mi sgorgano pensieri veloci.
dice che rinasceremo come allora. viene da sperare di credergli. non fosse che da qualche parte bisognerà pur ancorarsi. figurarsi, che uno trova un'immagine epica tipo questa [che qualcuno ha il culo da essere lì a fotografare questi spazi così vuoti]. figurarsi, un demoscristiano all'altare della patria. per dire. o forse è riuscire ad andare dentro il senso delle cose. o forse uno si è infighettato.
dice che rinasceremo come allora. ho ascoltato le storie di coloro che si misero alla testa di quella rinascita. che poi furono quelli immediatamente contigui a coloro che salirono in montagna. coloro che furono antifascisti durante un regime, che notoriamente non è semplice come fare i fascisti in una democrazia. ecco. allora la classe dirigente fu questa. adesso non abbiamo esattamente dei personaggi così, di quella levatura. e quindi rinasceremo. sì. qualche perplessità sul come e con quello che ne verrà. ma questa ci toccherà vivere. rinasceremo, ma v'è da stare in guardia.
ed a proposito dei fascisti, o quelli col culo al caldo che si professano tali facendolo in una Repubblica Costituzionalmente fondata sull'antifascismo. in fondo il venticinqueaprile fa decisamente comodo a loro. che sgagazzano fuori tentativi di eccepire, confutare, revisionare, proponendo svariegate minchiate, cercando un qualche capzioso elemento di difformità, sperando [?] di far venir giù il resto. che poi il resto sarebbe l'impalcato che li ha messi dalla parte delle scelte sbagliate della storia. o forse non sperano proprio nulla. cercano solo i quindici minuti di notorietà.
ecco. ho usato in maniera netta e con consapevolezza aggettivi e verbi affettanti. per acclarare - credo - un elemento critico. che cioè i fascisti, o emuli odierni, stanno da quella parte a fomentà perché è l'angolo puzzolentino in cui [si] sono costretti, perché forse è financo più comodo. poi sì, puoi frignare di essere minoranza in una maggioranza culturalmente cattiva che ce l'ha con te [poi, di nuovo, è comodo frignare in una Repubblica Costituzionalmente antifascista]. e che in gran parte della loro narrazione faccia giuoco la condanna ed il tono, tra il giudicante e il perculante, gli si rivolge contro. specie da quelli convinti dell'altra parte. ed il giudizio perculante sia inevitabile, quanto faccia loro comodo, ma alimenti tutto un altro sacco di cose poco liete e costruttive.
[occhei. probabilmente non è così chiarissimo. ma è un'idea psicopipponica che mi gira in testa da tempo. e che magari distillerò [vabbbhè, sticazzi come sempre]. e che si può riassumere in maniera semplice così: il secchione è quello che riesce meglio a scuola, e nel momento in cui fa notare a chi non studia che converrebbe studiare, quello che non studia ha inviso il secchione, studierà ancora meno e si racconterà che essere secchioni è da sfigati. [poi quando sarà grande è tutt'un fiorire di revanscismi, se stuzzicano loro la pancia con l'idea che essere secchioni è roba da kasta elitaria contro il popolo. il problema nasce quando quelli che non hanno studiato divengono discreta maggioranza]].
la manifesta oggi mi è mancata. molto. anche se mi ci butto in solitudine. come peraltro sarei anche adesso, solo intendo. solo che mi serve, mi piace, mi completa buttarmici. mischiarmi in quella moltitudine. spesso timidamente e senza appunto socializzare. osservo da dentro quel fluire variegato di popolo: confortante nella sua variegazione. ha una sua stranezza, in fondo, alla luce di questa sociopatia che si raffina e si struttura serenamente. forse è l'ennesimo paradosso. o forse è la conferma che comunque tutto questo ha senso all'interno di una comunità. di una moltitudine. che non siamo un'isola. si nasce e si muori soli, occhei. ma tutto quello che ci sta in mezzo si struttura di senso solo contemplando una socialità. che serve a costruire gli assoni per divenire i neuroncini di questa cosa fantastica che è la coscienza ed intelligenza collettiva. il cervello pensante di un'umanità sbattaccchiata qua e là dagli eventi. ed a volte ci sono eventi che sono più eventi di altri.
anche perché, da certi eventi, o si esce da compagni o non se ne esce [cit].
appunto.
s'ha da venirne fuori. e chissà come sarà.
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