggioranza culturalmente cattiva che ce l'ha con te [poi, di nuovo, è comodo frignare in una Repubblica Costituzionalmente antifascista]. e che in gran parte della loro narrazione faccia giuoco la condanna ed il tono, tra il giudicante e il perculante, gli si rivolge contro. specie da quelli convinti dell'altra parte. ed il giudizio perculante sia inevitabile, quanto faccia loro comodo, ma alimenti tutto un altro sacco di cose poco liete e costruttive.
[occhei. probabilmente non è così chiarissimo. ma è un'idea psicopipponica che mi gira in testa da tempo. e che magari distillerò [vabbbhè, sticazzi come sempre]. e che si può riassumere in maniera semplice così: il secchione è quello che riesce meglio a scuola, e nel momento in cui fa notare a chi non studia che converrebbe studiare, quello che non studia ha inviso il secchione, studierà ancora meno e si racconterà che essere secchioni è da sfigati. [poi quando sarà grande è tutt'un fiorire di revanscismi, se stuzzicano loro la pancia con l'idea che essere secchioni è roba da kasta elitaria contro il popolo. il problema nasce quando quelli che non hanno studiato divengono discreta maggioranza]].


la manifesta oggi mi è mancata. molto. anche se mi ci butto in solitudine. come peraltro sarei anche adesso, solo intendo. solo che mi serve, mi piace, mi completa buttarmici. mischiarmi in quella moltitudine. spesso timidamente e senza appunto socializzare. osservo da dentro quel fluire variegato di popolo: confortante nella sua variegazione. ha una sua stranezza, in fondo, alla luce di questa sociopatia che si raffina e si struttura serenamente. forse è l'ennesimo paradosso. o forse è la conferma che comunque tutto questo ha senso all'interno di una comunità. di una moltitudine. che non siamo un'isola. si nasce e si muori soli, occhei. ma tutto quello che ci sta in mezzo si struttura di senso solo contemplando una socialità. che serve a costruire gli assoni per divenire i neuroncini di questa cosa fantastica che è la coscienza ed intelligenza collettiva. il cervello pensante di un'umanità sbattaccchiata qua e là dagli eventi. ed a volte ci sono eventi che sono più eventi di altri.
anche perché, da certi eventi, o si esce da compagni o non se ne esce [cit].
appunto.
s'ha da venirne fuori. e chissà come sarà.

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